CARTAGENA, Alonso de Santa María de
Erudito e politico spagnolo, nato a Burgos nel 1384, morto nel 1456. Il padre Pablo de Santa María, ebreo convertito, vescovo di Cartagena e Burgos, aveva assunto il nome della sua prima sede. Alonso, seguendo la traccia paterna, educatosi severamente allo studio della filosofia e del diritto, e profondo conoscitore di teologia e di storia, acquistò ben presto reputazione e ottenne cariche ufficiali e missioni politiche di grande importanza. Canonico in Burgos nel 1421, decano della chiesa di Santiago e Segovia; vescovo di Burgos dopo la rinunzia del padre (1435), ascese alla dignità di cronista alla corte di Castiglia, e fece parte del Consiglio Reale di Juan II, di cui godette piena fiducia. Oratore ufficiale nel Concilio di Basilea, ottenne il riconoscimento della supremazia del re di Castiglia sopra il re d'Inghilterra; arbitro tra Ladislao VI di Polonia e Alberto II imperatore di Germania, riuscì a stabilire una più salda intesa; schieratosi dalla parte di Eugenio IV, quando il Concilio degenerò nella polemica e nell'intrigo, si ritirò a Roma (1438). Di temperamento vivace e d'ingegno prontissimo, accolse le nuove voci degli studî italiani: prese anche parte alle dispute aristoteliche suscitate da Leonardo Bruni d'Arezzo. Ritornando nel 1440 in Spagna, intensificò la divulgazione del pensiero classico e apri scuole. Tradusse la Retorica e il De Oficiis di Cicerone (Siviglia 1501) e varie opere di Seneca (Siviglia 1541); scrisse opere d'indole didattica e religiosa (Oracional de Fernan Perez, Bu1gos 1487; Memorial de Virtudes, Burgos 1487); compilò trattati di carattere storico-erudito (Anacephalaeosis y Genealogía de los Reyes de España, Emperadores romanos, Reyes de Francia, ecc. (Granata 1545); tentò l'esegesi teologica; fu poeta e giudice di tenzoni letterarie. Fu prediletto da re e da papi; la sua personalità s'impose nella politica e nella cultura contemporanea. Per la versatilità e chiarezza del suo ingegno, per la larga conoscenza di uomini e di cose, e per la feconda attività suscitatrice di nuovi studî, il C. si può veramente considerare come la prima figura rappresentativa dell'umanesimo erudito castigliano.
Le sue opere si trovano nella biblioteca escorialense, alcune tuttora inedite.
Bibl.: Flórez, España Sagrada, Madrid 1747-1869, XXVI, p. 388; Hernando del Pulgar, Claros Varones de Castilla, Madrid 1920; Gil González Dávila, Teatro eclesiástico, Madrid 1645-1700, III, p. 78.