ALTOMONTE (Hohenberg)
Famiglia di artisti attivi in Austria e in Polonia tra la fine del sec. XVII e il XVIII.
Martino, secondo alcune fonti, sarebbe nato a Napoli l'8 maggio 1657, ma, secondo un'iscrizione autografa su di un suo quadro dipinto nel 1744, conservato nell'abbazia di Göttweig, la data di nascita andrebbe spostata al 1658-59.
Il vero nome e la provenienza dell'A, non sono stati tuttavia chiariti a fondo: per alcuni era figlio di un fornaio tirolese di nome Hohenberg, per altri (Kiaus) è da ritenersi di origine puramente italiana. È da notare a questo proposito come i disegni dell'A. nella raccolta di Melk siano firmati "Altomonte", e come d'altra parte non esistano sue opere firmate "Hohenberg". Dal 1673 al 1678 circa l'A. fu a Roma, allievo del Baciccia e poi di G. Brandi e di C. Maratta. Presentato dal cappuccino Marco d'Aviano al re di Polonia Giovanni III Sobieski, si trasferì verso il 1684 in Polonia, dove fu nominato pittore di corte. Per commissione del re eseguì tra l'altro due raffigurazioni delle vittorie di Giovanni III sui Turchi La rotta dell'assedia di Vienna e la Battaglia di Parkany (ora nella chiesa parrocchiale di Zòlkiew, provincia di Leopoli). Decorò poi la residenza del Sobieski a Wilanow presso Varsavia (gli possono essere attribuite le scene mitologiche ivi recentemente scoperte) ed esegui molti ritratti. Fra questi, è da ricordare particolarmente il ritratto della Regina Maria Casimira con i figli, una complicata composizione allegorica, ispirata ad esempi della pittura di corte francese (collezione privata; una replica esiste nella Pinacoteca di Monaco di Baviera). Dopo la morte del re (1696), l'A. passò al servizio di varie famiglie aristocratiche polacche: dei Wodzicki, del maresciallo Stanislaw Jan Jablonowski, di Jan Dobrogost Bonawentura Krasinski. Le opere di questo periodo sono state tutte distrutte ad eccezione del Ritratto della signora Wodzicka (Varsavia, Museo Nazionale).
Sposatosi a Varsavia nel 1695 con la figlia di un impiegato prussiano di Konigsberg, da questa, sempre a Varsavia, ebbe tre figli: Michele Stanislao (n. 1695), Andrea (n. 1699) e Bartolomeo (n. 1702). Negli anni 1701-1702 l'A. dipinse una Madonna per il monastero dei gesuiti a Święta Lipka (prov. di Warmja, Polonia settentrionale).
L'invasione della Polonia da parte di Carlo XII spinse l'A. a lasciare la Polonia. Nel 1703 (?) si trasferiva a Vienna, dove nel 1707 veniva ammesso all'Accademia di pittura e nominato aiuto del direttore, P. von Strudel. Ebbe poi il titolo di "Kaiserlicher Kammermaler". Negli anni 1703-1720 l'A. si dedicò soprattutto - per commissione della famiglia imperiale - a lavori di decorazione, come nel palazzo Mirabell a Salisburgo (1718), o a composizioni di carattere biblico e mitologico (Susanna, 1709, ora nel Museo del Belvedere a Vienna). L'opera più nota di questo periodo è il soffitto (1716) della Sala dei Marmi del Belvedere Inferiore con l'Apoteosi del principe Eugenio, grande affresco allegorico tipico del barocco austriaco dell'inizio del Settecento. Fra le decorazioni di edifici sacri dello stesso tempo sono i dipinti dell'abbazia benedettina di Admont (1718), i soffitti delle due sagrestie della cattedrale di Santo Stefano di Vienna, quadri per le chiese di Kremsmiinster, St. Polten, Zwettl, ecc.
Nel 1720 l'A. si trasferì a Linz, e in questa città, alternando soggiorni nel monastero cisterciense di Heiligenkreuz, rimase fino alla morte. In questo ultimo periodo l'A. si dette soprattutto alla pittura di soggetto religioso, eseguendo numerosissimi dipinti per chiese austriache (Heiligenkreuz, Herzogenburg, St. Polten, Linz, Wilhering, Kremsmùnster, ecc.), e rimanendo sempre in contatto con la Polonia, nonché con l'Ungheria, dove inviava sue opere (cinque quadri nella chiesa carmelitana di Gyor, 1726).
