ALPI (II, p. 951; App. I, p. 99; II, 1, p. 143)
In questo ultimo decennio (1949-58) si sono andate sempre più affermando le nuove teorie sulla genesi del sistema alpino, per cui la concezione delle falde di ricoprimento (E. Argand) è stata in parte modificata o attenuata dalla concezione del colamento per gravità (M. Gignoux, L. Moret). Nuove ricerche si sono poi svolte sui fenomeni nivoglaciali, i quali tanta importanza hanno sulla interpretazione delle varie forme del terreno, che caratterizzano il paesaggio alpino. I terreni periglaciali in tutti i settori alpini, ove il manto nevoso temporaneo si conserva a lungo, sono stati studiati nel loro processo di formazione e considerati come elementi del paesaggio alpino (fenomeni crionivali). Inoltre il manto nevoso è stato pure oggetto di particolari ricerche per la determinazione della sua densità e del suo spessore. In Svizzera nell'Osservatorio del Weissfluh, sopra a Davos, in Italia nelle varie stazioni nivometriche istituite per iniziatva del Consiglio Nazionale delle Ricerche; così pure in Francia ed in Austria gli studî sul manto nevoso sono stati intensificati allo scopo di prevedere la formazione delle valanghe (in Svizzera), o per prevedere e conoscere la quantità di acqua di riserva costituita dal manto nevoso, acqua che può essere valorizzata sia per le irrigazioni dei pascoli sia per il funzionamento delle centrali idroelettriche. La coltre glaciale ha poi richiamato l'attenzione dei glaciologi italiani, francesi, svizzeri, austriaci, in rapporto soprattutto al notevole regresso, che da tanti anni presenta la grande maggioranza dei ghiacciai alpini.
Particolarmente tali ricerche si sono svolte nelle Alpi Italiane per iniziativa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Comitato Glaciologico Italiano); le fronti di oltre 100 ghiacciai fra i più importanti sono state controllate annualmente nelle loro variazioni; di molti ghiacciai si è proceduto a rilevamenti topografici di precisione in grande scala ed a sondaggi sismici per la determinazione dello spessore del ghiaccio. Oggetto di tali particolari studî furono i ghiacciai del Miage, del Triolet, di Pré de Bar nel Monte Bianco; della Tribolazione, nel Gran Paradiso; di valtournanche e di Tyndall, nei gruppi Cervino-Breithorn; del Grande Verra, del Lys, del Belvedere nel Monte Rosa; dei Forni nel gruppo dell'Ortles, del Careser nel M. Cevedale; della Marmolada nelle Dolomiti. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha in corso la pubblicazione di un completo catasto dei ghiacciai italiani, con i loro relativi dati morfometrici.
Dai più recenti calcoli si può affermare che la coltre glaciale di tutto il sistema alpino si è ridotta, nell'ultimo trentennio, del 15% in superficie, mentre lo spessore del ghiaccio ha subìto una diminuzione media di circa 30 metri. Calcolando a circa 3000 km2 la superficie glaciale di tutto il sistema all'inizio del sec. 20°, attualmente possiamo considerarla ridotta a circa 2550 km2; perciò, tenendo conto anche della diminuzione in spessore, appare quanto grande sia stata la perdita di acqua di riserva subita dalla idrografia alpina.
Anche la flora e la fauna alpina, dopo l'interruzione dei lunghi anni di guerra, sono state oggetto di studio e di cure con la riorganizzazione dei Parchi Nazionali (Gran Paradiso, Stelvio) e con la creazione di nuovi giardini botanici alpini, come quello di Valnontey (Aosta), che ha sostituito quello perduto e distrutto del Piccolo San Bernardo.
È infine di questo ultimo decennio la creazione di un Istituto Fotografico Alpino a Biella che ha per materiale le numerose e belle fotografie eseguite nelle Alpi da Vittorio Sella, il fotografo delle spedizioni del Duca degli Abruzzi.
Notevole in tutte le A. è stata la costruzione di nuovi bacini di sbarramento e di centrali idroelettriche; fra gli impianti più grandiosi possiamo ricordare quello di Tigne nella valle dell'Isère, quello di Serre Ponçon nella Durance, che si può considerare il più grandioso d'Europa (altezza della diga m 120; spessore alla base 650 m; lunghezza m 600; bacino sotteso 3600 m3; volume di invaso 1200 milioni di m3, capacità utile 900 milioni di m3; superficie del lago 2900 ha), quello di Emasson in Svizzera, alimentato dalle acque del ghiacciaio dell'Argentière, in Fraucia; quello di Beauregard in Valgrisanche, di Molveno nel Trentino, di Kaprun nelle Alpi Austriache, del Colle del Grimsel in Svizzera, ecc.
