Vedi ALTAI dell'anno: 1958 - 1994
ALTAI (v. vol. I, p. 267)
A partire dagli anni '60 l'Istituto di storia, filologia e filosofia della sezione siberiana dell'Accademia delle Scienze della Russia ha iniziato un'estesa attività di ricognizione delle testimonianze delle diverse epoche, dal Paleolitico Inferiore alla fine del I millennio d.C. In questa attività sono stati già raggiunti risultati significativi, tra cui la scoperta di nuove testimonianze artistiche da parte di V. D. Kubarev nella regione dell'A. sud-orientale, frutto del primo studio sistematico condotto nella regione e iniziato nel 1968.
L'A. sud-orientale è una regione caratteristica, che si distingue dalle altre zone dell'A. e che è in gran parte occupata dalla steppa del Cu, un altopiano pietroso e semidesertico a un'altitudine di 2000 m sul livello del mare, circondato da alte catene montuose. Qui sono le sorgenti del fiume Cu e dei suoi affluenti Ulandrïk, Yustïd, Barburgaza e Buguzun.
Gli scavi di alcuni kurgan del tipo di Pazïrïk nella valle del fiume Ulandrïk furono condotti da Kubarev nel 1968-69 e nel 1972-75. A differenza dei noti e ormai classici complessi funerarî di Pazïrïk (v. vol. V, p. 1003), quelli dell'Ulandrìk illustrano il costume funerario di un'ampia fascia della società di quel tempo (V-I sec. a.C.). Le pareti dei kurgan sono composte da pietrame e massi; il loro diametro varia da 1 a 15 m, l'altezza da 0,2 a 0,8 m. Le camere funerarie erano scavate in forma quasi rettangolare per una profondità variabile da 1,6 a 3-3,3 m, lunghe da 1,4 a 2,6 m e larghe da 1 a 2,4 m, completamente rivestite di pietra. L'acqua, che filtrava tra le pietre, d'inverno formava una caratteristica lente di ghiaccio in cui gli arredi funerari si son potuti conservare magnificamente per due millenni. Sul fondo della tomba si poneva in genere una bassa intelaiatura di due o tre file sovrapposte di assi o travi di larice, mentre la copertura era di assi. Il pavimento della tomba era coperto accuratamente da uno strato di lastre, su cui era sistemato un piancito di legno, limitato all'area dell'intelaiatura.
La gran parte delle sepolture sono singole, ma ne esistono di doppie e collettive, con tre o quattro individui. Un aspetto caratteristico del rito funerario era costituito dalle sepolture equine. Uno o più cavalli, verosimilmente appartenenti ai defunti che venivano sepolti, erano collocati nella stessa camera funeraria, ma al di fuori della intelaiatura.
La composizione del corredo funerario è regolata dalle tradizioni rituali delle genti di Pazïrïk connesse al culto degli antenati. Come nei grandi kurgan di Pazïrïk, nell'Ulandrïk troviamo una quantità significativa di oggetti artistici, sculture, bassorilievi, lavori ad applicazione, che decoravano i finimenti di cuoio, le vesti, i copricapi e le capigliature dei defunti.
Le forme, i soggetti, le caratteristiche stilistiche della produzione artistica dell'Ulandrìk rientrano per ampie linee nell'arte animalistica scito-siberiana, ma in particolare costituiscono una parte fondamentale della cultura di Pazïrïk. Prodotti caratteristici di questa cultura sono i morsi lignei a forma di S, le cui estremità allargantisi sono decorate da raffigurazioni scolpite con teste di grifoni, lupi, predatori felini (pantera?); tali motivi nell’Ulandrïk sono identici a quelli di Pazïrïk.
