MORIGGIA, Aliprando
MORIGGIA, Aliprando. – Nacque a Pallanza, in provincia di Novara, il 5 dicembre 1830 da Carlo e da Rosa Grandi.
Nella città natale frequentò le scuole primarie e compì gli studi classici. Si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino nel 1851, ma passò presto a medicina e chirurgia, presso la medesima università, dove si laureò nel 1857, conseguendo poi anche il diploma in ostetricia nel 1858. Vinse un premio governativo con lo studio Dell’influenza delle filande dei bozzoli da seta sulla salute pubblica nel 1859 e si abilitò all’esercizio della professione, che svolse come medico condotto a Ceresole Reale, in provincia di Torino. Arruolatosi come volontario nell’esercito piemontese, in qualità di tenente medico, partecipò alla campagna di guerra del 1859, guadagnando sul campo diverse medaglie, ma poi lasciò la carriera militare. Rientrato a Torino, ottenne la nomina municipale di medico di beneficenza e si distinse nella lotta a un’epidemia di colera che nel biennio 1860-1861 tormentò la città.
Nel 1861 fu nominato assistente presso la cattedra di fisiologia dell’Università di Torino, retta da Giovanni Secondo Berruti. A questi successe Jacob Moleschott, il quale lo confermò nell’incarico e lo tenne come suo aiuto fino al 1870. L’incontro con Moleschott – olandese cresciuto in Germania, chiamato in Italia, come diversi altri ricercatori stranieri, dal fisiologo e ministro dell’Istruzione Carlo Matteucci negli anni Sessanta, per innalzare il livello degli studi scientifici, uno di coloro che promossero in Italia il positivismo e la filosofia materialistica, sia nella scienza, sia negli ambienti intellettuali in genere – fu senza dubbio determinante per Moriggia.
Risale a questo periodo una serie di ricerche compiute da Moriggia sul funzionamento nell’uomo della tiroide e di altre ghiandole. Altri lavori riguardarono l’istofisiologia del sistema respiratorio e di quello circolatorio – in prospettiva normale e patologica, cioè occupandosi anche di tisi polmonare, nonché di vene e di ulcere varicose – indagati nelle loro reciproche connessioni, soprattutto a livello cardiopolmonare. Studiò anche il tessuto muscolare e i meccanismi della locomozione. Ben nota divenne la sua prolusione inaugurale del corso di istologia normale per l’anno accademico 1864-1865, tutta improntata sul ruolo chiave della microscopia e delle tecniche osservative ai fini dello sviluppo positivo del settore. Non a caso, svolgeva al contempo corsi liberi di tecnica microscopica. Tra il 1865 e il 1871 fu tra gli animatori della Rivista medico chirurgica, periodico di medicina dell’omonima accademia di Torino.
Parallelamente alle sue ricerche sperimentali, Moriggia svolse attività clinica in ospedale, innovando la pratica alla luce della ricerca medico-fisiologica più avanzata. Nel caso della scabbia, per esempio, si batté per risolvere la malattia agendo direttamente sull’acaro che ne è il vettore, per contrastare l’infiammazione organismica, anziché dissanguare il paziente con rimedi come il salasso della terapia tradizionale, caldeggiati in passato anche da luminari come Giovanni Rasori. Compì diverse indagini anche in ambito tossicologico e di medicina legale, che accompagnarono la sua attività di ricerca – sia teorica sia pratica – per tutta la vita, anche quando andò via da Torino, lasciando ufficialmente l’incarico ospedaliero.
Nel 1870 fu chiamato dal ministero dell’Istruzione a ricoprire la neoistituita cattedra di fisiologia sperimentale presso la facoltà medica dell’Università di Roma; gli furono affidati anche la direzione dell’annesso laboratorio e l’incarico dell’insegnamento dell’istologia. L’anno seguente fu nominato professore straordinario di fisiologia, ed ebbe l’onore di pronunciare il discorso per la solenne inaugurazione dell’anno 1871-1872, il primo, dopo la caduta della Roma pontificia, nella nuova capitale d’Italia. Aveva iniziato nel frattempo a interessarsi di igiene, avviando, proprio a Roma, anche una collaborazione con Corrado Tommasi Crudeli, e il suo discorso inaugurale affrontò proprio il tema della necessità di armonizzare l’educazione della mente e quella del corpo, integrando lo sviluppo intellettuale e fisico.
A Roma, Moriggia riprese l’attività d’insegnamento, nella quale privilegiò sempre il momento osservativo e soprattutto operativo, con lezioni illustrate da preparati microscopici di lavoro e da risultati di esperienze fisiologiche realizzate, o in corso d’opera (nella sua copiosa bibliografia, diverse furono le opere scritte a più mani con assistenti, aiuti o semplici studenti, come per es.: A. Moriggia - F. Legge - E. Sciamanna, Uscita dei Leucociti attraverso le pareti dei vasi sanguigni contrattilità dei vasi, ed alcune particolarità intorno alla circolazione, Roma 1873; A. Moriggia - A. Bompiani, Isolazione degli osteoplasti umani, Roma 1874). Riprese altresì l’attività di laboratorio, che fu la principale costante della sua vita professionale. In questo periodo, compì le ricerche per cui soprattutto è ricordato, concernenti gli organi di senso e il sistema nervoso, nonché la chimica fisiologica, o biochimica, come diremmo oggi, di diverse sostanze organiche coinvolte nei processi dei viventi, come il sudore, l’urea, il muco acido genitale, la bile, il glucosio, la globulina, la neurina, l’idroclorato di trimetilvinilammonio.
