AUSTRO-PRUSSIANA, ALLEANZA
. Quest'alleanza ebbe la sua ragion d'essere nella situazione e nelle relazioni in cui si vennero a trovare la Prussia e l'Austria di fronte alla Russia, in occasione della crisi orientale iniziatasi nel 1853, e che, attraverso le complicate vicende della coalizione antirussa e la guerra in Crimea, portò al Congresso di Parigi (1856).
L'imperatore russo Nicolò I aveva creduto di poter fare assegnamento, nella vertenza con la Francia e l'Inghilterra a proposito della questione d'Oriente, sul concorso tanto della Prussia quanto dell'Austria, tradizionali amiche della Russia. Ma era stato un grosso errore di calcolo, specialmente riguardo all'Austria, dalla quale la Russia pretendeva quasi una cieca obbedienza in riconoscenza dell'aiuto prestato nel 1849 per la soffocazione della rivoluzione ungherese, senza pensare che interessi ben più vitali avrebbero imposto al governo di Vienna un atteggiamento che non poteva essere di sostegno della tesi russa, senza gravemente danneggiare le aspirazioni austriache nei Balcani. Quanto alla Prussia, Nicolò I parve dimenticare la poca assistenza da lui data a proposito dello Schleswig al gabinetto di Berlino, donde il risentimento largamente diffuso e profondo nei circoli prussiani e specialmente in quelli liberali. Di questa ostilità e di questo risentimento seppero invece giovarsi subito e abilmente gli agenti inglesi, attivissimi in quei momenti, sotto l'impulso delle gravi circostanze, adoperandosi a frustrare i disegni russi e a recare in porto un'alleanza occidentale compatta contro lo zar, sia pure a beneficio della Turchia, ma, ad ogni modo, contro qualunque progresso russo verso il Mediterraneo. O per lo meno era compito della diplomazia inglese di togliere ai Russi quanti più appoggi fosse possibile, anche ottenendo la semplice neutralità degli stati che avrebbero potuto entrare in azione. Avvenne così che, quando il ministro russo Budberg richiese al re di Prussia Federico Guglielmo IV, in nome dell'imperatore, di sottoscrivere un trattato di alleanza, il governo prussiano rifiutò categoricamente, ricusando persino di obbligarsi alla neutralità. Aveva vinto pertanto il ministro inglese a Berlino, e avevano largamente contribuito a ciò il Bunsen, ministro prussiano a Londra, e un gruppo di notevoli personaggi tedeschi, in parte anche liberali, ministri e diplomatici, come Pourtalès, Bonin, Bethmann-Hollweg, Goltz, ecc. Anzi l'Inghilterra poté anche ottenere, il 1° marzo 1854, la promessa che la Prussia sarebbe entrata in alleanza col suo blocco: il che poi non avvenne. Ma bastava al gabinetto di Londra la neutralità benevola del governo prussiano.
Quanto all'Austria, il cancelliere Buol, preoccupato della sorte dei principati danubiani, e quindi della libertà del basso Danubio, aveva ricusato nettamente di aderire all'invito fatto dall'inviato russo Orlov, tanto d'entrare in alleanza quanto anche solo di garantire la semplice neutralità; dando poco dopo chiaramente a vedere di appoggiare l'alleanza marittima anglo-francese. In tal maniera la Russia si vedeva elevata una barriera da parte di tutta l'Europa: e non era a dubitare che il corso degli avvenimenti potesse portarla anzitutto contro l'Austria, alla quale l'esclusione dal basso corso del Danubio, stabilita dal trattato di Adrianopoli, riusciva intollerabile. Ma l'Austria, a sua volta, non poteva affrontare a cuor leggero una così pericolosa inimicizia, sia perché l'alleanza anglo-francese, di carattere marittimo, non poteva seriamente garantirla da un attacco ad oriente, sia, poi, perché in caso di conflagrazione ne avrebbero potuto approfittare i popoli stessi della Monarchia, e specialmente i più scontenti: gl'Italiani e gli Slavi. Non poteva dunque essere obiettivo austriaco una politica di guerra senza correlative garanzie. Fino ad allora, a evitarla, il conte Buol aveva lavorato assai attivamente presso Napoleone III; ora però era necessario garantire l'incolumità della Monarchia con qualche altra alleanza, che potesse tenere in freno, anche solo con la sua esistenza, il governo e le armi russe. Ecco l'origine del patto stretto il 20 aprile 1854 a Berlino tra il feld-maresciallo austriaco Hess e il cancelliere prussiano Manteuffel. Il patto o alleanza ebbe il nome di garanzia. Con esso i due sovrani si obbligavano alla difesa reciproca dei proprî territorî (la Prussia temeva anche, in quel momento, certe velleità francesi sul Reno), nel caso che o l'uno o l'altro degli alleati fosse stato attaccato da avversarî pericolosi per la sicurezza della Germania. Un articolo particolare determinava chiaramente la presenza di truppe russe nella Moldavia e nella Valacchia, come uno dei possibili pericoli per la Germania, per i quali l'Austria si sarebbe sentita obbligata a ricorrere alla forza e insieme a reclamare l'aiuto dell'alleata.
