SMITHSON, Alison Margaret e Peter Denham
Architetti britannici, la prima nata a Sheffield il 22 giugno 1928 e morta a Londra il 16 agosto 1993; il secondo nato a Stockton-on-Tees il 18 settembre 1923. Ambedue laureati in architettura all'università di Durham, si sposarono nel 1949 e nel 1950 aprirono insieme a Londra uno studio professionale. Esponenti della cultura londinese dei primi anni Cinquanta, vissero il clima culturale della angry generation, che trovava nel cinema di R. Leister e nel teatro di J. Osborne le espressioni più note; furono membri dell'Indipendent Group, legato sia alle esperienze socio-antropologiche del fotografo N. Henderson che alle ricerche pre-pop art dello scultore E. Paolozzi, con un punto di riferimento nel critico R. Banham. La loro attività si è orientata al recupero del valore sociale delle possibilità linguistiche dell'architettura sia sul piano più squisitamente espressivo e formale sia nell'uso delle potenzialità fornite dal progresso tecnologico, mentre la loro ricerca si è volta a riconsiderare il valore effettivo delle distinzioni disciplinari tra architettura e urbanistica. Secondo gli S. il campo di azione della progettualità è la struttura urbana, all'interno della quale non è possibile alcuna scissione tra il singolo intervento e il sistema complessivo della città; è necessario, quindi, restituire una dimensione architettonica ed estetica alla stessa pianificazione urbanistica.
In contrapposizione alle quattro categorie funzionaliste della Carta di Atene del 1933 (abitazione, svago, lavoro e circolazione), ritenendo si dovesse operare sulle logiche strutturanti della crescita urbana, gli S. guidarono la scissione di un gruppo di giovani architetti durante il 9° CIAM (Congresso Internazionale di Architettura Moderna), tenutosi a Aix-en-Provence nel 1953. Nel 1956 furono tra i fondatori del Team X, di cui fecero parte anche J. Bakema, A. Van Eyck, G. Candilis, S. Woods e G. De Carlo, che raccolse l'eredità dei CIAM e le cui esperienze furono ricondotte da Banham alla corrente del ''Neo Brutalismo''. Successivamente, durante il congresso di Otterlo del 1959 tenutosi a conclusione del 10° CIAM (Dubrovnik 1956), gli S. proclamarono la necessità di ricercare un ''nuovo umanesimo'', in grado di mettere a frutto le risorse inespresse e inutilizzate messe a disposizione della società e dello sviluppo della città moderna dall'evoluzione tecnologica. L'attività degli S. si è in particolare orientata alla definizione architettonica dei sistemi infrastrutturali, quali unica risposta possibile ai temi proposti dalla problematica urbana. Dopo aver realizzato nel 1949 gli edifici della scuola secondaria di Hunstanton (Norfolk) di chiara matrice miesiana, elaborarono nel 1952 il progetto per la ristrutturazione delle residenze di Golden Lane a Londra e nel 1958 quello per il concorso per Berlin Hauptstadt, che rappresentano il punto di partenza della loro poetica. Gli interventi, concepiti come strutture aperte, si agganciano ai vecchi tessuti con una rete di percorsi sospesi su cui s'innestano gli spazi di relazione che investono e rivitalizzano l'intero sistema urbano. In quest'ottica le successive realizzazioni, forzatamente compresse all'interno del lotto, riescono solo parzialmente a esprimere la carica innovativa delle premesse teoriche: sia gli uffici del giornale The Economist del 1962, liberamente posti intorno a una piazza irregolare, sia l'edificio residenziale dei Robin Hood Gardens a Londra del 1969 sembrano solo accennare alla possibile definizione di un nuovo paesaggio urbano.
All'attività progettuale gli S. hanno affiancato un'intensa opera di pubblicizzazione, collaborando con continuità alla rivista Architectural Design, su cui sono comparsi numerosi loro scritti (fra questi si ricordano in particolare: The built world: urban reidentification, giugno 1955; Whither CIAM?, ottobre 1956; Answer on the New Brutalism, aprile 1957; Mobility-road systems, ottobre 1958; What happened to CIAM, maggio 1960; The heroic period of modern architecture, dicembre 1965; Heroic relicts. F.M. Olbrich, Le Corbusier, Schindler, dicembre 1967). Fra gli altri scritti da menzionare: Cluster City, in Architectural Review, novembre 1957, e i volumi: Uppercase (1960); Team X primer (1965); Urban structuring (1967); Without rhetoric: an architectural aesthetic (1973).
Bibl.: R. Banham, The new brutalism. Ethic or aesthetic, Londra 1966; M. Teodori, Architettura e città in Gran Bretagna, Bologna 1967; M. Tafuri, Teorie e storia dell'architettura, Bari 1968; K. Frampton, Modern architecture: a critical history, Londra 1980.