ALLEGRETTO di Nuzio (A. Nuzi)
Nato a Fabriano intorno al 1315-20. La sua prima attività pittorica è ignota: si suppone formato nell'ambiente locale su forme giottesche e senesi di seconda mano, in rapporto con l'anonimo frescante di San Biagio in Caprile e con le prime maestranze riminesi operanti nelle Marche. Nel 1346 A. risulta iscritto a Firenze alla Compagnia di San Luca: entrò allora in contatto con Bernardo Daddi e probabilmente con l'anonimo daddesco autore del S. Antonio e devoti della Pinacoteca di Fabriano e di altre opere, attribuite invece dal Berenson ad A. giovane. Spettano a questo primo periodo daddesco il tabernacolo portatile (Madonna in trono, Natività, Crocifissione, Annunciazione) dell'Institute of Arts di Detroit, le due valve di dittico (Crocifissione, Sepoltura di Cristo; firmato) degli Staatlische Museen di Berlino, il tabernacolo (Crocifissione, Santi, Annunciazione) del Museo di Berna, l'Ecce Homo già nella coll. Fornari a Fabriano (poi in una coll. privata di Milano), il trittico (Incoronazione e Santi), già nella coll. Cook a Richmond (riedizione di un originale daddesco nei depositi degli Uffizi); tutte opere aggraziate sulla via del compromesso senese-fiorentino instaurato dal Daddi. Intorno al 1355 A. cominciò ad allontanarsi da quel maestro mostrando un vivo interesse per l'arte di Andrea Orcagna e di Nardo di Cione. Lo testimoniano gli affreschi fabrianesi nella chiesa di S. Domenico (Storie di s. Orsola, Martirio di s. Stefano, ecc.), eseguiti con intervento di aiuti, e in duomo (Storie di s. Lorenzo, Vergine in trono e santi, ecc.). Questi ultimi, capolavoro di A. frescante, devono essere stati eseguiti intorno al '65 (poiché si accostano nello stile al trittico della Pinacoteca Vaticana con la Madonna, s. Michele, s. Orsola dipinto in quell'anno), e sono caratterizzati da una narrativa semplice e popolare, ma sempre in rapporto con l'arte fiorentina. Nel trittico vaticano all'armonia plastica del pannello centrale si associano i primi aspetti del successivo stile. A., allontanandosi progressivamente dalla visione plastica fiorentina, mostra più evidenti, nella rappresentazione delle stoffe e degli ornati, le intenzioni lineari e decorative, e accentua rapporti già esistenti con l'arte senese, soprattutto con Ambrogio Lorenzetti, il cui influsso è dominante in tutta l'attività del fabrianese.
Le principali opere di questo momento sono: il polittico (Madonna e santi) nel municipio di Apiro (1366), il pentittico (Madonna con i ss. Giovanni Ev., Maddalena, Bartolomeo e Venanzio) della Pinacoteca di Fabriano, il trittico (Madonna in trono fra angeli e santi) nella Pinacoteca comunale di Macerata (1369) e, ancor più caratteristici, la Madonna in trono nel Palazzo ducale di Urbino (1372) e iltrittico con S. Nicola da Tolentino, S. Agostino e S. Stefano nella Pinacoteca di Fabriano, certo ultima fatica di A. È probabile che in questa estrema fase agiscano sull'artista influssi della pittura veneta che, in quegli anni, andava penetrando nelle Marche.
A. morì a Fabriano tra il 26 sett. e il 20 nov. 1373.
L'importanza artistica di A. non varca, salvo rare eccezioni, la gloria comunale e il merito di aver divulgato le forme toscane. L'arte sua, sempre di qualità apprezzabile, è esempio tipico del confluire di forme fiorentine e senesi nel dialetto popolare della provincia marchigiana. Nella sua terra si riallaccia a lui un vasto movimento di artisti, cui spettano tavole e affreschi, per esempio quelli della sagrestia di S. Domenico, riferiti ad un problematico Angelo di Meo Cartaiolo, ma certo di più mani.
Altre opere conservate: Madonna che allatta il Bambino (Sanseverino, Pinacoteca civica, 1366); Madonna già Fornari (Francoforte s. M., proprietà Georg Hartmann); predella con figure di Apostoli (Strasburgo, Museo di Belle Arti); parte di predella (Berlino, coll. H. Caray); ecc.
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