ALPI (II, p. 591)
Geografia fisica. - Negli ultimi anni è da notare anzitutto una ripresa degli studî e delle ricerche interessanti la limnologia della zona alpina. Il campo di questi studî è quanto mai vasto, poiché notevolissimo risulta essere il numero dei piccoli bacini lacustri disseminati al disopra dei 2000 metri. Una statistica è stata fatta per la Venezia Tridentina e da questa si può avere un'idea anche per le altre regioni. Gli studî limnologici in genere hanno avuto recentemente un orientamento decisivo, soprattutto ad opera degli studiosi tedeschi, e i metodi e programmi da essi adottati sono stati applicati anche ai laghi di alta quota soprattutto per l'impulso dato a queste ricerche dal Trener, nella Venezia Tridentina, potenziate da varî istituti scientifici italiani (Società italiana progr. sc. e R. Lab. centr. di idrobiologia, ecc.). Ma le ricerche limnologiche, soprattutto rivolte ai problemi biologici che esse presentano, hanno avuto, nella Monti e nella fiorente scuola da lei guidata, dei sapienti illustratori per modo che alcune zone (Alpi Trentine, Alpi Lombarde, ecc.) della regione alpina italiana sono state studiate profondamente sia per i maggiori bacini lacustri pedemontani, sia anche per quelli, di più piccola estensione, ma di alto interesse scientifico, che si trovano al disopra dei 2000 metri. Tali studî non sono limitati alla cerchia interna; la scuola limnologica svizzera, quella degli studiosi tedeschi e altre si sono occupate dei bacini lacustri, egualmente numerosi, della cerchia esterna e delle Alpi Orientali (da ricordare, tra gli altri, gli studiosi svizzeri e quelli austriaci, specialmente della scuola di Innsbruck), pur avendo questi studî, quasi esclusivamente, interesse e carattere regionale, poiché se si esclude l'opera di O. Pesta, d'interesse generale, e quella monografica del Ministero per l'agricoltura e per le foreste, opera del Trener e di altri, per la Venezia Tridentina manca una pubblicazione d'insieme.
Accanto a queste recenti ricerche sulla limnologia, vanno menzionate quelle interessanti le forme solide dell'acqua in montagna e più precisamente la neve e il ghiaccio. Per quanto interessa la prima, gli studî si sono sviluppati sempre più negli ultimi anni, tanto nel sistema alpino, quanto fuori di esso, ad opera sopra tutto di ricercatori inglesi e tedeschi, concretandosi nella pubblicazione di opere di carattere generale dovute a Seligman, Lunn, Flaig e altri e in studî particolari, tra i quali notevolissimi quelli di Welzenbach, il grande alpinista scomparso sul Nanga Parbat, che aveva posto a servizio della scienza la vasta esperienza in questo campo, acquisita attraverso intensi anni di campagne alpinistiche. Tali studî recano soprattutto un contributo notevole alla conoscenza del meccanismo, della struttura, della formazione delle valanghe e di tutte le altre proprietà che le caratterizzano.
Accanto a questi studî e intimamente connessi con essi sono quelli riguardanti la glaciologia, che, almeno per la zona italiana, sono continuati negli ultimi anni, intensificati e coordinati ad opera soprattutto del Comitato glaciologico italiano, che annualmente cura lo studio e l'osservazione, assai particolareggiata, di più di 200 ghiacciai della zona italiana delle Alpi. Le ricerche dell'ultimo decennio sono caratterizzate da due ordini di fatti: anzitutto la peculiare profondità data a queste ricerche, non limitandosi più gli studiosi a semplici, benché precise, registrazioni sulle variazioni della lingua dei singoli ghiacciai, ma volgendo la loro attenzione a un complesso gruppo di fattori di carattere soprattutto meteorico e climatico, che sui ghiacciai hanno diretta influenza (ablazione, ecc.). Il secondo gruppo di fatti, che sono proprî degli ultimi anni, sono quelli che interessano il comportamento attuale dei ghiacciai, caratterizzati, quasi completamente, da una fase di regresso e solo in piccole entità da una fase stazionaria o di progresso. Gli studî e le ricerche sono estesi ai ghiacciai appartenenti ai diversi gruppi delle Alpi Occidentali, Centrali e Orientali, con distribuzione assai varia, tale che permette di trarre anche conclusioni di carattere generale. Registrazioni regolari sono fatte anche a cura del D. Alpenverein sulla cerchia esterna delle Alpi Centrali e Orientali. Da tutte queste ricerche risulta che attualmente i ghiacciai sono in periodo di ritiro e, in piccolo numero, stazionarî.
