allotta
Antico fiorentinismo (o toscanismo in genere, ancora vivo in alcune zone; cfr. Castellani, Nuovi testi 365 " li paghai... allotta medessimo "), usato quale forma alternativa, obbligata, solamente in rima nella Commedia in luogo di ‛ allora '. Con ogni probabilità la parola è di quelle che davano a D. l'impressione di essere troppo popolari o volgari, per cui non è mai adoperata nella Vita Nuova, nelle Rime e nel Convivio; per di più nella Commedia è adoperata soltanto nell'Inferno e nel Purgatorio, e in un paio di casi almeno forse in un contesto di rime aspre (si trova comunque in La dolce ciera 17, attr. a Giacomino, e nella canz. anonima Con gran disio 43). Ha i significati di " in quel momento ", " in quella circostanza " (come avverbio), e di " quindi ", " in seguito a ciò " (come congiunzione con un valore consequenziale-conclusivo). Come congiunzione, in If V 53 " La prima di color di cui novelle / tu vuo' saper ", mi disse quelli allotta; e più specificatamente dell'uso narrativo, in If XXXI 112 Noi procedemmo più avanti allotta. Come avverbio: in If XXXIV 7 Come quando una grossa nebbia spira, / o quando l'emisperio nostro annotta, / par di lungi un molin che 'l vento gira, / vedermi parve un tal dificio allotta; in Pg III 86 sì vid'io muover a venir la testa / di quella mandra fortunata allotta; XXVII 85 tali eravamo tutti e tre allotta, / io come capra ed ei come pastori; e con più precisa determinazione di durata (propriamente " in quel periodo di tempo "), ancora in Pg XX 103 com'el s'annotta, / contrario suon prendemo in quella vece. / Noi repetiam Pigmalïon allotta, cioè, nel corso della notte. V. anche OTTA.
Bibl. - Parodi, Lingua 261.