allegrezza
Nella Commedia il termine si trova solo nel Paradiso. Ha il senso proprio di " contentezza ", " felicità " che si riflette esteriormente negli atti gioiosi e vivaci: in XVI 19 Per tanti rivi s'empie d'allegrezza / la mente mia, esprime la letizia di D. per l'incontro e le parole di Cacciaguida; è la sua esclamazione commossa di fronte al riso de l'universo, al tripudio delle anime che accompagna l'inno di grazie al Signore, in Oh gioia! oh ineffabile allegrezza! (XXVII 7). Si trova anche in Rime LXII 13 [Amore] sol può tutt'allegrezza dare, e in Cv III VIII 11. Nel senso di "piacere ", in Cv IV VI 9 Furono dunque filosofi ... che ... credettero questo fine de la vita umana essere solamente ... di nulla mostrare dolore, di nulla mostrare allegrezza; e in IV VI 11 e XII 6, dove D., traducendo da Cicerone (Parad. / 16) rende con a. il termine ‛ voluptas '. Indica la " beatitudine " delle anime che si manifesta esteriormente con lampi di fulgore, in Pd VIII 47 e 48 E quanta e quale vid'io lei [l'anima di Carlo Martello] far piùe / per allegrezza nova che s'accrebbe, quando parlai, a l'allegrezze sue!; in XXI 88 s. Pier Damiani spiega che da una ravvivata visione di Dio vien l'allegrezza che lo fa risplendere. Il termine astratto è usato per il concreto e indica le anime che formano la rosa celeste, il quanto e 'l quale di quella allegrezza (Pd XXX 120), e la luce che gli angeli, dopo averla attinta da Dio, riversano sulla Vergine, così che D. vede piovere sopra lei tanta allegrezza (XXXII 88).
Alcuni codici accettano la variante a. in luogo di larghezza in Pd XXV 29, dove peraltro D. si rifà all'epistola di s. Giacomo (1, 5 e 17) e intende " liberalità del cielo " (vedi dunque LARGHEZZA; ALLEGRANZA).