ALLERGIA (dal gr. ἄλλορ "altro" e ἔργον "azione, opera")
Espressione introdotta da C. v. Pirquet (1904) e usata a designare stati di modificata capacità reattiva dell'organismo acquisiti mediante il superamento di una malattia o mediante il trattamento con determinate sostanze estranee: il pediatra viennese v'includeva da un lato i fenomeni di ridotta o abolita capacità reattiva (immunità acquisita), dall'altro i fenomeni d'ipersensibilità o aumentata reattività organica (anafilassi) di fronte a batterî, tossine, proteine eterologhe, ecc., ossia di fronte a materiali con carattere di antigeni, quando questi vengano confrontati ripetutamente con l'organismo. Di poi si sono ravvicinati all'allergia altri gruppi di fenomeni: p. es., le idiosincrasie o ipersensibilità di alcuni individui rispetto a certe sostanze, innocue in maggioranza, che spesso non hanno affatto carattere di antigene (iodio, chinino, aspirina: idiosincrasie medicamentose), quando queste sostanze siano applicate sulla pelle o introdotte per bocca (idiosincrasie alimentari: comparsa di fenomeni morbosi più o meno gravi per ingestione di determinati cibi: fragole, molluschi, certe qualità di carne, latte, uova). Queste idiosincrasie sono spesso congenite e perfino ereditarie; ad ogni modo nei soggetti colpiti non è sempre dimostrabile un periodo di preliminare sensibilizzazione, quale sarebbe richiesto per ravvicinarle ai tipici fenomeni di anafilassi, anche se il carattere non antigene delle sostanze attive e le manifestazioni sintomatologiche non avessero già fatto ostacolo in molti casi a questo ravvicinamento nell'opinione di molti autori. Lo studio della cosiddetta "malattia da siero" (v. anafilassi, III, p. 74) ha pure dato luogo a osservazioni e discussioni numerose: v'è una malattia da siero dei soggetti mai iniettati per l'innanzi con siero di quella determinata specie, paragonabile dunque a una vera idiosincrasia umana verso il siero eterologo (per lo più di cavallo); e v'è una malattia da siero dei reiniettati la quale, come meccanismo patogenetico, s'avvicinerebbe di più all'anafilassi serica sperimentale. Ma tanto l'una quanto l'altra possono comparire sia in forma di shock grave e acuto (rarissimamente), ricordante píù o meno lo shock anafilattico, sia, come di regola, in forma protratta, con manifestazioni cutanee e articolari (reumatoidi), tumefazione delle ghiandole linfatiche e febbre, ossia con sintomi ben diversi da quelli della classifica anafilassi e piuttosto reperibili in forme idiosincrasiche vere e proprie.
Lo studio istologico accurato (R. Rössle, P. Rondoni, ecc.) della cosiddetta infiammazione allergica, che è poi la reazione flogistico-necrosante locale svolgentesi di fronte alla reiniezione di antigeni (siero eterologo come nel classico fenomeno di Arthus o reazione anafilattica locale nel coniglio; o batterî) ha portato numerosi dati, i quali hanno fatto considerare la risposta infiammatoria esaltata e accelerata (iperergica), con precoce mobilitazione ematogena (migrazione di leucociti polinucleati) cui segue la mobilitazione istogena (attivazione del sistema istiocitario), quale un vero tentativo di blocco o diluizione o distruzione dell'agente estraneo (antigene) prima che entri nella compagine dell'organismo e provochi gli squilibrî umorali e cellulari che conosciamo nell'anafilassi generale.
Questi processi di flogosi allergica sono stati studiati largamente nella reinfezione tubercolare, nella quale molto è stato applicato e variamente valutato il concetto di allergia. Reazione allergica tipica è stata considerata anche la reazione alla tubercolina del tubercoloso, usata largamente a scopo diagnostico (reazione generale febbrile per iniezione sottocutanea della tubercolina; reazione locale a carattere infiammatorio nel punto di applicazione sottocutanea, intracutanea o percutanea; reazione o attivazione del focolaio specifico). Per analogia con questa, si sono studiate e usate a scopo diagnostico una quantità di reazioni consistenti nel saggiare in svariate infezioni la responsività flogistica dei tessuti, per lo più della pelle, di fronte all'applicazione locale di estratti dei germi relativi: cutireazione alla malleina nella morva, reazione alla tricofitina nelle tigne tricofitiche, reazione alla luetina nella sifilide, ecc.: è questo il campo delle allergie batteriche.
