allomorfi
Gli allomorfi sono le diverse forme che un morfema assume e che non determinano cambiamenti nel suo significato; il procedimento connesso si chiama allomorfia (➔ morfologia). Un esempio di allomorfo è il prefisso negativo in-, che appare in quattro forme diverse in parole come illogico, impossibile, inutile, irreale; un altro esempio è rappresentato dalla diversa realizzazione della consonante finale della radice di amico: occlusiva velare al singolare [aˈmiko], affricata palatale al plurale [aˈmiʧi].
Va ricordato che il morfema è la più piccola unità linguistica dotata di significato. Un morfema può essere costituito da un solo fonema (ad es., il morfema -i del plurale maschile dei nomi dell’italiano) o più spesso da più fonemi. I morfemi sono costituiti da un significante e un significato: di conseguenza, la forma che veicola il significato di un morfema è rappresentata di norma da un solo elemento, detto morfo, ma è anche possibile che il significato di un morfema sia rappresentato da più morfi. Tali morfi sono denominati allomorfi. Il morfo può coincidere con una parola (ad es. bar, ieri, che, sempre, tribù), ma di norma le parole dell’italiano (lingua di tipo fusivo o flessivo) sono il risultato di una combinazione di due o più morfi (per es. libr+o, veloce+mente, parl+a+v+amo, lavor+a+tor+e). Come è evidente dagli esempi, l’allomorfia può riguardare sia gli ➔ affissi sia gli elementi lessicali (radici e temi). Essa è causata principalmente dai diversi esiti fonologici dovuti all’aggiunta di elementi morfologici dotati di corpo fonico (per es. prefissi, suffissi) a un lessema.
È opportuno distinguere l’allomorfia dai fenomeni fonetici sistematici (➔ fonetica sintattica). Un esempio di questi è costituito dalla realizzazione del prefisso /in/ con una nasale velare [iŋ] davanti a occlusiva velare, per es. [iŋˈkauto], fenomeno che si verifica sia all’interno di parola [ˈaŋka] che nell’incontro tra due parole [koŋˈkalma]. L’assimilazione totale di /n/ a /r/ si verifica invece in contesti ben determinati; ad es., essa ha luogo se /n/ è in fine di prefisso (irraggiungibile, irreale, corradicale, corresponsabile); non nel caso che si trovi al punto d’incontro fra due parole (in rete, in rima).
Molti casi di allomorfia dipendono da processi fonetici non più attivi, come nelle alternanze fra piede / pedestre o ruota / rotella, dovute alla dittongazione (➔ dittongo) della vocale in sillaba aperta accentata. I rapporti allomorfici possono essere determinati anche dalla concomitanza di più di un fenomeno fonetico (dittongazione + sonorizzazione della [k]: luogo / locale) o da fenomeni di diversa natura come nel caso degli allomorfi del verbo venire (es. vengo / verrò / vieni / venni / venire).
Le relazioni tra allomorfi possono dipendere anche dalla diversa storia delle parole. Ad es., in parole quali
annunziare / annunciare
stazione / stagione
clausura / chiusura
selvatico / selvaggio
la prima parola di ogni coppia è entrata in italiano per via colta tramite lo scritto ed è quindi più vicina alla forma latina originaria, mentre la forma delle altre parole dipende dai cambiamenti intervenuti nella modalità parlata nel passaggio dal latino alle lingue romanze.
Fra gli allomorfi possono esserci diversi livelli di somiglianza. Il caso estremo è costituito dalla complementare coesistenza, in un paradigma, di forme che non hanno nessuna similarità fonetica (tale fenomeno è denominato ➔ suppletivismo). Ciò accade con le diverse basi del verbo andare alla prima persona singolare o plurale del presente indicativo: vado / andiamo.
I fenomeni di alternanza morfologica possono essere disposti lungo una scala definita dal grado di differenziazione formale; si vedano gli esempi dei nomi degli abitanti in relazione con quello del rispettivo comune (➔ etnici; cfr. Crocco Galèas 1991):
Foligno > fulignate
Asti > astigiano
Vicenza > vicentino
Abano Terme > aponense
Eraclea > Grisolerano.