Spopolamento. - Da alcuni anni si sono iniziate sistematiche e particolareggiate ricerche interessanti l'economia delle genti di montagna, con particolare riguardo e interesse alle zone alpine della regione italiana. Ricerche analoghe, seppure impostate con una certa diversità d'intenti, vanno ricordate anche per le zone delle Alpi Francesi. Queste ricerche sono eseguite a cura del Ministero dell'agricoltura, senza però raggiungere la minuziosa e profonda forma scientifica, data alle ricerche italiane.
I programmi di ricerca, gli scopi da perseguire, i metodi da usare sono stati esposti da A. Serpieri in un volume introduttivo, nel quale egli richiama anzitutto l'attenzione su alcune questioni di carattere generale, quali quelle riguardanti le zone agrarie della regione, la definizione e le caratteristiche peculiari delle imprese terriere e delle attività economiche che ad esse fanno capo, per poter giungere ad esporre e riassumere le caratteristiche particolari di questa forma di economia, strettamente legata alla montagna e più specificatamente alle Alpi.
Onde raggiungere più facilmente lo scopo, è discussa l'opportunità e l'uso di guide-questionario atte a dare alle ricerche particolari sui diversi argomenti nelle varie regioni montane la necessaria omogeneità; i tipi di guida-questionario sono diversi, per i diversi argomenti: studio generale dell'economia della produzione terriera in un territorio; studio monografico di aziende tipiche; studio di imprese di trasformazione fondiaria; studio delle condizioni dei contadini in un territorio; studio di famiglie di contadini, ecc.
Con questa premessa di carattere generale s'inizia la trattazione vera e propria del problema che per ovvie ragioni è stata affidata a un certo numero di persone di sicura e provata competenza non solo per la capacità di trattazione dell'argomento, ma anche per la conoscenza diretta delle singole regioni studiate. Anche la metodica, usata nelle varie relazioni, risente di una certa unità e omogeneità, derivante dal fatto che a ciascuno dei collaboratori sono state assegnate norme di carattere generale a cui attenersi. L'argomento è stato trattato a seconda di divisioni spaziali prestabilite: Alpi Liguri-Piemontesi, Alpi Lombarde, Alpi Trentine, Alpi Giulie, ecc., ed esteso poi anche ad alcune regioni dell'Appennino.
Finora sono stati pubblicati i risultati che interessano le Alpi Liguri-Piemontesi e quelle Trentine, corredati da note introduttive e riassuntive delle ricerche fatte. Il fenomeno dello spopolamento non è di data recente e non è solo localizzato nelle regioni alpine italiane, ma è avvenuto, dalla seconda metà del secolo XIX, con intensità maggiore o minore in tutta la zona alpina. Notevoli indagini del fenomeno, prima ancora che venissero fatte particolareggiate ricerche in Italia, si hanno per la cerchia estema delle Alpi, dove nelle Alpi e Prealpi Francesi lo spopolamento ha assunto proporzioni imponenti, in relazione soprattutto al regresso demografico di tutta la repubblica. Da tale fenomeno non si sono salvate le Alpi Piemontesi, dove, pur mancando la zona prealpina, si riscontrano caratteri molto simili a quelli dell'opposto versante. Anche lo spopolamento delle Alpi Centrali è stato oggetto di ricerche approfondite ed è stato riconosciuto che più del 50% dei comuni svizzeri hanno rivelato sintomi di spopolamento, mentre per le Alpi Lombarde, caratterizzate da una forma economica particolare, esso è limitato soprattutto alle vallate intenne. Nella zona esterna della Alpi Bavaresi il fenomeno non si è manifestato e così pure per le Alpi Orientali si sono avuti indizî di spopolamento con qualche ritardo. Mentre nella seconda metà del secolo XIX il fenomeno aveva assunto entità piuttosto rilevante, l'ultimo decennio dell'800 e il primo del '900 rivelano, per alcune regioni, un affievolimento.
Il bisogno di compiere quindi ricerche in questo argomento si è fatto sentire sempre più e l'iniziativa per le zone italiane ha dato i suoi frutti, apparsi negli ultimi anni nella forma di cui già si è detto. Tali studî non solo hanno permesso di rilevare con esattezza i fattori demografici che intervengono nello spopolamento, ma hanno soprattutto messo in evidenza il fenomeno dal lato qualitativo e cioè in tutti i fattori locali, nelle cause e negli effetti e permettono inoltre di rilevare che in ogni zona della parte italiana delle Alpi il fenomeno dello spopolamento si manifesta in correlazione a quelle che possono essere le caratteristiche peculiari di ogni singola valle presa a sé e in relazione alle regioni finitime, esercitanti su essa una certa influenza.
Bibl.: Boll. com. glac. ital., 1929-36; Lo spopolamento montano in Italia, I: Le Alpi Liguri-Piemontesi, voll. 2; II, III, IV, V: Le Alpi Centrali e Orientali, a cura del Comitato per la geografia del Consiglio naz. delle ricerche e dell'Istituto di economia agraria.