Inoltre si sono analizzate alcune sindromi patologiche umane, trovandovi, volta a volta, analogie sintomatologiche con l'anafilassi serìca, oppure con fenomeni d'idiosincrasia o con certe manifestazioni delle ricordate reazioni flogistiche allergiche e della stessa allergia batterica; così nell'asma s'è notato lo spasmo bronchiolare rievocante il broncospasmo con enfisema polmonare acuto dello shock anafilattico tipico della cavia; e si sono scoperte forme asmatiche correlate a speciale sensibilità di fronte a materiali diversi inalati o ingeriti. In certe dermatiti si sono ritrovati o supposti fenomeni di sensibilizzazione precedente rispetto ad agenti esogeni o se ne è dimostrata la connessione con stati congeniti o perfino ereditarî d'idiosincrasia; ed è sorta una teoria allergica dell'eczema. L'urticaria si è ritrovata sintomo frequente nelle idiosincrasie medicamentose e alimentari, nelle fo me protratte (non a tipo di shock) della malattia da siero, ecc. Si è perciò arrivati a costituire un gruppo di cosiddette malattie allergiche.
Ma con questi sviluppi e queste connessioni dimostrate, intravvedute o supposte, oggi è quasi impossibile definire con precisione l'allergia, anche, come nota R. Doerr, per mancanza di sufficiente visione dell'essenza intima dei processi biologici. Si può dire che l'accezione larga del termine voluta da C. v. Pirquet non è quasi più usata, escludendosi di regola e talora anzi contrapponendosi i fenomeni immunitarî a quelli allergici. Resterebbe l'allergia intesa dunque come reazione d'ipersensibilità: ma anche allora vi si dovrebbero includere fenomeni assai disparati, come l'ipersensibilità alle tossine o fenomeno paradosso di Behring (v. anafilassi, III, p. 74), che è stato valorizzato nel suo significato per la patogenesi delle infezioni da A. Zironi; le varie forme di malattia da siero; le idiosincrasie; la classica anafilassi serica; l'ipersensibilità ai batterî e prodotti batterici, sviluppantesi nel corso delle malattie infettive e conducente alla iperrecettività verso l'infezione (Zironi) e alle reazioni caratteristiche usabili a scopo diagnostico già ricordate.
V'è quindi chi restringe ancora l'uso del termine allergia; e lo vuole riservato alle sole reazioni locali a carattere flogistico-necrotico di fronte ad antigeni, contrapponendovi, come tipo anafilattico di ipersensibilità, le reazioni muscolari spastiche quali occorrono appunto nello shock anafilattico (A. R. Rich). E v'è chi restringe ancor più il significato della parola allergia, usandola solo per le reazioni d'ipersensibilità di fronte a batterî e loro prodotti (anafilassi infettiva), escludendone perciò le reazioni di fronte ad altri antigeni.
