Alpais
Orafo limosino del sec. 12° menzionato in un'iscrizione dedicatoria incisa all'interno di una pisside a smalti attualmente conservata al Louvre di Parigi che, nel 1828, l'acquistò dalla coll. privata del pittore Pierre Revoil. In base alle note di catalogo di quest'ultima, l'opera risulterebbe aver fatto parte degli arredi liturgici dell'abbazia di Saint-Pierre-de-Montmajour presso Arles (dip. Bouches-du-Rhône) andati poi quasi completamente dispersi durante la Rivoluzione francese, quando l'intero complesso benedettino venne venduto come bene nazionale.
Considerata il pezzo forse più prestigioso della produzione limosina (Gauthier, 1950), certo fra i più rappresentativi, la pisside è formata da un piede troncoconico sul quale si impostano una coppa e un coperchio forgiati a stozzo in forma di semicalotte sferiche contrapposte, entrambe scompartite, all'esterno, da una serie di bande concave. Intersecandosi, queste ultime generano una rete di quadrilateri e di triangoli isosceli, disposti in modo da costituire quattro ordini decorativi sovrapposti, entro cui si inquadrano motivi fitomorfi e figure a mezzo busto di angeli e apostoli. Intorno al basamento, avviluppati da un motivo giraliforme traforato, si snodano invece esseri umani e animali mostruosi cui fanno da contrappunto, fissati sul pomo che funge da impugnatura del coperchio, quattro angeli ad altorilievo entro arcate, in atto di tenere fra le mani il simbolo eucaristico. Una fascia orizzontale incisa a linee incrociate e a motivi pseudocufici circoscrive infine l'orlo della coppa e del coperchio.
A fare da tessuto connettivo alla ricca ornamentazione dell'opera, sottolineata da numerosi inserti di pietre dure, è tuttavia il largo impiego dello smalto champlevé, utilizzato secondo una precisa gamma di colori e tonalità diverse in rapporto alle zone da riempire. Sotto il profilo iconografico, altrettanto chiaro appare da parte dell'artista l'intento di organizzare in una compiuta gerarchia spirituale i soggetti prescelti, cui si legano anche quelli incisi sulle pareti interne dell'opera: una mano di Dio benedicente al centro del coperchio e, sotto, in fondo alla coppa, un angelo a mezzo busto con un libro.
Intorno a quest'ultimo, la scritta "Magister G. Alpais me fecit lemovicarum" - confermata, sia pure indirettamente, in base a un registro consolare del 1216, dalla presenza a Limoges di un'intera famiglia con lo stesso nome - viene dunque a rappresentare uno dei rarissimi casi di attestazione esecutiva all'interno di una produzione per la maggior parte anonima, risultando quasi emblematica di quel particolare incrocio di modi tecnici e scelte formali verificatosi nelle botteghe limosine della fine del sec. 12°, epoca cui la pisside può farsi risalire.
A essa sono riconducibili, oltre al basamento e alla coppa di un esemplare quasi identico comparso anni fa sul mercato antiquario (Hayward, 1965), la pisside di Londra (British Mus.), forse eseguita da un allievo, quella di Barcellona (Mus. de Artes Decorativas), simile nella struttura, nonché due coperte di vangeli (l'una a Cologny presso Ginevra, Coll. G. Feltrinelli; l'altra di ubicazione ignota), molto verosimilmente della stessa mano del maestro (Gauthier, 1972).
Bibliografia
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