ALTOBELLI, Ilario, senior
Nato a Montecchio-Treia nelle Marche (giugno-luglio 1560), vestì a soli quindici anni l'abito dei minori conventuali (29 maggio 1575), venendo ordinato sacerdote nel 1585. Fondatosi a Roma il celebre Collegio Sistino di S. Bonaventura (1587), riservato ai migliori alunni dell'Ordine, l'A. fu tra i primi ad esservi ammesso; e l'8 dic. 1591, nel capitolo provinciale di Fermo, ottenne la laurea in teologia.
Fu reggente di studi a Verona (1599-1605), Rimini, Fermo, Ancona (1610); ministro provinciale d'Oriente (1596); conimissario generale delle Marche, Abruzzi e Stiria; teologo del cardinale F. Boncompagni; segretario generale e annalista dell'Ordine.
Nel 1604, reggente e professore di matematica e astronomia nello Studio di Verona, fu tra i primi ad osservare la stella nova, che tante discussioni doveva suscitare tra gli astronomi del tempo. L'A. avrebbe avvistata la stella al tramonto del 9 ottobre, mentre il Keplero con il Maestlin la diceva comparsa il 10, ponendo così in dubbio la priorità della scoperta. Ma nel De Stella nova in pede Serpentarii, ecc., Pragae 1606, lo stesso Keplero non escluse la possibilità di una precedente osservazione dell'Altobelli.
Cordialissima fu la corrispondenza che l'A. ebbe con il Galilei intorno a questa stella. Gli inviò per primo (3 nov. 1604) le informazioni da lui richieste agli astronomi italiani e stranieri; con lui si trovò sostanzialmente d'accordo nel giudicare la nuova stella altissima sopra tutti i pianeti, fuori perciò della regione elementare; e quando nel 1610 il Galilei pubblicò il suo Sidereus nuncius, con l'annunzio della scoperta di quattro satelliti di Giove, l'A. gli fece giungere una lettera di vivo plauso e ammirazione, nella quale lo informava anche di alcune sue ipotesi sulla Via Lattea e sui satelliti di altri pianeti, e gli chiedeva l'invio di lenti che gli consentissero di costruire un cannocchiale e ripetere le osservazioni astronomiche.
Con l'astronomia l'A. coltivò, secondo gli usi del tempo, anche l'astrologia. Non trascurò la poesia e lo studio delle lingue: parlava oltre l'italiano e il latino, il francese, lo spagnolo, le lingue slave. Per i suoi studi di astronomia costruì vari strumenti (quadranti, balestriglie, astrolabi) e compì anche studi sull'analemma o p roiezione ortografica del percorso del sole.
Fra i suoi scritti, solo in parte editi, si ricordano: De nova stella (che P. Riccardi non sapeva se e quando fosse stata stampata); De occultatione stellae Martis anni 1615 (citata da G. Santini, senza altra indicazione); Nova doctrina contra opinionem Aristotelis circa generationem cometarum, Venetiis 1627; Tabulae regiae divisionum duodecim partium coeli et syderum obviationum ad mentem Ptolomae, ecc., Maceratae 1628; Demonstratio oste ndens artem dirigendi et domilicandi Ioannis de Monteregio non concordare cum doctrina Ptolomaei ,Fulginiae 1629; fra gli inediti: De numero annorum mundi coniectatio ex Divinis Litteris et SS. Patribus deducta; De proxima Reipublicae Venetae inclinatione ex astris coniectura multiplex; Animadversio physica in novilunium ecclipticum... versum Veronae die 24 Dec. 1601; Genealogia Seraphica, e altri di carattere storico, matematico, astronomico, astrologico e letterario. Questi scritti sono conservati in varie biblioteche italiane e straniere, e pur non essendo, come del resto gli scritti editi, del tutto originali, non mancano di ipotesi, intuizioni e dottrine che danno all'A. posto fra gli scienziati del suo tempo.
L'A. morì a Montecchio-Treia il 31 ott. 1637.
Bibl.: G. Franchini, Bibliosofia... di scrittori O. F. M. Conv., Modena 1693, pp. 375-377 G. Santini, Picenorum mathematicorum elogia, Maceratae 1779, p. 53; E. Vecchietti, Biblioteca Picena, I, Osimo 1790, p. 87; G. G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum S. Francisci, I, Romae 1905, pp. 377-378; A. Favaro, Galileo Galilei e lo Studio di Padova, I, Firenze 1883, p. 392 Le lettere dell'A. al Galilei sono pubblicate nel vol. II, pp. 228, 230, 247, 249, 342-345); O. Galilei, Opere (ed. naz.), X, pp. 116, 118, 132, 135, 317, con le lettere, già pubblicate da A. Favaro, dell'A. al Galilei; XX, p. 369; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, Modena 1893, I, p. 27; IV, col. 84; Correz.e aggiunte, s. 5, col. 6; G.Stano- II. Balsimelli, Un illustre scienziato francescano amico di Galilei, in Miscell. francesc., XLIII (1943), pp. 81-129; G. Stano, La Genealogia Seraphica del p.I.A., ibid., XLIV (1944), pp. 68-110; E. Lucatello, Preti scienziati, Milano 1949, pp. 75-78; L. Thorndike, A History of magic and experimental Science, VII, New York 1958, pp.16, 110-112; Dict. d'Hist. a de Géogr. Eccles., I, coll. 827-828.