Pare opportuno usare ormai il termine, secondo la maggioranza, come sinonimo di reazioni d'ipersensibilità congenita o acquisita, purché queste abbiano un carattere specifico e abbiano una sintomatologia propria e costante; e chiameremo, con i più, allergeni le sostanze, antigeni o no, che provocano la reazione allergica
Volendo giustificare questa definizione, diremo anzitutto che è innegabile il carattere congenito e addirittura genotipico (ereditario) di alcuue idiosincrasie, manifestantisi con forme asmatiche o cutanee, da cui sono colti certi soggetti per inalazione di polveri o emanazioni animali o vegetali o per ingestione di certi cibi: c'è anzi chi, come A. F. Coca, vuole designare col nome di atopia (dal gr. ἀτοπία "stranezza; assurdità", quindi "malattia strana") queste forme, separandole dalle altre forme d'ipersensibilità sulla base appunto dell'ereditarietà: si tratta d'individui che hanno una disposizione, congenita o sviluppantesi anche tardivamente su base ereditaria, a offrire sintomi del gruppo allergico (v. sotto) di fronte alla penetrazione nell'organismo e al contatto con organi speciali di sostanze (allergeni) contenute nell'ambiente e d'origine vegetale, animale o batterica. Talvolta la disposizione s'estrinseca di fronte al ripetuto contatto con l'allergene, vale a dire ha luogo una vera sensibilizzazione su terreno preparato a risentirla da ragioni radicate nell'intima costituzione genotipica. Il trapasso a forme del tutto acquisite è dunque graduale; ma che, contrariamente all'esclusivismo del Coca, esistano anche forme analoghe nelle quali il fattore ereditario non giuoca, lo dimostra l'osservazione di G. Ancona sopra un'esplosione di forme cutanee e asmatiche quale occorse a Barberino di Mugello in un'alta percentuale di contadini (senz'alcuna presumibile comunanza genotipica) che avevano manipolato e inalato polveri di frumento infestato con larve di Pediculoides ventricosus. Per il Coca si tratterebbe qui di un'azione irritante diretta di costituenti del parassita su pelle e mucose umane, senza preliminare sensibilizzazione. Comunque, non si può escludere la possibilità e realtà di sensibilizzazione di fronte a svariati allergeni ambientali anche di persone non offrenti in precedenza segni sicuri di speciale reattività; e quindi il fattore ereditario, certo frequente, non può considerarsi carattere discriminante essenziale. Si può dire piuttosto che l'ipersensibilità nell'allergico è sempre una deviazione dalla norma che lo differenzia e da altri soggetti della stessa specie e anche (forme nettamente o almeno apparentemente acquisite intra vitam) dallo stesso soggetto nel periodo antecedente all'avvenuta sensibilizzazione.
La spectficità sta poi nel fatto che l'ipersensibilità non si riferisce a qualsiasi materiale esterno comunque arrivante su pelle o mucose o nel sangue; non si tratta, com'è stato detto da taluno, di una generica permeabilità dei tegumenti, che dovrebbe implicare un'ipersensibilità pure generica; ma proprio di una reazione abnorme che insorge in alcuni organi per l'azione di un determinato materiale o gruppo di materiali e di questo solo (allergeni). Gli allergeni possono essere di svariata natura, anche non proteica; e in certi casi sono sostanze semplicissime, la cui funzione può però oggi essere pure inquadrata in quella di una reazione antigeni-anticorpi, tenendo presenti i risultati delle scuole di K. Landsteiner e di H. Sachs sulla funzione immunitaria di gruppi atomici (apteni, semiapteni) che, incapaci da soli di dare origine ad anticorpi, possono tuttavia reagire in vitro con anticorpi e provocano pure la formazione di anticorpi in vitro, se iniettati nell'organismo in combinazione con proteine. Si può infatti pensare che certe sostanze medicamentose rispetto a cui sono noti casi di allergia (v. sopra) si combinino con proteine corporee imprimendo loro una nuova specificità costitutiva che ne fa veri antigeni complessi nel senso del Landsteiner. contro i quali l'organismo reagisce immunitariamente. In altre parole, gli allergeni, se non sono antigeni, possono essere apteni o gruppi specifici di complessi molecolari a funzione antigena. Allergeni sono spesso costituenti del polline di vegetali superiori (asma da fieno); o prodotti metabolici di vegetali inferiori (muffe, ifomiceti; così i cosiddetti allergeni delle polveri domestiche); o costituenti di corpi batterici; o derivano da animali diversi: acari, varî insetti, vermi; così pure peli o secreti o escreti di vertebrati superiori (casi ben noti di asma da inalazione di peli o prodotti diversi di cavalli, cani, gatti, ecc.). I cosiddetti allergeni climatici (W. Storm van Leeuwen) sono rappresentati verosimilmente da derivati della fauna e flora locali, corrispondentemente a caratteristiche geologiche del suolo, come in certe regioni dell'Olanda. I soggetti allergici reagiscono spesso alla cutireazione con l'allergene specifico; ma offrono spesso anche una reattività generica esaltata della pelle rispetto a certi materiali (forfora umana).
