ALLERGIA (App. I, p. 87)
Le ricerche anatomiche, cliniche e sperimentali di questi ultimi anni non hanno portato a nuovi fondamentali risultati. Permane anzi, e forse si è aggravata, la difficoltà di definizione precisa e di delimitazione dei fenomeni allergici. Alcuni vi fanno rientrare solo i fenomeni che si estrinsecano come ipersensibilità; altri vi includono, tornando all'antica larga accezione di C. Pirquet, anche i fenomeni della immunità acquisita; così di recente W. Berger e K. Hansen definiscono allergia "tutti quegli stati e processi che dipendono dalla presenza e dall'intervento di anticorpi o sostanze equiparabili (e loro reazione con antigeni o con allergeni che potrebbero avere anche natura di apteni); indipendentemente dal meccanismo della acquisizione o della manifestazione, se di difesa o di offesa (aumento della disposizione morbosa) per l'organismo". Anche R. Rössle ha sempre sostenuto l'unità fondamentale dei fenomeni immunobiologici, tanto di quelli che con la ripetizione dello stimolo (trattamento con l'antigene) conducono ad aumentata difesa verso certi agenti morbigeni (bacterî e loro prodotti), quanto di quelli che portano ad iperrecettività o aumentata sensibilità anche rispetto ad agenti di per sé quasi innocui (sieri eterologhi nella classica anafilassi sperimentale, che è un processo artificiale non esistente in natura). Secondo il Rössle si possono distinguere accanto a reazioni organiche normergiche (o reazioni dell'organismo normale, non sensibilizzato al dato stimolo morboso) delle reazioni iperergiche o reazioni in eccesso (iperergia) e reazioni in difetto (anergia). La iperergia comprenderebbe l'anafilassi (generale e locale, questa come flogosi allergica), le idiosincrasie e la immunità. Col pieno riconoscimento che l'esito di una reiniezione di un antigene può consistere in una diminuita o aumentata espressione morbosa, a seconda delle dosi, vie di introduzione, ritmo del trattamento, ecc., ed ammessa quindi la fondamentale unitarietà dei fenomeni di allergia-immunità, nella pratica si continua ad usare l'espressione "allergia" per intendere i fenomeni iperergici, che derivano da presenza di particolari corpi reattivi (anticorpi, reagine) situati nei tessuti o liberi nel sangue, comunque capaci di reagire in vivo (e spesso in vitro) con gli agenti esterni provocatori o allergeni, allorché questi arrivino nel mezzo interno. Infatti, anche i trattati speciali recenti sulla allergia (K. Hansen, G. Capuani) escludono dalla trattazione i veri e proprî processi immunitarî, che comunque non sono da confondere con la anergia (Rössle) ma sono piuttosto il prodotto di reazioni iperergiche, adattative, e riparative.
Anche nello studio delle idiosincrasie (alimentari; medicamentose; allergie rispetto a certi pollini: asma e febbre da fieno, pollinosi in generale) si tende sempre più a riconoscere la presenza di sostanze sieriche (reagine) formantisi in seguito, più che ad una ipotetica, spontanea maturazione sierologica, ad una sensibilizzazione precedente, svoltasi inapparentemente nell'età infantile (H. Schmidt), per assorbimento dell'allergene per via enterica (è accertato, specie in bambini, il passaggio fisiologico o parafisiologico di piccole quantità di proteine integre attraverso la mucosa intestinale) o parenterale o per trapasso di allergene o di anticorpi dalla madre al prodotto del concepimento per via placentare o col latte.
Vi sono esperienze su cavie di R. Doerr e S. Seidenberg, nelle quali i nati da femmine sensibilizzate molti mesi prima verso il siero di cavallo, si mostrano altamente allergici allo stesso siero. La natura probabilmente acquisita delle idiosincrasie non esclude il fattore ereditario, che inciderebbe sull'attitudine a produrre le reagine o anticorpi: alcuni individui sarebbero, su base genetica, disposti a sensibilizzarsi anche per dosi minime di allergeni che non agiscono nel più degli uomini; ed in tal senso si può parlare di una diatesi allergica, che in gran parte si identifica colla diatesi neuro-artritica dei vecchi autori francesi. Gli studî genealogici di E. Hanhart, di D. Spaich e M. Ostertag e di G. Pintus dimostrano talora il ripetersi di una stessa malattia allergica nei membri di una stirpe; talora l'intreccio di forme diverse (asma, orticaria, emicrania). Raro è che l'allergene sia identico, per lo più si ha ipersensibilità rispetto ad allergeni diversi nei singoli individui. Si è notata concordanza in gemelli uniovulari. Generalmente il tipo di eredità è dominante irregolarmente.