Fra gli organi di senso, si occupò soprattutto degli occhi, indagando la struttura fine dei diversi componenti essenziali, argomento di cui si era già in parte interessato nel periodo torinese, e della istofisiologia della sensazione visiva. Nel caso dei nervi, studiò la conduzione dello stimolo, la sensibilità e l’interazione fra tessuto nervoso e quello muscolare a livello delle placche motrici.
Verso la fine del 1878, Moleschott intese trasferirsi a Roma e, attraverso l’intercessione dell’allora ministro dell’Istruzione Francesco De Sanctis, Moriggia gli cedette la cattedra, tenendo per sé la sola direzione del laboratorio. Un paio di anni dopo, tuttavia, trattandosi di scegliere il successore dell’anatomista comparato e fisiologo Franz Christian Boll, il nuovo ministro Guido Baccelli gli propose di prenderne il posto, nella facoltà di scienze naturali, istituendo una cattedra di istologia e fisiologia generale, sulla falsariga di quella tenuta in Francia da Claude Bernard. Il lavoro di ricerca in questa nuova fase fu svolto in perfetta continuità con gli argomenti di fisiologia, istologia e anatomia microscopica di cui s’è detto. Nel frattempo, Moriggia aveva fatto parte di organismi accademici e di commissioni governative legate all’igiene e all’alimentazione ed era divenuto socio di numerose società di medicina e di fisiologia italiane e straniere. Nel 1872, per esempio, era stato nominato membro ordinario dell’Accademia dei Lincei e qualche tempo dopo fu tra i soci fondatori dell’Accademia medica romana.
Nel 1890, in seguito a una malattia cardiaca, fu costretto a chiedere la sospensione temporanea dall’insegnamento e dagli altri suoi incarichi. Nel febbraio 1894, tuttavia, dovette rinunciare definitivamente alle sue attività. Si ritirò a Genova fino al 1896 e successivamente tornò a Pallanza, dove morì il 24 gennaio 1906.
Opere: Anatomia e fisiologia del corpo tiroide, Torino 1861; J. Moleschott - A. Moriggia, Intorno ai cambiamenti disparati nella frequenza delle respirazioni e del polso, Torino 1863; Nuove prove dell’utilità dell’aria montana nella tisi polmonare, Torino 1863; Meccanica generale dei movimenti di locomozione del corpo umano, Torino 1863; Meccanismo della respirazione e della circolazione sanguigna nell’uomo, Torino 1863; Rivendicazione delle ghiandole dette di Liberkühn a Galeati, Torino 1864; La microscopia, prolusione al corso d’Istologia normale umana, Torino 1865; Della migliore preparazione dei tubetti della lente cristallina, e della loro origine, Torino 1869; I tubetti della lente, il sudore e l’urina, Torino 1870; Un po’ di fisiologia nell’educazione. Discorso tenuto in occasione della solenne inaugurazione dell’anno accademico fattasi nella Regia Università di Roma il 16 novembre 1871, Roma 1872; Alcune esperienze intorno al Glucosio nell’organismo animale e più specialmente nel periodo della vita intrauterina, Roma 1873; Effetti di alcuni liquidi specialmente acidi e salini sopra i moti dei filamenti spermatici, dell’epitelio vibratile, delle opaline e del cuore, nonché degli acidi sulla tenacità dei nervi, Roma 1877; Osservazioni ed esperienze sul meccanismo dei movimenti dell’iride, Roma 1880; Sperienze sui veleni cadaverici, Roma 1881; Sui pigmenti della bile, Roma 1882; Nuovo mezzo per isolare nei nervi la sensibilità dalla motilità, Roma 1883; Sperienze sulla neurina, Roma 1884; La frequenza cardiaca negli animali a sangue freddo, Roma 1888; L’ipertermia, le fibre muscolari e le nervose, Roma 1889; Osservazioni e sperienze sui girini e sulle rane, Roma 1890.
Fonti e Bibl.: G. Massazza, Commemorazione del prof. comm. A. M., pronunciata in Pallanza addì 24 Gennaio 1907, Pallanza 1907;Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte aller Zeiten und Völker, a cura di A. Hirsch, Berlin-Wien 1929- 35, IV, p. 267; G. Cosmacini, Problemi medicobiologici e concezione materialistica nella seconda metà dell’Ottocento, in Scienza e tecnica nella cultura e nella società dal Rinascimento a oggi, a cura di G. Micheli, Torino 1980, pp. 815-861.