Un secondo gruppo di decorazioni è costituito dai pendenti lignei a placca, con raffigurazioni di teste di grifone affrontate in modo araldico. Ogni placca presenta una scena compiuta, composta da due teste di grifone al di sotto delle quali è raffigurato un trifoglio che verosimilmente simboleggia il fiore di loto. Raffigurazioni simili sono assenti non solo nell'arte delle altre regioni dell'A., ma anche nell'Asia centrale, anche se le stesse teste di grifone, pur nell'accentuata stilizzazione, conservano in modo palese delle caratteristiche proprie di Pazïrïk nel rendimento della cresta, dell'orecchio, dell'occhio.
Nel kurgan 2 si era conservata una giubba decorata con applicazioni in cuoio. Le applicazioni si presentano come piccole cornici quadrate che racchiudono l'immagine di un gallo. Rispettando nel complesso la tradizione della cultura di Pazïrïk nel rendimento di questo uccello, l'artista ha conferito alla sua raffigurazione una stilizzazione più marcata. Le zampe e le penne della coda sono trasformati in realtà in elementi decorativi, mentre il becco ricorda piuttosto quello di un'aquila.
Originali per il loro soggetto sono due altre applicazioni ritagliate da corteccia di betulla, rinvenute nel kurgan 3, raffiguranti la testa di un leone che tiene nelle fauci la testa di un pesce che si contorce. Scene di lotta tra animali sono ben attestate nell'arte di Pazïrïk, ma una raffigurazione simile si incontra qui per la prima volta, anche se gli stessi «eroi» sono comuni a Pazïrïk.
Di grande interesse è un gruppo di forcine di legno e bronzo, ricoperte d'oro, utilizzate per sostenere e abbellire le acconciature. Una delle forcine è costituita da uno spillo di bronzo con all'estremità una figurina lignea di cavallo stante. Le figurine sono completamente ricoperte d'oro. Altre due forcine sono integralmente lignee: l'estremità di una reca la figurina di un cervo, l'altra ha un ibex con le zampe posteriori «raccolte». Le zampe con unghie rilevate sono poste sul dorso di un altro animale.
Oltre agli oggetti sopra ricordati, nelle sepolture dell'Ulandrik sono stati rinvenuti ornamenti lignei «a pettine» per la testa, decorati con figurine di cervi, cavalli e caproni, rese a bassorilievo o con rilievo più alto. Pur se contraddistinte dalle caratteristiche stilistiche locali, tali immagini conservano nello stesso tempo numerosi tratti arcaici dello stile animalistico scito-siberiano: gli animali stanno sulla punta delle unghie, con zampe piegate; le unghie delle zampe anteriori e posteriori sono unite in un unico punto; si ha l'impressione che l'animale sia seduto con leggerezza; si hanno anche figurine di animali al passo. Nuova e inusuale è la raffigurazione di cervi con maschera antropomorfa; in uno di questi la maschera è sul dorso, cornuta, dorata, mentre in un altro è presso le zampe posteriori, accanto alle unghie.
Nelle raffigurazioni a bassorilievo le teste sono rese con volumi scultorei e sono lavorate separatamente e aggiunte. Tale metodo era condizionato dal fatto che la figura dell'animale era posta sulla parte anteriore dell'ornamento «a pettine», mentre la testa doveva essere rivolta verso l'osservatore.
Un altro tipo di ornamento per la capigliatura è rappresentato dai diademi di legno, decorati da bassorilievi e dipinti in rosso, nero e bianco. Si tratta sempre di oggetti eseguiti nello stile caratteristico dell'arte scito-siberiana. Tra essi sono particolarmente interessanti quattro bassorilievi con coppie di animali e fiere affrontati l'uno all'altro: cammelli, cervi, daini e pantere. Su un diadema è raffigurata una scena di lotta tra un cervo e una pantera.
L'ultimo gruppo di ornamenti è costituito da punte di pendenti in legno, eseguite in forme di coppie di figure a bassorilievo di pantere e lupi, oppure solo delle loro teste. È evidente qui l'influsso dello stile scito-siberiano e più precisamente di Pazïrïk.
