All about Eve
(USA 1950, Eva contro Eva, bianco e nero, 138m); regia: Joseph Leo Mankiewicz; produzione: Darryl F. Zanuck per 20th Century-Fox; soggetto: dal racconto The Wisdom of Eve di Mary Orr; sceneggiatura: Joseph Leo Mankiewicz; fotografia: Milton Krasner; montaggio: Barbara McLean; scenografia: Lyle R. Wheeler, George W. Davis; costumi: Charles LeMaire, Edith Head (per Bette Davis); musica: Alfred Newman.
A Broadway, nella dining hall della Sarah Siddon Society, si consegna il premio annuale per la miglior attrice. La premiata è la giovane rivelazione Eve Harrington. Tre dei presenti rievocano i momenti in cui l'hanno conosciuta: sono la moglie del commediografo Lloyd Richards, Karen, la celebre attrice Margo Channing e l'influente critico teatrale Addison de Witt. Le cose sono andate così. Eve, entusiasta e fanatica spettatrice degli spettacoli di Margo, riesce a convincere Karen ad accompagnarla nel camerino dell'attrice. Evoca il suo lavoro in un ristorantino di Milwaukee, la frequentazione di un club teatrale della città, la morte in guerra del marito aviatore. L'entusiasmo di Eve, che dice di considerare il teatro la cosa più importante del mondo, conquista la quarantenne Margo che la prende con sé, come segretaria e factotum. Con l'andar del tempo l'attrice comincia però ad avere dei dubbi su Eve, che infatti trama per diventare la sua sostituta ‒ e ci riesce. Con l'aiuto dell'ingenua moglie di Lloyd arriva al palcoscenico; si offre al marito di Margo, Bill, che però la respinge; quando Margo rifiuta una nuova parte, perché il personaggio è troppo giovane, è l'occasione per Eve di diventare primadonna. Già amante del critico de Witt, che ne favorisce l'ascesa, vorrebbe poi sposare Lloyd, ma lo scaltro de Witt la blocca con una sorta di ricatto: sa che Eve ha mentito, che non è mai stata sposata, che nulla del suo preteso passato è vero. Le dice "siamo eguali, disprezziamo l'umanità, siamo incapaci di amare e di essere amati, e abbiamo talento". Eve è battuta; del resto è ormai famosa, riceve il premio, tutti si felicitano con lei, più o meno sinceramente. Eve torna a casa e vi trova una giovane donna, in tutto simile alla Eve di una volta, che le dice di ammirarla moltissimo, e che per lei il teatro è la cosa più importante del mondo...
Ci sono alcuni film, alcuni romanzi, alcune pièces teatrali cui fatalmente si deve ritornare ogni qual volta si voglia esemplificare una situazione di fondo, uno specifico ambiente, un clima. Ebbene, quando si vuole citare un testo che faccia il punto su una certa apparente menzognera frivolezza e una nascosta, sostanziale spietatezza del mondo dello spettacolo, e in particolare di quello del teatro, è impossibile non far riferimento a questo film di Joseph Leo Mankiewicz. Che è ormai diventato un classico (vinse anche sei Oscar, fra cui miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura e migliore attore non protagonista per George Sanders), e del classico ha la perfezione paradigmatica, la capacità di costituire un precedente e un riassunto, la secchezza lucidamente divulgativa, così da restare facilmente nella memoria degli spettatori. Il film serve anche a riproporre la straordinaria e scontrosa personalità creativa di Mankiewicz. Nato e cresciuto in America in una famiglia di ebrei tedesco-polacchi di solide tradizioni culturali (il padre è professore universitario, il fratello Herman J. è lo sceneggiatore di Citizen Kane), ha avuto un cammino in certo senso opposto a quello di tanti altri protagonisti del cinema hollywoodiano rifugiatisi negli Stati Uniti dopo una piena formazione europea. Mankiewicz ha conosciuto l'Europa all'età di diciannove anni, è stato per breve tempo un American abroad con la piena consapevolezza della sue complesse radici, ha dimostrato nel cinema talento verace, da produttore, da eccellente sceneggiatore, da regista di grande personalità. In circa venticinque anni ha diretto una ventina di film, molti titoli assai noti: The Ghost and Mrs. Muir (Il fantasma e la signora Muir, 1947), A Letter to Three Wives (Lettera a tre mogli, 1949), People Will Talk (La gente mormora, 1951), Five Fingers (Operazione Cicero, 1952), The Barefoot Contessa (La contessa scalza, 1954), Guys and Dolls (Bulli e pupe, 1955), Suddenly, Last Summer (Improvvisamente l'estate scorsa, 1959), The Honey Pot (Masquerade, 1967), per non citarne che alcuni.
