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DAUDET, Alphonse

di AIceste Bisi Gaudenzi - Enciclopedia Italiana (1931)
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DAUDET, Alphonse

AIceste Bisi Gaudenzi

Romanziere, nato il 13 maggio 1840 a Nîmes e morto a Parigi il 17 dicembre 1897. Compiuti a Lione gli studî liceali, fu costretto per le crescenti angustie domestiche ad assumere, appena sedicenne, un posto di istitutore nel collegio di Alais. Alla fine del 1857, privato dell'impiego, raggiunse, con la mente piena di sogni, il fratello Ernesto a Parigi, condividendone a lungo gli stenti. Esordì nel giornalismo con una serie di liriche che raccolse poi in Les Amoureuses (1858) e La double Conversion (1859). Seguirono, sulle colonne del Figaro, Le Gueux de province, evocazione delle miserie della sua vita di istitutore, e le novelle di Le Chaperon Rouge (1861). Fu per cinque anni segretario del duca di Morny, fino alla morte di questi (1865). Diede allora al teatro: La dernière Idole (1863), Les Absents (1863), L'Øillet blanc (1864). Ma sul drammaturgo prevalse presto il narratore. Dopo una prima serie di Lettres sur Paris (1865), le Lettres de mon moulin (1866), con la finezza delle loro osservazioni e con la grazia dei loro paesaggi, con la loro lucida analisi della realtà e con il delicato senso di poesia, a cui le impressioni e visioni di Provenza servono di sfondo, parvero una rivelazione. E fu forse il momento più felice della sua vita. Si sposò allora (1867) con Giulia Allard, che gli fu compagna devota per tutta la vita. Nel 1868, Le petit Chose, in cui si riflettono le travagliate vicende della sua giovinezza, segnò subito la sua posizione rispetto all'avanzante naturalismo: il tono del romanzo è realistico, ma il D. si preoccupa soltanto di esprimere attraverso immagini desunte dal mondo della realtà, i proprî sentimenti. Così, di quanto aveva visto negli anni trascorsi a fianco del duca di Morny, fece tesoro per tracciare nel Nabab (1877) un quadro reale della vita del Secondo Impero; così, nelle Lettres à un absent (1871), rievocò con patriottica emozione gli avvenimenti di cui fu testimone durante la guerra del 1870. Scrisse Fromont jeune et Risler aîné (1874) in un vecchio palazzo di Marais, donde vedeva il tumultuoso movimento operaio del sobborgo e delle officine. Pronto alla tenerezza e alla commozione, ma sempre - come si disse - con un "coin de malice" in fondo alla sua osservazione della vita, D. si muove in questo mondo di "verità vissuta" senza che la sua immaginazione corra pericolo di soggiacervi: in un fine sorriso ironico si ristabilisce l'equilibrio fra l'esperienza della realtà e l'innato ottimismo del suo spirito. Della sua Provenza la bonaria caricaturale figura di Tartarin (Les aventures prodigieuses de Tartarin de Tarascon, 1872; Tartarin sur les Alpes, 1885; Port Tarascon, 1890), nata dal suo amore e dalla sua ironia, fu, nella delicatezza di mano con cui è trattata, la suprema espressione. Invece il suo fondo di umana pietà si riversò nella penetrante analisi di anime, che D. offerse nei romanzi: Les Rois en exil (1879); Numa Roumestan (1880); L'Evangéliste (1883); Sapho (1884), rapidamente giunti a fama europea e ancora oggi universalmente noti. Dai romanzi D. trasse anche per il teatro varî drammi: Jack, in collaborazione con La Fontaine, e il Nabab con Pierre Elzéar (1878); Les Rois en exil con Delair (1883); Sapho, con Belot (1885); Numa Roumestan (1887); La lutte pour la vie (1889), oltre ai lavori giovanili: Le frère aîné (1868); Le Sacrifice (1869); Lise Tavernière (1872). Ma soltanto l'Arlesienne (1872), dramma in tre atti e cinque quadri con musica di Bizet, è rimasto in repertorio. Contemporaneamente D. aggiungeva alla sua opera narrativa i deliziosi Contes du lundi (1873); Contes et Récits (1873); Robert Helmorat, studî e paesaggi (1874); Les Femmes d'artistes (1874); Contes choisis, La Fantaisie et l'Histoire (1879); Souvenirs d'un homme de lettres (1883); e diverse graziose novelle per i fanciulli, come La Belle Nivernaise (1886) e le leggende renane: Les Cigognes (1886). Non ostante la malferma salute, compose ancora negli ultimi travagliati anni altri romanzi e studî di costumi del tempo: Trente ans de Paris (1887); L'Immortel (1888); La lutte pour la vie (1890); L'Arrivée, Mon Tambourinaire (1891); Rose et Ninette (1892); Entre les frises et la rampe (1894); La Petite Paroisse (1895); Trois Souvenirs (1896); L'enlèvement d'une étoile (1896); La Fedor (1897); Soutien de Famille (1898). Formatosi alla scuola del naturalismo, D. fu di questo il poeta, che pur nello studio della realtà si salvò dagli eccessi di crudezza e di materialità in cui altri caddero, mirando più all'interno delle anime che all'esteriore apparenza delle cose: per la purità e squisitezza dello stile è uno dei maestri della prosa moderna, che scostandosi da Flaubert, da Zola, dai Goncourt, preludia al rinnovamento del romanzo francese.