L'A. morì il 14 sett. 1745 a Vienna, dove fu sepolto. Una memoria manoscritta conservata a Heilingenkreuz ha erroneamente fatto ritenere che egli fosse invece morto e sepolto in questa località.
Disegni dell'A. sono conservati all'Albertina di Vienna e nei conventi di S. Floriano (Linz) e di Melk.
Bartolomeo A., nato a Varsavia nel 1702, ebbe i primi insegnamenti di pittura dal padre che lo mandò a perfezionarsi in Italia; prima a Bologna (1717) presumibilmente con M. A. Franceschini, poi a Roma (1719) con B. Luti e dal 1721 presso F. Solimena a Napoli, dove si trovò a contatto con D. Gran, anch'egli allievo, a quel tempo, del Solimena.
Trasferitosi nel 1722 in Austria, fu presto introdotto dal padre nel suo vasto giro di commissioni per le chiese austriache. Al 1723 risalgono infatti i primi lavori per il convento di San Floriano (Linz), presso il quale dal 1731 fu affiliato alla confraternita di S. Sebastiano. A S. Floriano Bartolomeo eseguì, per la decorazioni delle sale interne, vari affreschi: soffitto della sala imperiale, su bozzetto del padre (le prospettive architettoniche sono opera di I. Sconzani, 1723-24); decorazione del refettorio (1727-31); affresco della biblioteca (1747; le prospettive sono di Antonio Tassi).
Ha eseguito inoltre affreschi a St. Polten nella cattedrale (1739) e nel palazzo vescovile (1780), nei conventi di Wilhering (1740-41), di Seitenstetten (174-45, di Herzogenburg (chiesa conventuale, 1751-55 ,su bozzetti di D. Gran; biblioteca, 1753; sala delle feste, 1772; scalinata, 1779), di Engelszell (1759-62), di Admont (biblioteca, 1774), ecc., e numerosi quadri d'altare per le chiese austriache. Nel 1770 divenne membro dell'Accadenia di belle arti di Vienna.
Morì a S. Floriano (Linz) l'11 nov. 1783.
Disegni e bozzetti di Bartolomeo si conservano nei conventi di S. Floriano e di Melk e all'Albertina di Vienna.
Gli A. contribuirono alla diffusione in Austria della grande tradizione barocca italiana, che nei primi decenni del XVIII sec. doveva assumere un'impronta tipicamente austriaca per merito soprattutto di G. M. Rottmayr e confluire nel rococò: a quest'ultimo stile si accostò con sempre maggior decisione Bartolomeo, dagli affreschi di Wilhering in poi, per il virtuosismo illusionistico delle composizioni, lo schiarimento delle tinte, la leggerezza delle forme.
L'altro figlio di Martino, Andrea, è con tutta probabilità quell'Andrea ingegnere civile e militare, disegnatore teatrale e incisore, nato nel 1699; secondo alcuni autori in Austria, ma più probabilmente a Varsavia.
Avrebbe collaborato con Bartolomeo alla decorazione interna del convento di Wilhering (1740 circa). Su suo progetto venne eseguita, tra l'altro, la sistemazione del giardino del palazzo Schwarzenberg a Vienna. A Krumau (oggi Krumlov) sulla Moldava costruì nel 1748 una scuola d'equitazione invernale nel giardino di corte, dove nel 1762 organizzò un artistico gioco d'acque secondo il gusto rococò. Dal 1763 fu alla corte di Maria Teresa come disegnatore del teatro di corte e regio ingegnere, funzione mantenuta fino alla morte, avvenuta a Vienna il 13 giugno 1780.
