allergia
Termine designante qualunque alterazione acquisita del modo di reagire di un organismo a sostanze eterogenee (microrganismi, tossine, corpi proteici o di altra natura) con le quali, in precedenza, l’organismo stesso abbia avuto contatto. Si considera oggi l’a. pertinente a un settore dell’immunopatologia: il processo immunitario viene innescato dagli allergeni, antigeni esogeni, cioè estranei ai costituenti della specie.
Le reazioni allergiche contemplano quattro tipi di immunoreazioni. L’immunoreazione di tipo I è l’anafilassi. Il tipo II è costituito da reazioni citolitiche o citotossiche, dovute all’azione di anticorpi circolanti (IgG e IgM) che reagiscono con un antigene intimamente fissato alla superficie cellulare e con il complemento (le cui componenti attivate provocano la distruzione della cellula); esempio di questo tipo sono le anemie emolitiche, le granulocitopenie, le trombocitopenie acute per allergie da farmaci. Il tipo III, con la formazione di immunocomplessi, è alla base della malattia da siero che compare dopo 8÷10 giorni dalla prima somministrazione parenterale di siero di altra specie animale (per es., antidifterico, antitetanico). L’immunoreazione di tipo IV, a mediazione cellulare, è alla base delle dermatiti da contatto (cosmetici, detersivi, ecc.); è determinata dall’azione dei linfociti sensibilizzati che liberano linfochine quando reagiscono specificatamente con l’antigene (cioè senza l’intervento di anticorpi), necessita della migrazione di linfociti T verso il sito dell’allergene e di un periodo di almeno 1÷2 giorni per la formazione di infiltrati infiammatori, con vasodilatazione ed edema.
Le manifestazioni cliniche dell’a. dipendono sia dall’organismo che dai caratteri e dalla quantità degli allergeni stessi; è indubbia una predisposizione, anche familiare (diatesi) in alcuni individui a sviluppare a.; un medesimo allergene può sviluppare, in individui diversi, diversi quadri clinici di a., ma ciò può avvenire anche nello stesso individuo, a seconda del grado di sensibilizzazione, della superficie di contatto con l’allergene e della sua permeabilità allo stesso, nonchè per diversi momenti e caratteristiche reattive del suo sistema neurovegetativo. I sintomi allergici sono molti: dall’eczema all’eritema, dalla rinite all’asma, dall’orticaria allo shock anafilattico, ecc. La terapia delle malattie allergiche si fonda sull’allontanamento dell’allergene, una volta identificato, e sull’uso del vaccino desensibilizzante specifico; in fase acuta e preventiva (per le forme stagionali e ricorrenti), si ricorre agli antistaminici e ai cortisonici.
Basi fisiopatologiche delle malattie allergiche
Le malattie allergiche sono la conseguenza di una risposta immunitaria anomala nei confronti di antigeni presenti nell’ambiente, chiamati allergeni per la loro capacità di indurre sensibilizzazione in soggetti predisposti. L’atopia è caratterizzata dalla propensione a sviluppare una risposta anticorpale persistente di immunoglobuline di classe IgE in risposta alla esposizione agli allergeni.
Il meccanismo di base dell’infiammazione allergica è rappresentato dalla prima delle reazioni immunopatogene, l’ipersensibilità immediata dipendente dagli anticorpi IgE i quali, reagendo con l’antigene specifico, determinano la liberazione di mediatori dell’infiammazione dalle cellule sulle quali tali anticorpi sono fissati.
Il rischio di sensibilizzazione è determinato dalla interazione tra patrimonio genetico e fattori ambientali. La modalità della predisposizione genetica all’allergia non sono ancora ben definiti.