Quest'alleanza, che può apparire come un precedente della non meno celebre alleanza austro-germanica (v.) del 1879, medesimamente diretta contro la Russia (e a sua volta precedente il più generale trattato della Triplice alleanza), parve per un momento condurre veramente alla guerra, la quale così sarebbe divenuta generale. Infatti, il 3 giugno dello stesso anno l'imperatore austriaco Francesco Giuseppe inviò allo zar una specie di ultimatum per richiedere l'evacuazione dei due principati; e naturalmente accompagnarono questo atto, oltre che un altro trattato con la Turchia, stretto il 14 giugno, preparativi militari non equivoci alle frontiere danubiane. Il momento era bene scelto, in quanto la Russia, già colpita in più punti, non poteva assumersi un nuovo fronte di guerra: onde l'ordine dello zar alle sue truppe di ritirarsi dai principati danubiani (25 giugno). Era però riuscito, in quei frangenti, alla Russia di ottenere la promessa che nemmeno i Turchi e gli Austriaci avrebbero potuto penetrare nelle provincie abbandonate. Tuttavia i preparativi militari austriaci venivano spinti con alacrità in quanto il governo di Vienna, tenero fino allora della pace e dello statu quo finché era pericoloso il mutarlo, credeva giunto il momento di agire e d'imporre qualche fatto compiuto, che avrebbe compromesso definitivamente le sorti della Russia, indubbiamente assai indebolita in seguito agli ultimi fatti. Sarebbe bastato che un inatteso incidente avesse fornito l'occasione aspettata perché l'Austria entrasse in guerra.
Se non che la remora venne proprio dalla Prussia. Fu quest'ultima a sapere sfruttare l'alleanza con l'Austria, che già tanti benefici aveva arrecati a Vienna, a maggior profitto delle ambizioni di Berlino. Impedendo che da difensiva essa passasse a offensiva, la Prussia ebbe il merito d'impedire una conflagrazione generale e nello stesso tempo poté risparmiare alla Russia sacrifizî eccessivi - e quindi accaparrarsene il vantaggio e la gratitudine - e insieme compiere un passo decisivo per la sua autorità in Germania. Fu tutto questo specialmente opera di Bismarck, allora giovanissimo (era poco più che trentenne), a cui si deve riconoscere l'alta e rara qualità di aver saputo scorgere, nel groviglio delle relazioni generali, la via migliore da seguire. Pur non appartenendo per temperamento e per vedute politiche ai vecchi e ristretti circoli conservatori, tuttavia sentiva con questi vivamente l'umiliazione inflitta alla Prussia nel 1850 ad Olmütz, e nutriva ostilità contro la potenza austriaca, senza per altro cadere nell'eccesso opposto, ossia nelle idee dei liberali. Essendosi accorto che tutte le corti tedesche secondarie, Baviera, Sassonia, Württemberg, erano ostili all'Austria e poco favorevoli alle misure anti-russe, prese specialmente per la prevalenza degli elementi liberali; non avendo potuto, tuttavia, impedire l'alleanza con l'Austria, pensò di poterla però limitare nei suoi effetti e possibilmente trarne vantaggi. E incominciò col mostrare la necessità di tener conto dell'opinione degli altri stati della Germania, ove si fossero dovuti prendere e attuare (come infatti avvenne) impegni positivi per il caso di salvaguardare interessi germanici. Fu una linea direttiva veramente abilissima: in tal modo non solo erano posti freni all'Austria, ma insieme la Prussia finiva col presentarsi come la tutrice degli stati germanici. Era il principio di quell'indirizzo definitivo, per cui la Prussia sarebbe diventata lo stato principe e protettore in Germania, e che avrebbe culminato con la costituzione del Reich nel 1871.
Agevolò il compito del Bismarck una nota del 25 maggio 1854 dei ministri di Sassonia e di Baviera (von Beust e von Pfordten), con la quale i principi della Germania domandavano che non fosse preso alcun impegno di guerra senza che fosse consultata la Confederazione; e dichiaravano nello stesso tempo che qualunque tentativo contro i principati danubiani, dopo l'evacuazione delle truppe russe, sarebbe stato contrario ai desiderî e agli interessi tedeschi. Si poteva sofisticare sulla legalità e si potevano sostenere anche rigidamente i punti di diritto del trattato austro-prussiano: restava però innegabile il carattere di avvertimento in piena regola all'Austria, e il vantaggio che la Prussia ne traeva.
L'Austria, è vero, non volle tener conto di questa che fu detta la nota di Bamberga, e aveva già dato ordine d'invadere i principati. Allora la Prussia fece sapere ufficialmente a Vienna ch'essa sconfessava questo passo, come contrario allo spirito degl'"interessi tedeschi". L'alleanza era in tal modo virtualmente distrutta, sebbene nei mesi seguenti il conte Buol tentasse ripetutamente di ottenere l'adesione prussiana alle sue vedute, ma senza frutto. E l'Austria dovette alfine rassegnarsi a una politica d'attesa.
Come conclusione di questi sforzi specialmente sostenuti da Bismarck, si possono rilevare alcune conseguenze notevolissime; cioè la felice attuazione di una resistenza nazionale tedesca all'Austria; il fallimento di una coalizione generale europea antirussa; la vittoria della volontà prussiana di fronte all'Europa: cose tutte che mettono da allora in prima linea e quasi bruscamente la Monarchia prussiana, come forza europea e insieme come rappresentante dei veri interessi germanici, di fronte all'Austria, sempre più potenza meridionale e balcanica. E fu stabilita anche definitivamente la fortuna e la fama di Bismarck.
Bibl.: Rothan, La Prusse et son roi pendant la guerre de Crimée, Parigi 1888; Hahn, Fürst Bismarck, Berlino 1878-1885; Bismarck, Gedanken und Erinnerungen, I, Stoccarda 1898.