Allucinogeni
Gli allucinogeni, o droghe psichedeliche (rivelatrici della psiche), sono sostanze in grado di determinare l'insorgenza di 'allucinazioni'. Il termine è composto di allucin(azione) e -geno sul modello dell'inglese hallucinogen. A un dosaggio tossico molte classi di farmaci possono indurre illusioni percettive e allucinazioni, come pure incidere sul corso del pensiero determinando deliri e altre alterazioni tipiche degli stati psicotici; come droghe psichedeliche è opportuno definire solo quelle sostanze che causano, già a dosi non tossiche, le particolari esperienze percettive ed emotive tipiche dei sogni e di taluni stati psichici di eccezione e anche di esaltazione di tipo mistico. L'assunzione ripetuta di queste droghe può facilitare, in soggetti predisposti, lo scatenamento di vere e proprie sindromi psicotiche.
Con il nome allucinogeni vengono indicate alcune sostanze che possono indurre cambiamenti percettivi, cioè allucinazioni. Non è questa, però, la sola definizione di questo gruppo di composti: essi vengono anche chiamati psicotomimetici, in quanto in certi casi possono indurre uno stato morboso simile a quello che si riscontra in talune psicosi, o psichedelici, perché determinano una sorta di espansione dello spettro della percezione sensoriale.
Un altro termine usato è phantastica, che ben descrive la reazione dell'individuo alla loro somministrazione. La sempre più vasta diffusione dell'uso di sostanze allucinogene ha richiamato su di esse l'attenzione di psicologi, chimici, psicofarmacologi e sociologi, nonostante esse siano conosciute da migliaia di anni in vari paesi del mondo. Nel passato il loro uso era connesso soprattutto alle pratiche religiose e terapeutiche di vari gruppi etnici, in particolare dell'America latina.
Diamo qui di seguito l'elenco delle sostanze allucinogene più note, indicando per ciascuna la fonte da cui viene estratta e i principali effetti causati dalla sua assunzione.
a) Psilocibina. È un alcaloide con proprietà allucinogene contenuto nei funghi Basidiomiceti a lamelle, appartenenti ai generi Psilocybe e Stropharia. Dalla psilocibina, mediante un processo di defosforilazione, si produce la psilocina, derivato indolico relativamente semplice e chimicamente simile alla serotonina, che è responsabile degli effetti psicotomimetici che seguono l'ingestione del fungo. Tali effetti variano a seconda del soggetto. Il quadro di un'esperienza tipo presenta una fase di latenza, della durata da qualche minuto a un'ora, che precede la comparsa dei primi sintomi: sensazioni di calore e malessere fisico, astenia, sonnolenza, congestione, midriasi, bradicardia. Caratteristica è in seguito la presenza di uno stato euforico (loquacità, risa, necessità di muoversi), a cui si alternano stati di angoscia. Sono inoltre descritte la comparsa di visioni colorate, o di arabeschi, l'alterazione della sensazione del tempo, la sensazione di estraniamento e di derealizzazione. La crisi dura circa quattro ore; quindi i disturbi della coscienza si attenuano, mentre permane l'astenia, sovente più marcata nei giorni successivi di quanto non lo sia nel corso della crisi.
b) Mescalina. Il peyotl, o peyote, è una cactacea diffusa nelle zone desertiche del Messico e del Texas, il cui nome scientifico è Anhalonium williamsii. Si tratta di un piccolo cactus la cui radice a forma di carota affonda profondamente nel terreno; i suoi fiori (bottoni di mescal) contengono sostanze alcaloidi in quantità maggiore del resto della pianta. Le proprietà allucinogene del cactus sono dovute a un alcaloide specifico fra gli undici isolati, la mescalina. Come per la maggior parte degli allucinogeni, anche per la mescalina la prassi di ingestione faceva parte del cerimoniale religioso delle culture degli indiani del Messico e di quelle precolombiane messicana e azteca: i bottoni di mescal venivano ingeriti dagli sciamani nel corso dei riti collettivi delle tribù del Rio Grande e del Messico centrale. Da questi popoli l'uso si estese agli apache mescalero delle Grandi Pianure, e da essi ai comanche e ai kiowa. Gli effetti della mescalina nell'uomo sono stati estesamente studiati. Lo scrittore H. Michaux, che sperimentò gli allucinogeni come via d'accesso a stati mentali sconosciuti, ha parlato di 'brutalità' dell'esperienza mescalinica. Ma già nel secolo scorso lo psicologo H. Havelock Ellis aveva per primo segnalato le allucinazioni e le visioni colorate prodotte dalla somministrazione della droga. L'individuo sotto il suo effetto sente il proprio coraggio aumentare e le sensazioni di fame e di sete attenuarsi; il tutto è accompagnato da uno stato di ebbrezza che scompare completamente in due o tre giorni. La mescalina determinerebbe una forma di dissociazione della personalità che ricorda la sindrome dissociativa degli schizofrenici.
c) Acido lisergico e sua dietilammide (LSD). Una delle fonti dell'acido lisergico è costituita dai semi lenticolari dell'ololiuqui, una convolvulacea identificata nella Rivea corymbosa. Un'altra è l'ergot, un fungo ascomicete dell'ordine degli Ipocreali, noto scientificamente con il nome di Claviceps purpurea, che parassita la spiga di alcune graminacee, come frumento, orzo, avena e segale. Il fungo è alto fino a 6 cm con un diametro di 5 mm ed esternamente è di colore viola scuro. L'assunzione di pane ottenuto da graminacee infestate dall'ergot fu all'origine in passato di forme di tossicosi, note come ergotismo, cancrenoso o convulsivo, che causarono migliaia di morti. Risalgono all'Ottocento i primi tentativi di isolare le sostanze che determinano i fenomeni provocati dall'ingestione di ergot, ma solo intorno agli anni Quaranta del nostro secolo si pervenne all'isolamento dei dodici alcaloidi dell'ergot, il cui costituente specifico è l'acido lisergico, una sostanza a nucleo eterociclico derivata dall'indolo. Nel 1938 presso i laboratori Sandoz di Basilea fu sintetizzato l'LSD-25, la dietilammide dell'acido lisergico, per condensazione di questo acido con la dietilammide, e la LAE-32, la sua monoetilammide.