Gli allomorfi si possono classificare secondo la condizione che determina il mutamento di forma. Si distinguono tre tipi di condizioni: fonologiche, lessicali, grammaticali o paradigmatiche.
Un tipico esempio di condizionamento fonologico è rappresentato dagli allomorfi del prefisso negativo in-, già menzionato all’inizio. Graficamente esso ha quattro allomorfi (in-, im-, ir-, il-) in distribuzione complementare: la presenza di ciascuno è determinata dalle caratteristiche del fonema iniziale della parola a cui si premette (➔ assimilazione). L’allomorfo im- si usa davanti a occlusiva bilabiale (imbattibile, impossibile, immorale); davanti a parole che cominciano con /r/ o con /l/ si usano rispettivamente ir- e il- (irrazionale, illecito); in- è usato negli altri contesti. L’assimilazione davanti a labiodentali e a velari, che avviene regolarmente nell’orale, non ha riflessi grafici (infelice [iɱfeˈlitʃe], invalido [iɱˈvalido], incredibile [iŋkreˈdibile], inguaribile [iŋgwaˈribile]); è bene ricordare che in italiano le ➔ nasali labiodentale e velare non sono fonemi autonomi ma varianti combinatorie (➔ fonologia). Gli allomorfi di questo tipo risultano caratterizzati da una certa somiglianza fonetica tra loro.
Il plurale del lessema inglese ox «bue» viene realizzato dalla forma irregolare oxen tramite l’aggiunta dell’allomorfo di plurale -en, e non dell’allomorfo atteso -es, come avviene regolarmente dopo una sibilante (cfr. box / boxes). In casi come questo si parla di allomorfia condizionata lessicalmente, in quanto la scelta dell’allomorfo dipende dal lessema in questione, e non è prevedibile a partire da condizioni di tipo fonologico. Un caso analogo nella sincronia della lingua italiana è rappresentato dal plurale uomini, non prevedibile a partire dalla forma del singolare uomo (il plurale regolare dovrebbe essere infatti *uomi). Gli allomorfi condizionati lessicalmente tendono a non somigliarsi dal punto di vista fonetico.
La poca o nulla somiglianza fonetica è un tratto comune anche degli allomorfi condizionati grammaticalmente. Ne sono un esempio i due allomorfi del morfema lessicale del verbo andare alla prima persona singolare del presente indicativo (vad-o) e alla prima persona plurale (and-iamo). La loro differenza formale non può essere imputata a motivi fonologici, e il fatto di rappresentare due realizzazioni di uno stesso lessema fa sì che la variazione di forma non possa essere spiegata neanche come un condizionamento di natura lessicale. Gli allomorfi vad- e and- sono usati per realizzare diverse forme flesse del verbo andare che indicano diversi valori di categorie grammaticali. In questi casi si parla dunque di allomorfia condizionata grammaticalmente.
Dal momento che gli allomorfi occupano posizioni diverse e inconciliabili di un paradigma sono anche chiamati allomorfi condizionati paradigmaticamente. Un altro esempio di questo tipo di allomorfia è dato dalla formazione degli ➔ avverbi tramite il suffisso -mente. Come è noto, la forma dell’aggettivo di base corrisponde alla forma femminile singolare (per es., analogamente, falsamente, fantasiosamente, propriamente, umanamente, violentemente da una forma femminile antica violente). Pur se motivata diacronicamente, la forma femminile singolare dell’aggettivo non ha nessuna motivazione semantica in sincronia (cfr. Ricca 2004: 479-481).
Crocco Galèas, Grazia (1991), Gli etnici italiani. Studio di morfologia naturale, Padova, Unipress.
Grossmann, Maria & Rainer, Franz (a cura di) (2004), La formazione delle parole in italiano, Tübingen, Niemeyer.
Rainer, Franz (2004a), Allomorfia: fra variazione allofonica e suppletivismo, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 17-18.
Rainer, Franz (2004b), I suffissi “-ità” e “-età”, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 298-301.
Ricca, Davide (2004), Allomorfia della base aggettivale, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 479-481.
Thornton, Anna M. (2005), Morfologia, Roma, Carocci.