ALPETRAGIO (Alpetragius dei nostri scrittori latini del Rinascimentét, Alporage dei Francesi, cioè Abū Isḥāq Nūr ad-Dīn al-Biṭrūgi ossia nativo od abitante di Pedroche a nord di Cordova)
Filosofo arabo musulmano della Spagna, morto circa il 600 dell'ègira, 1204 d. C. Fu amico e discepolo dell'altro famoso filosofo Ibn Ṭufail (v.) ed ebbe rinomanza anche nell'Occidente europeo per un suo libro astronomico (Kitāb al-hai'ah "Libro d'astronomia") nel quale egli tenta una nuova spiegazione geometrica dei moti solari e planetarî, eliminando, come contrarî alla fisica aristotelica, gli epicicli e gli eccentrici di Tolomeo. Egli segue dunque la corrente anti-tolemaica iniziata in Spagna dai filosofi Ibn Bāgiah (morto 533 èg., 1139 d. C.), Ibn Ṭufail (morto 581 èg., 1185-1186 d. C.) ed Averroé (morto 595 èg., 1198 d. C.); risuscita in gran parte, come già Averroé, la hippopeda (ἱπποπέδη) o linea spirica di Eudosso, ammette soltanto orbite concentriche alla terra e giranti intorno ad assi differenti, pone per ragioni fisiche il sole fra Mercurio e Venere, accoglie il moto di trepidazione delle stelle fisse di Arzachel (az-Zarqālī) e fa rivivere una bizzarra ipotesi già emessa da Arabi di Baghdād nel sec. X, che cioé non esistano in realtà moti celesti da occidente a oriente e che i moti planetarî diretti (ossia verso oriente) siano una semplice illusione ottica dovuta al fatto che le velocità angolari dei pianeti sarebbero variamente minori di quella con cui la sfera celeste compie la sua rotazione diurna intorno alla terra. Queste idee d'Alpetragio, offrendo un sistema cosmografico conforme ai puri principî aristotelici, incontrarono favore presso alcuni cristiani ed ebrei di Spagna e di Provenza ed ebbero qualche ripercussione anche in Italia nel sec. XVI. Il libro di A. fu tradotto in latino da Michele Scoto a Toledo nel 1217, ma questa versione è inedita al pari del testo arabo; Mosében Ṭibbōn lo tradusse dall'arabo in ebraico nel 1259, e dall'ebraico lo volse in latino nel 1529 il napoletano Calo Calonymos. Questa barbara versione fu pubblicata a Venezia nel 1531 (Alpetragii Arabis Theorica planetarum).
Bibl.: L. Gauthier, Une réforme du système astornomique de Ptolémée tentée par les philosophes arabes du XII siècle, in Journal Asiatique, s. 10ª, XIV (1909), pp. 483-510 (insufficiente dal punto di vista matematico astronomico); C. A. Nallino, art. Sun, in Hastings, Encyclopaedia of religion and ethics, XII, Edimburgo 1921, pp. 98-99.