Gli effetti dell'LSD sull'uomo furono descritti inizialmente dal suo scopritore, A. Hoffmann, e in seguito approfonditi. Le prime sensazioni (irrequietezza, vertigini) si avvertono 5-10 minuti dopo la somministrazione della droga, in un secondo momento compaiono le nausee, infine le allucinazioni. I colori aumentano in bellezza e intensità rispetto al reale e appaiono forme geometriche e disegni bizzarri che cambiano di forma con il tempo; il corpo sembra frantumarsi all'infinito e mutano le esperienze di spazio e tempo. Disturbi della memoria e dell'attenzione, così come talune allucinazioni, possono persistere anche a lungo dopo l'esperienza. La reazione prolungata più comune è la depressione, talora accompagnata da tendenze suicide. L'LSD è estremamente più potente degli altri allucinogeni: le dosi standard, che producono i primi effetti clinici nell'individuo adulto medio del peso di circa 70 kg, sono costituite da 500 mg di mescalina, 20 mg di psilocibina e solo 0,1 mg di LSD, sostanza molto pericolosa perché annulla le difese dell'io. Le complicazioni, soprattutto psichiche, dovute alla sua assunzione rendono l'individuo, specialmente se predisposto da una condizione di instabilità psichica, particolarmente vulnerabile agli effetti della droga. Sulla base degli studi più recenti, tra i disturbi mentali provocati da questa sostanza si possono citare: reazioni schizofreniche e paranoiche, depressioni psicotiche, reazioni di ansietà, stati di panico acuto; tra le reazioni a carico del sistema nervoso autonomo: dilatazione delle pupille, aumento della frequenza cardiaca e della temperatura, abbassamento della pressione arteriosa, depressione respiratoria.
Assunto per via orale, l'LSD viene assorbito dal tratto gastrointestinale e tende a localizzarsi in diverse aree cerebrali (ipofisi, sistema limbico e diencefalo), in particolare a livello di strutture che giocano un ruolo fondamentale nella visione, da cui i fenomeni allucinatori. Nonostante le indicazioni sulla pericolosità di questa droga (la sua utilizzazione come disinibente in psicoterapia, così come era avvenuto per la mescalina, fu presto abbandonata), durante gli anni Sessanta negli Stati Uniti si assistette alla diffusione della cosiddetta 'cultura psichedelica', che trovò in T. Leary dell'Harvard University il suo profeta. I mezzi di informazione contribuirono alla diffusione delle teorie di Leary, non soffermandosi sufficientemente sui pericoli delle fughe estatiche e degli aspetti edonistici dell'LSD; molte false notizie si mescolarono ai racconti delle 'esperienze' o 'viaggi' sotto l'influenza dell'allucinogeno. Tra l'altro Leary e i suoi discepoli attribuivano all'LSD una potente carica afrodisiaca, effetto che la droga non provoca, e la capacità di stimolare la creatività artistica, altra caratteristica molto discutibile. La moda si esaurì ben presto di fronte alle prove della pericolosità dell'allucinogeno.
d) Armina, bufotenina, dimetiltriptamina. L'armina è una sostanza che si trova nella paricà, polvere allucinogena preparata da una malpighiacea. Essa è presente anche nella Banisteriopsis caapi, da cui si ottiene il caapi o yagè, bevanda allucinogena preparata presso le tribù indie degli altipiani andini. Dalla Prestonia amazonica si ottiene la N-N-dimetiltriptamina che, insieme alla bufotenina, è stata individuata nelle polveri allucinogene usate dagli indigeni delle zone comprese fra il Rio Negro e l'Orinoco. L'assunzione dell'armina determina una prima reazione caratterizzata da vertigini e vomito, seguita da eccitamento psicotico con visioni soprattutto di configurazioni geometriche, al quale subentra uno stato di sonnolenza. La bufotenina invece provoca la comparsa di visioni colorate elementari (cerchi, quadrati) e una sensazione di rilassamento. Effetti collaterali sono costituiti da fenomeni vasomotori e neurovegetativi, quali nausea, vomito, broncospasmo, arrossamento della pelle ecc. La N-N-dimetiltriptamina provoca tremori, nausee, midriasi e aumento della frequenza del polso, accompagnati da allucinazioni e, in seguito, da uno stato di euforia.
e) Iosciamina (atropina) e scopolamina. In tutte le solanacee diffuse nell'area andina sono stati identificati alcaloidi tropanici, in particolare iosciamina e scopolamina; quest'ultima è stata di recente isolata anche dalla Heisteria olivae. Le due sostanze appartengono al gruppo degli allucinogeni anticolinergici, che provocano un'intossicazione con sintomi a carico del sistema nervoso centrale e periferico. La sindrome è caratterizzata, a livello periferico, da tachicardia, secchezza delle fauci, visione offuscata; a livello centrale, da disturbi della memoria e della parola, sonnolenza, confusione, disorientamento, allucinazioni, preceduti da una fase di eccitazione. La scopolamina presenta un'attività psicotomimetica più marcata rispetto all'atropina e, quanto agli effetti, lo stupore e il delirio sono più evidenti, mentre minore è l'eccitamento.
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