ALTAN (Altano), Enrico, il Vecchio
Nacque da Giovanni Battista probabilmente a Salvarolo (Pramaggiore, Veneto), circa il 1570; studiò prima con un precettore, poi al Collegio Romano a Roma ed infine a Padova, dove si laureò in legge il 4 maggio 1601. Nel 1630, anno della peste di Verona, fu nominato sopraintendente alla Sanità in Friuli e sembra che questo sia l'unico incarico pubblico che gli venisse affidato. Si dedicò alla composizione di commedie, in parte pubblicate a cura dei fratelli Alcide e Lamberto, e rappresentate in varie città d'Italia, in parte rimaste manoscritte. Le prime sono L'Americo (Venetia 1621), La Prigioniera (Venetia 1622), il Mecam Bassà overo il Garbuglio (Trevigi 1625), della quale esiste una poco diversa versione manoscritta col titolo di Ali Bassà, e Le Mascherate (Trevigi 1633); le seconde comprendono La Giletta, l'Olimpia e La luce.
Sono commedie in cui l'argomento, talvolta d'ispirazione fantastica e talvolta realistica, è trattato con l'interesse volto più allo intreccio, vario e ben congegnato, che ai caratteri, che escono scialbi dal dialogo spesso lungo e monotono; il comico èsempre contenuto nei limiti dettati all'A. da una preoccupazione moralistica, del resto non eccessivamente pesante. Lodate da G. B. Ghirardelli, G. Fontanini, G. M. Crescimbeni, M. Quadrio ed altri, le commedie furono poi del tutto dimenticate.L'A. mori, non sappiamo se a Salvarolo, a Palazzolo Stella o a Portogruaro, nel 1648.
Un nipote dell'A., Enrico Altan il Giovane (1654-1738), è noto per alcune raccolte poetiche d'occasione, per le Memorie sopra la famiglia de' signori Altani, apparse anonime a Venezia nel 1717, per un poemetto in ottave, La Patria del Friuli dolente, in tempo che Vienna era assediata dai Turchi (in Spicilegio poetico, Udine 1735), e soprattutto per una tragedia, La Romilda (Venezia 1699; ibid. 1702, con ampio corredo di annotazioni erudite). In questa egli riprese un fosco episodio di storia friulana narrato da Paolo Diacono e non nuovo alle scene tragiche dei sec. XVI e XVII, con gusto per i modelli senechiani nelle scene in cui non mancano particolari orripilanti e nei lunghi cori ad intonazione moralistica, ma con una preoccupazione, già settecentesca, per i criteri di regolarità e verosimiglianza.
Bibl.: [E. Altan], Memorie sopra la famiglia de' signori Altani, Venezia 1717, pp. 128-133; G. G. Liruti, Notizie delle vite e delle opere scritte da' letterati del Friuli, II, Venezia 1762, pp. 324-327; [A. Liruti], Memorie sul teatro friulano, in Mercurio d'Italia storico letterario per l'anno 1797, Venezia, pp. 279-284; A. Zambaldi, Monumenti storici di Concordia..., San Vito 1840, pp. 270-272; F. Di Manzano, Cenni biogr. di letterati ed artisti friulani, Udine 1885, p. 12; R. Zotti, San Vito nella storia. Uomini e famiglie notabili, Sacile 1926, pp. 15-30; F. Fattorello, Storia della letter. ital. e della coltura nel Friuli, Udine 1929, p. 152; F. D. Ragni, Delle commedie di E. A. il vecchio, in Atti d. Acc. di scienze lettere ed arti di Udine, s. 6, V (1938-39), pp. 23-39; G. Marchetti, Friuli. Uomini e tempi, Udine 1959, p.739. Per Enrico A. il Giovane v. oltre il Liruti, lo Zambaldi, ecc., B. Chiudo, Romilda (Hist. Lang. IV, 37): Studio di leggenda, in Nuovo arch. veneto, XL (1920), nn. 119-120, pp. 136-138.