ALLĀHĀBĀD (Ilāhābād; A. T., 93-94)
D Succeduta ad Agra quale capitale delle Provincie Unite del NO. dell'India Inglese e capoluogo del distretto omonimo. Abitanti: 157.220 (1921; 172.032 nel 1901), di cui circa 115.000 indù, 50.000 maomettani, 6.000 cristiani; da essa irradiano linee ferroviarie per Bombay, Calcutta e Delhi, favorendone l'importantissima posizione strategica. È costruita a 115 m. s. m. sulla riva destra di un'ansa del Gange, presso la confluenza della Jumna, la quale la delimita ancora a S., contribuendo a circondarla di acque per i 4/5 della sua circonferenza totale. Si può dividere in tre parti: il forte, sull'angolo di confluenza dei due fiumi; la città indigena, ad E., dalle caratteristiche vie anguste e sordide; il vecchio ed il nuovo Cantonment o città nuova, spazioso, bello e sano. Per gl'indù è ancora l'antica Prayag o Prag, che ebbe grande importanza come meta di pellegrinaggi ai fiumi sacri, ma gli Inglesi hanno ciò permesso, in grande, solo a Benares, anche per ragioni d'igiene. La fondazione risale almeno al principio del sec. III a. C., come attesta l'antico pilastro o monolito di Açoka, alto 13 m. e ricoperto di iscrizioni, ora posto e venerato nel forte. Quest'ultimo, col nome di Hahabas, fu costruito da Akbar nel 1572; fu poi rimodernato dagli Inglesi. Tra le curiosità si notano le rovine di un antico tempio buddhista, in cui è vivo ancora un albero sacro.
La città ebbe il nome di Allāhābād (dimora di Dio) da Shāh Giahān (1628-1658). Nel 1802 entrò in possesso della Compagnia delle Indie. Fu uno dei teatri più sanguinosi della rivolta del 1857.
Esporta cereali e semi oleosi; importa granaglie, zucchero, burro, spezie, metalli. Poche industrie particolari: laterizî, macinazione di cereali e stamperie.