Altissimo comfort
Il nuovo rifugio del Goûter, a quasi 4000 metri sul versante francese del Monte Bianco, con la sua innovativa forma ‘a uovo’ concilia estetica e tecnica ed è stato realizzato ponendo particolare cura alla sostenibilità della costruzione. Siamo ormai lontani dalla romantica capanna in legno del passato.
Il rifugio alpino al tempo di Internet è ormai un edificio abbastanza paragonabile agli hotel di fondovalle, con camere autonome, acqua calda, docce, ristorante e vetrate che si affacciano sul mondo esterno. Gli architetti non concepiscono più il rifugio come un romantico spazio di ricovero in attesa della scalata, piuttosto come luogo di passaggio e di scambio. Per questo progettano rifugi avveniristici utilizzando materiali, arredi e soluzioni abitative funzionali al turismo intensivo. I progettisti guardano sempre più alla valle che sale al rifugio e sempre meno alla montagna che sta sopra.
Al contempo il rifugio d’alta quota acquisisce nuovi significati, diventando un simbolo del turismo leggero, rispettoso e consapevole, anche perché di solito il rifugio si raggiunge solo a piedi, unendo sudore e curiosità per guadagnarsi un piatto di pasta o una fetta di crostata. Il moderno rifugio tende a essere autosufficiente dal punto di vista energetico e presidia i posti più belli, alti, panoramici, luoghi anche metaforicamente lontani dall’inquinamento luminoso delle città e vicini alla luce delle stelle.
Di recente sono stati costruiti rifugi molto innovativi sulle Alpi svizzere (per esempio la Monterosa Hütte, nella valle di Zermatt) e sulle Alpi italiane, come il nuovo rifugio Gonella al Monte Bianco. Alla fine di giugno 2013, sulla via normale francese al Monte Bianco, è stato inaugurato il futuristico rifugio del Goûter, a 3835 metri d’altezza, una specie di astronave per 120 ospiti che grazie alle soluzioni ingegneristiche innovative rappresenta un ulteriore passo avanti (o indietro, secondo gli osservatori più tradizionalisti) verso una montagna tecnologica, cromata e ad alta efficienza energetica. Insieme ad altre realizzazioni che hanno destato ammirazione e scandalo, come per esempio il bivacco-siluro Gervasutti sul versante italiano delle Grandes Jorasses, il nuovo Goûter è quanto di più lontano si possa immaginare dalla romantica capanna di legno di cent’anni fa, dove gli alpinisti si addormentavano sotto una montagna di coperte.
Il rifugio Goûter è stato progettato dall’architetto ginevrino Hervé Dessimoz, sotto la supervisione della Fédération Française des Clubs Alpins et de Montagne che è proprietaria della struttura. L’architetto ha scelto una forma che lui definisce ‘a uovo’ per conciliare estetica e tecnica in un luogo dove le raffiche di vento possono raggiungere anche i 300 km/h. La giovane gestrice della struttura, Amélie Faure, ha osservato che «il nuovo rifugio possiede solo 20 posti letto in più del precedente, ma lo spazio a disposizione e la comodità sono incomparabili». E aggiunge: «C’è chi polemizza sul fatto che la struttura del nuovo rifugio sia troppo visibile. Pure io dico che qualsiasi costruzione umana posta a 3835 metri sulla cresta di un ghiacciaio alpino è comunque una violenza alla natura. E allora tanto vale farla comoda».
Quanto alla sostenibilità della costruzione, ecco alcuni aspetti che i progettisti pubblicizzano sul sito ufficiale: tutto il legname è francese, prevalentemente di Saint-Gervais-les-Bans, per ridurre i costi di trasporto; i componenti sono stati montati a valle per ridurre il traffico di elicotteri necessario per il trasporto in quota; inoltre viene fatto largo uso di energie rinnovabili (tra cui pannelli solari fotovoltaici, termici e biomassa), accompagnate da sistemi di cogenerazione, impianto per l’acqua, sistema di scioglimento della neve, trattamento delle acque reflue. Tenendo conto della direzione prevalente del vento, la particolare forma a uovo permette alla neve di scivolare sulle pareti laterali del rifugio confluendo nell’impianto di trattamento dell’acqua, presto pronta per l’uso. L’acqua è tutto per un rifugio alla soglia dei 4000 metri, dove non esistono sorgenti naturali e la temperatura esterna si mantiene per buona parte dell’anno sotto zero gradi. L’acqua fa la differenza.
Il rifugio più alto d’Europa
È la Capanna Osservatorio Regina Margherita, situata sul Monte Rosa a 4556 m di altezza, dedicata alla regina Margherita di Savoia (che vi pernottò nel 1893, anno dell’inaugurazione), ospita un importante laboratorio adibito alla ricerca scientifica.
I rifugi alpini
Questo particolare tipo di edificio si sviluppa con il diffondersi dell’alpinismo e la fondazione delle grandi società alpine. Dopo un primo periodo di costruzioni rudimentali, sin da fine Ottocento si è venuta sviluppando una particolare tecnica della costruzione dei rifugi, che riguarda in primo luogo la loro costituzione organica, planimetrica e altimetrica, in vista dei diversi compiti loro assegnati (in base alla differenziazione dell’alpinismo, alla capienza desiderata, ai diversi modi di gestione, ecc.); in secondo luogo la scelta dell’ubicazione specifica (in base agli obiettivi alpinistici propri di ciascuno, alle zone montane e agli itinerari cui servono, alla salvaguardia dalle offese esterne, ecc.); in terzo luogo la conformazione delle loro singole parti, tale da prestarsi al buon funzionamento nel particolare ambiente.