Si è sviluppata la concezione che le manifestazioni allergiche derivino dal fatto che nella interazione fra antigeni ed anticorpi si sviluppa o si attiva una sostanza a tipo di istoormone, che dai più è ritenuta essere istamina (ad azione spasmogena su certe muscolature lisce e capillaro-paralizzante); secondo D. Danielopolu si avrebbe a fare con acetilcolina, sostanza vagotropa per eccellenza. La diatesi allergica potrebbe avere la sua radice in una insufficienza di attività enzimatiche (istaminasi, colinesterasi) destinate normalmente a controllare il contenuto e la funzione di questi istoormoni. È stato messo in evidenza l'eventuale contributo del sistema neurovegetativo nelle manifestazioni allergiche (H. Kaiserrling); nonché delle vie linfatiche per la diffusione a distanza dell'antigene e quindi la comparsa di certe associazioni morbose (E. Fischer e H. Kaiserling).
Col nome poco preciso di allergia emorragica è stato avvicinato al gruppo delle manifestazioni allergiche il fenomeno di Sanarelli-Shwartzman: l'italiano vide che, se ad una iniezione di piccola e non letale dose di vibrioni colerigeni in peritoneo a cavie si fa seguire una iniezione endovenosa di b. coli, si ha un gravissimo quadro di algidismo con enterite desquamativa ed emorragica, nefrite, ecc.; G. Shwartzman vide che se si inocula un filtrato bacterico intracute ad un coniglio e poche ore dopo si fa una iniezione endovenosa dello stesso o altro filtrato bacterico (o perfino materiale indifferente: agar) si ha al punto della inoculazione preparante un grave processo necrotico-emorragico. Qui il periodo di preparazione o di incubazione è brevissimo, in opposizione a quanto occorre nella sieroanafilassi e manca del tutto la specificità. Si entra pertanto in un ordine di fenomeni in cui una ipersensibilità si rivela ma indipendente da rapporti specifici fra il trattamento preparante e quello scatenante. Ricordiamo la metallergia (E. Urbach): una reazione allergica in atto fa comparire eguali sintomi per opera di stimolo del tutto diverso (orticaria da idiosincrasia alimentare: comparsa di orticaria a frigore). Come parallergia (E. Moro e W. Keller) si è intesa la comparsa di una ipersensibilità ad un altro allergene che differisce da quello operante: in bambini che presentano reazione al vaccino di Jenner può comparire una prima negativa allergia tubercolinica (una reazione Pirquet da negativa diviene positiva).
Il Rössle ha creato il termine di patergia, che corrisponde in fondo alla allobiosî di W. Heubner o vita sotto modificate condizioni interne. La patergia è l'insieme di quelle manifestazioni morbose che provengono dal fatto che uno stimolo precedentemente subito ha lasciato una modificata (aumentata o diminuita) capacità reattiva rispetto allo stesso (p. specifica) o a differente (p. aspecifica) stimolo morbigeno. L'allergia rientra nella patergia specifica; ma sono illustrati numerosi casi di vera allergia aspecifica, nei quali, cioè, la risposta ad un agente patogeno è diversa da quella usuale o normergica perché l'organismo si trova in una nuova situazione reattiva a causa di precedenti influenzamenti del tutto diversi. Rössle fa un paragone con i riflessi condizionati; e così vuole allargare la sua concezione ben oltre il campo dei fenomeni immunobiologici-allergici. Gli effetti delle perfrigerazioni, le infezioni ed affezioni secondarie l'encefalite vaccinale, le glomerulonefriti postinfettive, ecc.), certe affezioni vascolari, perfino alcune ipertrofie piloriche sono spiegate come fenomeni di patergia: si tratta di una precisazione ed ammodernamento dei vecchi concetti di disposizione acquisita. Con la dottrina della patergia possono ricollegarsi le osservazioni della scuola del Rondoni sui co-fattori umorali della infiammazione (sostanze come acido urico, acido lattico, ecc., che, introdotte per via ematica, elevano la responsività flogistica dei tessuti).
Bibl.: G. Capuani, Allergia e malattie allergiche, Torino 1945; D. Danielopolu, in Presse méd., n. 30, 1943, p. 439; Deutsch. med. Woch., nn. 29-30, 1943, p. 529; E. Fischer e H. Kaiserling, in Klin. Woch., XVI (1937), p. 1143; K. Hansen, Allergie, Lipsia 1943; H. Kaiserling, in Deutsch. med. Woch., LXIII, 1937, p. 469; G. Pintus, in Rend. Ist. lomb. Scienze e lettere, cl. scienze, LXXVIII (1944-45), fasc. i; R. Rössle, in Klin. Woch., XII (1933) i, p. 574; G. Sanarelli, Il Colera, Milano 1931; D. Spaich e M. Ostertag, in Zeitschrift für menschlichen Vererb. und Konstitut., XIX (1936).