Allo stesso modo, molti fattori sono associati con lo sviluppo delle allergie: il livello di esposizione agli allergeni, l’inquinamento atmosferico, le infezioni virali da virus sinciziali o rhinovirus nell’infanzia, le infezioni da stafilococco aureo, il tipo di alimentazione. Una volta avvenuta la sensibilizzazione, questi fattori continuano a influire sulla infiammazione. La sensibilizzazione avviene al primo contatto del sistema immunitario con l’allergene, ed è essenziale perché si sviluppi, in un secondo momento, la reazione clinica. L’allergene, che raggiunge le vie respiratorie o il sistema gastrointestinale, viene catturato e processato da cellule dendritiche, distribuite sulla superficie cutanea e sulla mucosa, che hanno il compito di sorveglianza verso gli antigeni ambientali, e quindi presentato ai linfociti di tipo TH2. I linfociti giocano un ruolo centrale nell’atopia: è ancora dibattuto se il disequilibrio che porta alla manifestazione allergica sia dovuto a una immunodeviazione legata ai diminuiti stimoli batterici connessi alle migliorate condizioni di vita, o alla alterata funzione di cellule regolatorie chiamate Treg. Il linfocita TH2 comunica con i linfociti B tramite le interleuchine; in partic. IL-4 e IL-13, stimolano i linfociti B a differenziarsi in plasmacellule e a produrre anticorpi IgE. Altre interleuchine (IL-5) richiamano nella sede di contatto con l’allergene le cellule effettrici della infiammazione, come gli eosinofili; la ipersecrezione di muco durante l’attacco asmatico è indotta da IL-9. Le IgE specifiche prodotte da linfociti B e plasmacellule, si legano, tramite uno specifico recettore, in maniera stabile a mastociti e basofili. Il successivo legame a ponte tra l’allergene e le IgE determina la degranulazione di queste cellule e il rilascio di mediatori che danno inizio alla fase immediata. I mediatori più importanti della reazione immediata, preformati nella cellula, sono l’istamina, la triptasi e la bradichinina; leucotrieni, prostaglandine, chemochine e citochine intervengono più tardivamente e sono neoformati. L’azione della istamina è determinata dal legame con il recettore H1 presente su mastociti, eosinofili, basofili, cellule dendritiche, endotelio vascolare e bronchiale, vasi sanguigni, muscolo liscio, miocellule cardiache, cellule del sistema nervoso centrale. Accanto all’istamina, il più conosciuto dei mediatori, è importante l’azione di molecole delle cellule endoteliali (ICAM-1) che favoriscono il passaggio delle cellule infiammatorie, granulociti ed eosinofili, dal torrente circolatorio ai tessuti sede di flogosi allergica.
Sul piano clinico i sintomi sono l’espressione sia della fase immediata che ritardata. L’istamina, il primo principale mediatore, è responsabile della rapidità e intensità delle manifestazioni allergiche. La manifestazione clinica è determinata dagli effetti specifici nei tessuti interessati, come costrizione delle vie respiratorie nell’asma, prurito, eritema ed edema nella cute. Manifestazioni sistemiche includono angioedema, orticaria e, in casi gravi, collasso vascolare (anafilassi). Nella rinocongiuntivite si ha la comparsa immediata, dopo l’esposizione all’allergene, di sintomi nasali, come starnutazione e rinorrea e prurito congiuntivale. La starnutazione e il prurito nasale sono legati all’attivazione di recettori nervosi, mentre la rinorrea è dovuta a ipersecrezione, a vasodilatazione e all’aumento di permeabilità a livello del microcircolo della mucosa nasale. Se il contatto non si protrae, i sintomi si esauriscono per la metabolizzazione dei mediatori. La persistenza della esposizione allergenica determina l’evoluzione verso la fase ritardata, che si attiva tra le 4 e 24 ore, ed è determinata dalla comparsa di numerose interleuchine (IL-3, IL-4, IL-5, IL-6, IL-13, IL-18, il fattore di necrosi tumorale TNF-α, e il fattore di crescita dei macrofagi GMSF), che favoriscono infiltrazione cellulare sostenuta da eosinofili, neutrofili e linfociti a livello della mucosa e sottomucosa dell’apparato respiratorio o digerente. Gli eosinofili rilasciano mediatori, come la proteina basica, che causa la desquamazione dell’epitelio, provocando la necrosi delle cellule epiteliali. Altre proteine ed enzimi, come la perossidasi, amplificano il danno, colpendo le terminazioni nervose e favorendo la liberazione di radicali liberi. Interleuchine e chemochine prodotte dagli eosinofili ne prolungano l’emivita e ne favoriscono la chemiotassi. La persistenza delle reazioni porta al rimodellamento dei tessuti e alla esacerbazione dei sintomi nell’asma cronica. La presenza di una flogosi persistente delle vie aeree rappresenta la base fisiopatologica della iperreattività aspecifica, ovvero la risposta a stimoli non solo allergenici, ma irritativi come fumo, profumi, aria fredda, con tendenza alla cronicizzazione.