La rete stradale alpina si è arricchita di varie strade di interesse turistico e commerciale: del Colle di Susten in Svizzera, del Colle del Nivolet (Gran Paradiso), del Grossglockner in Austria. Due grandi trafori stradali sono in costruzione, uno sotto al massiccio del Monte Bianco, e l'altro sotto al Gran San Bernardo. Sono poi progettate le autostrade del Colle della Croce (Valle del Pellice), del Frejus e del Sempione, queste ultime due parallele al traforo ferroviario.
Numerose seggiovie e funivie sono state costruite in tutte le A. per favorire il movimento turistico, estivo e invernale. Più grandiosa fra tutte, è la funivia del Monte Bianco, che traversa tutto il massiccio da Entrèves nella Valle d'Aosta a Chamonix in Francia, per il Colle del Gigante, raggiungendo i 3700 m di altitudine nell'Aiguille du Midi.
L'economia alpina, sempre più a diretto contatto con quella del piano, ha continuato in tutte le valli alpine a profondamente modificarsi; anche nelle A. si verifica il fenomeno dell'industrializzazione a vantaggio dei maggiori centri dei fondovalle rispetto ai minori delle alte valli; ove lo spopolamento, per il quale furono presi tanti provvedimenti, si intensifica sempre più, a danno di quella che era la tradizionale economia alpina basata sul pascolo, sull'allevamento dei bovini e sul bosco.
Anche le grandi costruzioni di dighe e di centrali idroelettriche non hanno risolto il problema dell'occupazione, in quanto questi lavori vengono a coincidere con quelli della montagna, nella stagione estiva. Il montanaro deve lasciare i suoi pascoli e le sue baite per recarsi ai lavori delle dighe e delle centrali.
Così i grossi centri industrializzati dei fondovalle, quali Susa, Aosta, Châtillon, Sondrio, Trento ecc. hanno visto più o meno sensibilmente aumentare la loro popolazione a danno dei piccoli comuni di alta montagna. Non si fabbricano più i tipici prodotti dei pascoli alpini (formaggi), che le industrie più meccanizzate del piano possono immettere sul mercato nazionale ed estero a minor prezzo. Di fronte a tale concorrenza molte popolazioni alpine cercano tuttavia di provvedere con una più moderna organizzazione (consorzî per la raccolta e la lavorazione del latte, costruzione di lattodotti, miglioramento delle baite per renderle più rispondenti alle nuove esigenze della vita civile; costruzione di seggiovie non a solo scopo turistico).
Inoltre tutte le valli alpine vedono trasformarsi le dimore rurali, che divengono più confortevoli, comode ed accoglienti. Si trasforma anche il materiale da costruzione; la pietra del posto viene sostituita da mattoni e da altri materiali, che i mezzi di trasporto portano dal piano; i tetti sono costruiti in leggere e solide lamiere, non più nelle pesanti lose. I vecchi attrezzi di lavoro scompaiono sostituiti da altri, più moderni, fabbricati dalle industrie del piano. L'artigianato tende a scomparire, la grande industria ha raggiunto anche la montagna. In alcune più favorite valli hanno trovato sviluppo le industrie turistiche ed alberghiere; gli sport invernali richiamano folle di appassionati.
Bibl.: M. Gignoux, La tectonique d'écoulement par gravité, in Bulletin Société géologique de France, 5e, XVIII (1948); R. Fabiani, Trattato di geologia, Roma 1957; G. Nangeroni (ed altri autori), Studi sui fenomeni crionivali nelle Alpi Italiane, Fondazione per i problemi montani dell'arco alpino, Milano 1954; G. Morandini e M. Vanni, Le osservazioni sul manto nevoso in Italia nel periodo fra il 1951-52 e il 1955-56, in Bollettino Comitato glaciologico italiano, n. 7, II Serie, Torino 1956; Comitato Glaciologico Italiano, Catasto dei ghiacciai italiani, Milano 1959; F. Abbadessa, Cartes des neiges du bassin du Po, Union géodesique et géophisique Internationale. Assemblée Générale de Rome, 1954, Pubbl. n. 39, Tomo IV; M. Millecamps, Sur l'application de la photogrammetrie terrestre a l'étude de la Mer de glace, in Comptes rendus de l'Académie des sciences, Parigi 1956; R. Blanchard, Les Alpes Occidentales, Grenoble 1945-1954; G. Nangeroni e R. Pracchi, La casa rurale nella Montagna Lombarda, Consiglio Nazionale delle Ricerche. Ricerche sulle dimore rurali in Italia, XVIII, Roma 1958; M. Vanni, Le Alpi, geografia generale, Torino 1946; Encyclopédie par l'image, Les Alpes, Parigi 1959.