Alpi
s. f. pl. – Con l’avanzare del processo di integrazione europea si sono indebolite le gelosie nazionali, mentre si è fatta più viva l’esigenza di una politica comune a tutela del patrimonio ambientale, culturale ed economico. Le numerose particolarità che le A. offrono si amalgamano in un teatro naturale corale, con esigenze e prospettive che avvicinano tra loro i popoli alpini. A questo fine negli anni Novanta del 20° secolo è stata ratificata la Convenzione per la protezione delle Alpi tra otto Stati, sotto gli auspici della Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, con sede in Liechtenstein. Il lavoro della commissione ha avuto come scopo principale quello di fare cooperare le realtà istituzionali locali in una molteplicità di reti funzionali alla gestione di particolari aspetti della vita alpina. Sono nate così forme associative per la valorizzazione sostenibile del territorio, la segnaletica per i sentieri, i marchi per i prodotti tipici, lo scambio di esperienze tra le municipalità e l’efficienza energetica, tanto più importanti data la crescita del turismo e la corrispettiva necessità di protezione della biodiversità alpina. L’obiettivo è quello di arrivare a prodotti e servizi realizzati e forniti all’interno della regione, così da garantire sostenibilità, crescita economica e autenticità della vita alpina. Anche lo sviluppo dei trasporti nell’arco alpino si scontra con i problemi della sostenibilità ambientale da una parte e la necessità di assicurare collegamenti sempre più rapidi e sicuri alle merci in transito in una delle aree chiave dell’economia europea. In questo disegno particolare rilevanza assume il progetto della società svizzera Alptransit che sta realizzando il traforo di base del San Gottardo: al termine dei lavori sarà il tunnel più lungo del mondo con i suoi 57 km e sarà in grado di mettere in collegamento Milano e Zurigo in tempi rapidissimi. La popolazione delle A. rimane però legata alle proprie identità e istituzioni locali, senza mostrare una sensibilità politica comune. La cooperazione ha quindi registrato un successo solo dall’alto, come gestione funzionale del territorio, senza guadagnare legittimità politica tra gli abitanti dell’area.