Ediz.: Le Øuvres complètes in 18 voll., Parigi 1899-1901. Tutte le opere principali sono tradotte anche in italiano.

Bibl.: E. Daudet, Mon frère et moi, souvenirs d'enfance et jeunesse, Parigi 1882; L. Daudet, A. D., Parigi 1898; G. Pellissier, Le mouvement litt. au XIXe siècle, Parigi 1890; P. Morillot, Le roman en France, Parigi 1892; F. Brunetière, Le roman naturaliste, Parigi 1883; A. Le Breton, Le roman français au XIXe siècle, Parigi 1901; D. Diederich, A. D. sein Leben und seine Werke, Berlino 1900; L. A. Ashleman, La société française d'après l'oeuvre d'A. D., Parigi 1910; G. A. Ratti, Les idées morales et littér. d'A.D., Grenoble 1911; J. Brivois, Essai de bibl. des oeuvres de D., avec fragments inédits, Parigi 1895.

Vedi anche
naturalismo Arte e letteratura Genericamente, la tendenza a riprodurre quanto più fedelmente possibile, nell’opera d’arte, la natura o il reale: lo scrittore tenta di vietare a sé stesso, più o meno radicalmente, ogni intervento personale o passionale; analogamente, l’artista mira a rappresentare la realtà oggettiva ... Edmond e Jules Huot de Goncourt Scrittori francesi (Edmond: Nancy 1822 - Champrosay 1896; Jules: Parigi 1830 - ivi 1870). Fratelli, elaborarono insieme libri d'arte e di storia aneddotica, vari romanzi (tra cui Soeur Philomène, 1861; Germinie Lacerteux, 1865) e il Journal (iniziato nel 1851), dove una quantità di notizie, aneddoti, ... Marcel Proust Scrittore francese (Parigi 1871 - ivi 1922). Figlio di Adrien, prof. universitario di medicina, e di Jeanne Weil, di ricca famiglia ebrea, donna sensibile e colta alla quale restò morbosamente legato, all'età di nove anni cominciò a soffrire d'asma, malattia che lo tormentò tutta la vita. Frequentò il ... Victor-Marie Hugo Scrittore francese (Besançon 1802 - Parigi 1885), figlio di Joseph-Léopold-Sigisbert (v.), che egli seguì da bambino nei suoi spostamenti (Corsica, Calabria, Spagna). Già nel 1818 e nel 1819 fu premiato nei "giochi floreali" di Tolosa: alla poesia si dedicò fin dalla prima adolescenza, durante gli studî ...
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    Scrittore (Nîmes 1840 - Parigi 1897). Esordì con un libro di versi, Les Amoureuses (1858), fu giornalista e, per cinque anni, segretario del duca di Morny. Raccolse le impressioni dei suoi primi anni in Le petit Chose, histoire d'un enfant (1868); si affermò con i racconti Lettres de mon moulin (1869) ...
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