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ALJAMÍA o ALJAMIADO

di Carlo Alfonso Nallino - Enciclopedia Italiana (1929)
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ALJAMÍA o ALJAMIADO

Carlo Alfonso Nallino

Entrambi i vocaboli, dei quali il secondo è propriamente un aggettivo, designano in spagnuolo gl'idiomi neolatini della Spagna (castigliano, aragonese e valenzano) scritti in caratteri arabi, secondo particolari convenzioni grafiche e con vocalizzazione completa, dai Moriscos, ossia dai musulmani apparentemente cristianizzati, oppure tollerati per decreti speciali, che erano rimasti in Spagna dopo il decreto dell'11 febbraio 1502 (imponente ai musulmani del già regno di Granata di lasciare la Spagna o di farsi cristiani) e che furono definitivamente cacciati dalla penisola iberica con ordini del 1609-1614. La letteratura aljamiada comprende numerosi scritti in prosa e in versi, concernenti materie religiose musulmane (dogmatica elementare, rituale, diritto secondo la scuola mālikita, morale, inni in lode di Maometto, biografia di quest'ultimo, descrizione del pellegrinaggio alla Mecca) e anche novelle, romanzi e superstizioni popolari; essa è interessante dal punto di vista linguistico (finora solo imperfettamente studiato) e folkloristico, e come specchio della vita religiosa e sociale dei Moriscos. Particolarmente notevoli il poema Alhadiz de Yusuf (Racconto di Giuseppe) - in base alla narrazione coranica intorno al patriarca biblico - che risale al secolo XIV; la traduzione d'una romanzesca storia araba d'Alessandro Magno; i quattro poemetti dí materia religiosa composti nel 1603 dall'aragonese Mohamad Rabadan, ecc.

Il vocabolo aljamía viene dall'arabo 'aǵiamiyyah, aggettivo femminile significante "(lingua) barbara, straniera", che dagli Arabi di Spagna era usato per indicare tutte le parlate neolatine della penisola.

Bibl.: Ed. Saavedra, (La literatura aljamiada) Discurso leído ante la Real Academia española en la recepcion pública, ecc., Madrid 1878 (pp. 5-56, schizzo fondamentale della letteratura; pp. 101-191, indice generale dei manoscritti in aljamía sino allora conosciuti; altri furono in seguito scoperti e illustrati in monografie d'altri autori). In Italia furono pubblicati saggi di testi da E. Teza (un compendio del Corano, nei Rendic. Acc. Lincei, 1891) e da K. V. Zetterstéen (saggio d'un rituale, nel Centenario della nascita di M. Amari, Palermo 1910, I, pp. 277-291).

Vedi anche
moriscos Durante e dopo la reconquista dei regni cristiani di Spagna, denominazione spagnola dei sudditi musulmani. Nonostante i patti avessero loro garantito il libero esercizio del culto, i m. furono presto soggetti a una sistematica persecuzione che, dopo sanguinose rivolte, finì (1609) con la loro definitiva ... lìngue romanze Famiglia linguistica indoeuropea, originatasi in ampie aree europee (denominate Romània dai linguisti) dallo strato latino impiantato durante la dominazione romana. Le l.r. (dette anche neolatine) si possono suddividere su base geografica in cinque gruppi: iberoromanzo (dialetti portoghesi, spagnoli, ... Penisola Iberica La più occidentale delle tre penisole dell’Europa meridionale, chiusa a NE dai Pirenei, che rappresentano un confine naturale molto deciso. Con una superficie di circa 590.000 km2, la Penisola I. supera di molto le penisole italiana e balcanica, da cui si distingue per la forma più massiccia, con distanze, ... scrittura Antropologia e linguistica Modo di rappresentare visivamente, attraverso tracce grafiche, i segni linguistici o le loro sequenze. Nei segni linguistici si distinguono un significante e un significato; le forme più primitive di s. si fondano sulla rappresentazione del contenuto: è questa la pittografia, ...
Tag
  • ALESSANDRO MAGNO
  • PENISOLA IBERICA
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Vocabolario
o, O
o, O ‹ò› s. f. o m. (radd. sint.). – Quattordicesima lettera dell’alfabeto latino, la cui forma deriva dal segno usato dai Greci per indicare in origine la vocale o, breve o lunga, prima che si differenziassero nella scrittura (dal sec....
q. o.
q. o. – In matematica, abbreviazione di quasi ovunque (v. quasiovunque).
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