Si ricorda anche un Giacomo A., pittore, che usava apporre alla propria firma l'appellativo di "romanus", attivo nel sec. XVIII in Sardegna, e che ha lasciato a Cagliari due quadri firmati e datati 1721 nella chiesa di S. Antonio (in cattivo stato di conservazione, mentre alcuni affreschi nella stessa chiesa sono scomparsi), due tele firmate e datate 1722 nella chiesa di S. Domenico (distrutte dai bombardamenti del 1943), un complesso di tele e affreschi, firmati insieme a D. Colombino, ma non datati, nella sacrestia della chiesa di S. Michele. La menzione di un dipinto di Giacomo, nel catalogo della galleria del convento di S. Floriano (cit. in A. Czerny, Kunst und Kunstgewerbe im Stifte St. Florian,Linz 1886, p. 303), indurrebbe a supporre qualche suo vincolo di parentela con i pittori Martino e Bartolomeo.
Bibl.: J. I. Kraszewski, Ikonotheka, Wilno 1858, p. 14; K. Przeździecki, Przyczynek do wiadomości o Altemontem na podstawie dokumentów archiwum kólcielnickiego hr. Wodzickich ("Nuove notizie a proposito dell'Altomonte, tratte dai documenti conservati nell'archivio dei conti Wodzicki a Kościelnica"), in Sprawozdania Komisji Historii Sztuki ("Resoconti della Commissione per la Storia dell'Arte"), IV (1891), p. LI; B. Gubrynowicz, Malarze na dworze Jana III ("Pittori alla corte di Giovanni III"), Lwów 1895; Oesterreiche Kunsttopographie, III, Wien 1909, pp. 342 ss.; XIX, ibid. 1926, passim; XXIX, ibid. 1940, passim; A. Hajdecki, Vestigie artificum Polonorum Viennensis, in Przewodnik naukowy i literacki ("Guida scientifica e letteraria"), XXXVIII (1910), pp. 744, 833; J. Klaus, Martin A. Sein Leben und sein Werk in Oesterreich, Wien 1916; M. Riesenhuber, Die kirchliche Barockkunst in Oesterreich, Linz 1924, p. 513; A. Feulner, Skulptur und Malerei des 18. Yahrhunderts in Deutschland, Wildpark-Postdam 1929, pp. 172 175 ss.; J. Starzyńiski, Dwór artystyczny Jana III ("L'arte alla corte di Giovanni III"), in Zycie Sztuki ("La vita dell'arte"), I (1934), p. 148; T. Mańkowski, Malarstwo na dworze Jana III ("La pittura alla corte di Giovanni III"), in Biuletyn Historii Sztuki ("Bollettino di Storia dell'Arte"), XII (1950), p. 275; Id., Marcin Altemonte malarz nadworny Yana III ("M. A. pittore di corte di Giovanni III), in Sprawozdania Polskiej Akademii Umie'ktnoici ("Resoconti dell'Accademia delle Scienze di Polonia), LI (1950), p. 455; K. Garaś, Magyarorszégi festészet a XVIII szézadban, Budapest 1955, p. 12; L'opera del genio italiano all'estero, A. Petrucci, Gli incisori dal sec. XV al sec. XIX, Roma 1958, p. 167; J. R. Fussli, Allgein. Künstlerlexikon, Neue Zusdtze, I, Zurich 1824, p. 110; G. K. Nagler, Neues Allgem. Künstler-Lexikon, I, Munchen 1835, pp. 83 s.; VI, ibid. 1838, p. 203; Oesterr. National-Encyklop., I, 1835, p. 60; E. Rastawiecki, Slownik malarzdw polskich tudzie* obcych w Polsce osiadlych. (Diz. di pittori polacchi e stranieri residenti in Polonia), I, Warszawa 1850, p. 6; III, ibid. 1857, p. 110; C. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserth. Oesurreich... des Jahrhunderts 1750 bis 1850...,I, Wien 1856; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, pp. 355 s. (con ulteriore bibliogr. per Martino, Bartolomeo e Andrea); Encicl. Ital., II, p. 719; Polski Slownik Biograficzny ("Dizionario Biografico Polacco", I, Krakòw 1935, p. 83); V. Galetti-E. Camesasca, Encicl. della pittura ital., I, p. 46; G. Aurenhammer, Das Melker Skizzenbuch des Martin Altomonte, "Jahrb. des Vereins fur Landeskunde von Niederösterreich" ,XXXII, 1955-56; Id., Die Handzeichnung des 17. Jfahrhunderts in Oesterreich, Wien 1958, pp. 79 ss., 147 ss. (ivi bibliografia).