alterazione
. Il termine appare sei volte nelle opere dantesche: una volta nella Commedia e le altre nel Convivio. Esso ha valore specificamente filosofico e si richiama al concetto della ἀλλοίωσις aristotelica, lungamente discusso nel De Generatione et corruptione: " Alteratio quidem est, quando manente subiecto sensibili existente, transmutatur in eius passionibus, aut contrariis entibus aut mediis: puta corpus sanum est et rursus laborat manens idem " (Gener. et corrupt. I 4 319b 10 ss.; cfr. Phys. V 2, 226a 226b 1). A. è dunque " mutazione " delle qualità accidentali di una sostanza. Così in Pg XXI 43 Libero è qui da ogne alterazione, si afferma l'assoluta incorruttibilità del Paradiso terrestre il quale, come i cieli, non patisce i mutamenti qualitativi (pioggia, vento, terremoti, ecc.) propri del mondo sublunare (cfr. Alberto Magno Phys. I I 8 " caelum... neque recipit alterationem physice loquendo ").
Lo stesso valore ha il vocabolo in quattro luoghi del Convivio: IV X 9 è da sapere che ogni cosa che si corrompe, sì si corrompe, precedente alcuna alterazione, e ogni cosa che è alterata conviene essere congiunta con l'altera[nte cagione (emendamento del Vandelli a l'alterazione dell'edizione 1921); E per lo venti significa lo movimento de l'alterarione; ché, con ciò sia cosa che, dal diece in su, non si vada se non esso diece alterando con gli altri nove e con se stesso, e la più bella alterazione che esso riceva sia la sua di se medesimo, e la prima che riceve sia venti, ragionevolemente per questo numero lo detto movimento significa (II XIV 3), dove il soggetto sottinteso è ‛ il cielo stellato ', dotato di milleventidue corpora di stelle, cielo che, appunto, attraverso il numero venti significa il moto alterativo, in quanto nella numerazione dal dieci in su si procede alterando il dieci con gli altri nove numeri e con altre diecine, e la più bella di queste a. si determina aggiungendo una o più volte il dieci a sé stesso in modo da ottenere venti, trenta e così via: pertanto il numero venti simboleggia bene l'a., per la quale la sostanza (in questo caso il dieci) permane e mutano le qualità.
Nel rimanente luogo del Convivio (IV XV 17 può essere la mente non sana... per l'alterazione del cerebro, sì come sono frenetici), la parola è usata in un'accezione più propriamente medica, e vale " turbamento ", " mutamento ", che allontana l'organo cerebrale dalle sue normali funzioni.