Oltre agli scavi nell'Ulandrïk, Kubarev nel corso degli ultimi quindici anni si è dedicato a ricerche su menhir del tipo olennye kamni («pietre dei cervi») e sulle statue antico-turche. Gli olennye kamni dell'A. sud-orientale si distinguono in modo netto dai monumenti simili della Mongolia e della regione del Baikal. Sono datati al primo periodo di Pazïrïk, tra il VII e il V sec. a.C. Il loro gruppo più caratteristico è costituito da blocchi allungati di granito, alti c.a 40-70 cm, con diverse raffigurazioni incise. Troviamo pendenti o cinture, segni cruciformi, collane, diademi, pugnali, stampi, asce da guerra, archi e faretre; tra gli animali, si trovano le tradizionali figurine di cervi e di predatori felini.
Tra le diverse testimonianze della storia e della cultura degli antichi popoli dell'A., un posto particolare occupano le statue in pietra di età antico-turca, diverse decine delle quali sono state scoperte e studiate da Kubarev. Lo studioso ha proposto una divisione in tipi su base iconografica. Il primo tipo è costituito da raffigurazioni a bassorilievo di figure maschili di fronte; la mano destra tiene un recipiente davanti al petto, la sinistra è poggiata sull'impugnatura di una spada o di un pugnale. Il secondo tipo è analogo al primo e si distingue solo per la posizione della mano sinistra, portata sulla cintura o al di sotto della mano destra; i singoli dettagli sono incisi con una linea di contorno. Il terzo tipo è affine ai primi due per quanto concerne la tecnica di esecuzione e il rendimento della figura, con la differenza che il recipiente è tenuto dalle due mani davanti al ventre. Il quarto tipo, infine, è costituito da statue in cui è scolpito solo il volto o il contorno della testa della figura.
Nell'estate del 1985 Kubarev ha portato alla luce, nel villaggio di Karakol, un kurgan con quattro sepolture. Sulle lastre di tre di questi sono state trovate immagini di animali e di creature fantastiche rese con il colore. In base allo stile, alla tecnica di esecuzione, al soggetto e al fatto che fossero «sovrapposte» l'una all'altra, le pitture di Karakol sono state divise da Kubarev in tre gruppi in successione diacronica. Il primo (IV-metà del III millennio a.C.) è costituito da immagini realistiche, eseguite a stampo, di alci o di una parte delle teste di alci o di cervi. Il secondo (seconda metà del III millennio a.C.) è un gruppo più numeroso di immagini antropomorfiche fantastiche, rese col colore; si tratta di figure di profilo, con un braccio, che portano sul capo una «corona» solare. Sempre a questo periodo appartiene un altro insieme di raffigurazioni di figure antropomorfiche in movimento, con teste coronate da corna chiuse ad anello. Il terzo (fine del ΙΙΙ-inizî del II millennio a.C.) vede gli stessi «eroi» del secondo, ma con una tecnica di esecuzione del tutto diversa. I soggetti antropomorfici, fortemente schematizzati, sono resi con un'incisione estremamente sottile. Si tratta di divinità solari e lunari, spiriti del male e del bene, oppure di potenti sciamani, intermediari tra gli uomini e le forze soprannaturali? Gli studi continuano, e la risposta a tale quesito verrà da essi.
Bibl.: V. D. Kubarev, Drevnie izvajanija Altaja. Olennye kamni («Antiche statue dell'Aitai. Menhir del tipo olennye kamni»), Novosibirsk 1979; id., Drevnetjurkskie izvajanija Altaja («Statue antico-turche dell'Aitai»), Novosibirsk 1984; id., Kurgany Ulandryka («I kurgan dell'Ulandrìk»), Novosibirsk 1987; id., Drevnie rospisi Karakola («Le antiche pitture di Karakol»), Novosibirsk 1988; V. S. Ol'khovskij, Olennye kamni (k semantike obraza) («i menhir del tipo olennye kamni. Per una semantica della forma»), in SovArkh, 1989, I, pp. 48-67.
(Ju. G. Belokobyl’skij)