L'ipersensibilità allergica offre una sintomatologia sempre più o meno ritornante nei varî casi, a carico di organi ben definiti (organi dello shock). Non è allergia l'ipersensibilità di alcuni soggetti a certi veleni (alcool, morfina, ecc.), congenita o acquisita, che s'estrinseca con esagerazione dei sintomi usuali dell'avvelenamento o con abbassamento della dose tossica efficace. Nell'allergia, qualunque sia l'allergene, dannoso in sé e primitivamente o innocuo, si ha la messa in opera di un complesso sintomatico, che conosciamo in forma acuta nello shock anafilattico tipico, che varia da specie a specie zoologica, che nell'uomo consiste spesso in una serie di manifestazioni, il cui diverso predominare dà origine alle diverse malattie allergiche: urticaria, certi eczemi, asma, febbre da fieno, forse certe enterocoliti, l'emicrania, certe porpore, certe affezioni articolari. L'eosinofilia ematica e dei tessuti (nella mucosa e secreto bronchiale degli asmatici, nel secreto mucoso dell'intestino, nella pelle) caratterizza le forme allergiche. Pare esistere spesso un legame fra malattie allergiche e disturbi della distribuzione ed eliminazione dell'acido urico, il quale, secondo P. Rondoni, è un fattore coadiuvante della flogosi allergica e di altre forme d'infiammazione. S'è svolta una concezione allergica del reumatismo articolare acuto, della polmonite e di altre malattie.
Taluno (R. Doerr) esige, per poter parlare di allergia, la dimostrazione di sostanze nel sangue, cui sia legata la speciale reattività e che quindi, trasportate in altro organismo, comunicano a questo l'ipersensibilità: il trasporto passivo con il siero è infatti possibile nella vera anafilassi; e si può attuare anche in molte forme di asma (C. Frugoni e molti altri) e in altre malattie allergiche, nelle quali è ammessa nel sangue la presenza di reagine, abbiano esse o no vera natura di anticorpi come nell'anafilassi. Ma vi sono forme d'ipersensibilità, come quelle ai prodotti batterici (tipo la reazione alla tubercolina) che non sono facilmente trasmissibili col siero dell'animale ipersensibile; e nelle quali parrebbe quindi che non avvenga un distacco di corpi sensibilizzanti dai tessuti ipersensibili e il loro passaggio nel sangue.
Riguardo al significato dell'allergia si tende oggi da taluno ad allontanarsi dalla concezione finalistica surriferita (blocco dell'antigene, necrosi ed eliminazione ossia vero sacrificio locale del tessuto con questo confrontato, per preservare l'organismo in generale), mettendosi in evidenza la pretesa mancanza d'infiammazione allergica per certe vie di reiniezione dell'antigene, come la mucosa intestinale (H. Scholer); e soprattutto varî casi di sconcordanza o dissociazione fra allergia e immunità.
Bibl.: H. Kämmerer, Allergische Diathese u. allerg. Erkrankungen, Monaco 1926; A. F. Coca, Atopy, in E. O. Jordan e I. S. Falk, Newer knowledge of bacteriology and immunology, Chicago 1928; W. Storm van Leeuwen, Allerg. Krankheiten, 2ª ed., Berlino 1928; R. Doerr, Allergie u. Anaphylaxie, in W. Kolle, R. Kraus e P. Uhlenhuth, Handb. d. path. Mikroorgan., 3ª ed., Jena, Vienna, Berino 1929; P. Rondoni, Infiamm. allergica, in Rass. clinico-scient., 1929; id., in Krankheitsforsch., IX (1931), fasc. 3; id., in Wiener mediz. Wochenschr., n. 44, 1937; C. Frugoni, in Atti Congr. Soc. ital. progr. scienze, Roma 1932; R. Rössle, in Wiener klin. Woch., 1932, nn. 20-21; A. R. Rich, in The Lancet, 2 settembre 1933; A. Zironi, in Relaz. Convegno Volta R. Acc. d'Italia, 1933.