La grandezza di Mankiewicz è sempre, in maniera palese, quella di avere un dono naturale per la scrittura cinematografica; sicché quest'uomo, che ha trascorso felicemente tutta la sua carriera creatrice nel cinematografo, rivela un taglio splendidamente teatrale nel gusto della battuta e nella costruzione dei dialoghi e delle scene. Gli piace la voce fuori campo come piace nello stesso anno a Billy Wilder (Sunset Boulevard), ed è infatti la compiaciuta, cinica ironia dell'elegante Addison de Witt a introdurre la vicenda. Gli piace il gioco dei flashback ad incastro, e su questo si basa, si svolge e si rivela la struttura narrativa del film. Ha il gusto innato della bella recitazione, e almeno due terzi del cast gli fornisce una prestazione eccezionale. Bette Davis offre qui una delle sue interpretazioni più famose e convincenti, all'interno di una carriera fitta di alti e bassi ma sempre segnata da un carattere e da un talento indomabili. Fu anche, in questo caso, fortunata: Darryl F. Zanuck per Margo ed Eve voleva Marlene Dietrich e Jeanne Crain, Mankiewicz ottenne invece Claudette Colbert e Anne Baxter. Ma due settimane prima che iniziassero le riprese la Colbert ebbe un incidente sul set di Three Came Home (...e la vita continua, 1950) di Jean Negulesco; Zanuck offerse allora la parte alla Davis che aveva interrotto allora, dopo diciotto anni, il suo rapporto con la Warner. E Bette Davis ne ricavò un personaggio che è rimasto proverbiale. Intorno a lei molti interpreti di valore, ma quelli che vanno sicuramente menzionati sono Celeste Holm, Thelma Ritter (una parte secondaria ma un talento straordinario) e naturalmente il grande George Sanders, impagabile Addison de Witt. Che questo attore sottovalutato sia finito suicida per noia della vecchiaia, è ancora uno di quei paradossi che veramente fanno pensare che la vita imita l'arte. Marilyn Monroe ci offre qui un credibile 'cameo' che fa il paio con quello di un altro film di quel felice 1950, The Asphalt Jungle di John Huston.
Interpreti e personaggi: Bette Davis (Margo Channing), Anne Baxter (Eve Harrington), George Sanders (Addison de Witt), Celeste Holm (Karen Richards), Gary Merrill (Bill Sampson), Hugh Marlowe (Lloyd Richards), Gregory Ratoff (Max Fabian), Barbara Bates (Phoebe), Marilyn Monroe (Claudia Caswell), Thelma Ritter (Birdie Coonan), Walter Hampden (attore anziano che consegna il premio), Barbara White (cercatrice di autografi), Helen Mowery (reporter), Steven Geray (capocameriere), William Pullen (impiegato), Randy Stuart, Craig Hill, Leland Harris, Eddie Fisher, Eugene Borden, Bess Flowers, Stanley Orr, Marion Pierce.
R. Winnington, All about Eve, in "Sight & Sound", n. 9, January 1951.
J. Doniol-Valcroze, All about Mankiewicz, in "Cahiers du cinéma", n. 2, mai 1951.
G. Aristarco, Eva contro Eva, in "Cinema", n. 74, 15 novembre 1951.
F. Thomas, L'intrigue mise en pièces, in "Positif" n. 276, février 1984.
N.T. Binh, Mankiewicz, Paris 1986.
L'insospettabile Joseph L. Mankiewicz, a cura di F. La Polla, Venezia 1987.