altrui
Molto frequente in D., sia in funzione di aggettivo che di pronome. Di norma è usato nei casi obliqui, eccetto alcuni luoghi dove appare in posizione di soggetto di infiniti dipendenti da verbi servili, come in If I 95 non lascia altrui passar per la sua via; Pg XXVI 105 con l'affermar che fa credere altrui; Pd II 51 fan di Cain favoleggiare altrui; Vn XXIII 20 22 che facea ragionar di morte altrui; XL 10 14 hanno vertù di far piangere altrui. Vedi pure, in unione a participio, per più fare credente altrui (Vn V 4). In questi esempi vale impersonalmente " la gente ", " gli altri ".
Tale valore generico e impersonale è predominante nella maggior parte degli esempi danteschi. In primo luogo, a. come pronome vale " ad altri ", " ad altra gente ", " agli altri ": satisfare altrui (If XVI 80); ch'i' la mostri altrui (Pg XVI 62); io nol so dire altrui ( Cv II Voi che 'ntendendo 3, ripreso in VI 3); altri esempi: Vn V 3, XIV 10, XV 8, XIX 6 14, XXII 14 6, XXXI 9 10; Rime LVI 21, LXXX 12, LXXXVII 2, 5 e 17, LXXXIX 7, CIII 26, CVI 101, Rime dubbie XII 11, XXII 14; Cv I II 14, XII 4, II XI 6, III Amor che ne la mente 45, IV XXVII 3, Pg XXVI 133, Fiore CXC 3.
Per quanto riguarda il verso di If XXXIII 24, la vulgata antica concordemente legge e che conviene ancor ch 'altrui si chiuda, assegnando quindi ad a. il valore dativale (cfr. Petrocchi, ad l.).
In secondo luogo, come aggettivo, vale " di altri ", " degli altri ", " di altra persona ": L'altrui bene (Pg X 89); cenni altrui (XII 129); altrui danni (XIII 110); la vïolenza altrui (Pd IV 20); lo pane altrui (XVII 59); l'altrui scale (XVII 60); e così anche in Vn XXI 8, XXXV 3; Rime LVIII 14, CXVI 39; Cv I II 17, IV 4, V 5, XI 1 e 15, II III 4, X 6, IV Le dolci rime 135, III 4, VII 15, X 1, XIV 1, XVII 3, XXII 12, XXIV 14, XXV 8, XXVII 13; If XXX 41, Pg VII 93, XVII 123, XXXIII 131, Pd VI 132, XXVII 32; Fiore LXXXIX 14, Cv 5, CX 3.
In If VI 89 priegoti ch'a la mente altrui mi rechi, a., con senso più ristretto, vuol dire " dei viventi ".
Come pronome, con la stessa funzione genitivale, si trova in If IV 50 uscicci mai alcuno, o per suo merto / o per altrui, che poi fosse beato?; in Cv I XI 20 (tre volte), Il IV 12, XII 2, e in Fiore XCIII 4, CVI 2.
Con esclusivo valore pronominale, e principalmente come complemento oggetto, indica " gli altri ", " il prossimo ", " la gente ": o con forza o con frode altrui contrista (If XI 24); e va rabbioso altrui così conciando (XXX 33); veggendo altrui, non essendo veduto (Pg XIII 74); e così pure in Rime LXXX 22, XCI 38, CVI 126, Cv III VIII 21, X 9, IV III 8, XXVII 5, Fiore XXXII 14.
In certi casi a. pronome è usato per denotare generalmente e impersonalmente " l'uomo ", tanto in funzione dativale - hanno potenza di fare altrui male (If II 89); che suole a riguardar giovare altrui (Pg IV 54); che toglie altrui memoria del peccato (XXVIII 128); diessi altrui (XXX 126); vestimenta, / ch'altrui sono ornamento (Rime LXXXIII 37), e Cv IV Le dolci rime 39 - che genitivale: sovr'altrui sangue (Pg XXV 45); tu cacci la viltate altrui del core (Rime XC 7; XCIX 8); come complemento oggetto: che mena dritto altrui per ogne calle (If I 18); Lo monte che salendo altrui dismala (Pg XIII 3); analogamente in Rime LIX 4, CIII 12; in Vn XXVI 5 2; in Cv III Amor che ne la mente 67, IV Le dolci rime 30.
Molto spesso a. (così come ‛ altri ') con valore aggettivale o pronominale è adoperato da D. per indicare persona o cosa definita (v. M. Barbi, " Non esser duro più ch'altri sia stato ", in " Studi d. " I [1920] 138). Così in If XXI 84 nel cielo è voluto / ch'i' mostri altrui [a Dante] questo cammin silvestro; XXVI 141 e la prora ire in giù, com'altrui [a Dio] piacque; in Pg I 133,Quivi mi cinse sì com'altrui [a Catone] piacque; in XXV 92 E come l'aere, quand'è ben pïorno, / per l'altrui [del sole] raggio che 'n sé si reflette, / di diversi color diventa addorno; in Pd XXXI 50 Vedëa visi a carità süadi, / d'altrui [di Dio, divino] lume fregiati; in If XXV 60 l'orribil fiera / per l'altrui [di Agnello Brunelleschi] membra avviticchiò le sue; lo stesso valore a. assume in If VIII 30, XXIV 139, XXXII 87 e 89, Pg XVII 39, XXIV 9, Pd II 88, V 129, XVI 141, XVII 125, XXII 19, XXXII 43.
In Rime LXXVII 4, e in Fiore CVI 7, l'altrui, complemento oggetto, ha il senso pregnante di " la roba d'altri ".
In alcuni casi, per l'indebolimento del suo originario significato, a., a somiglianza di ‛ altri ' (v.) e sempre come pronome, è costruito nei casi obliqui con preposizione, perfino quando si trovi in posizione dativale: celare ad altrui (Vn IV 1); rendere ad altrui ( Cv III IV 6); a sé e ad altrui (IV XXVII 3); né ad altrui (IV XXVII 12); così è a lui ciascun linguaggio / come 'l suo ad altrui, ch'a nullo è noto (If XXXI 81); e ancora, in unione con la preposizione ‛ di ', in Vn XIV 12 12, Rime XCI 56, Cv III IV 8, IV XXVII 2, Pg VIII 138; in unione con la preposizione ‛ in ', in Vn XXVI 14, If XII 48, Pg XIII 64, XV 96, Pd XXV 45 e 78, Cv III VII 1; in unione con la preposizione ‛ per ', in Vn XXVI 15, Rime LXVIII 48, Cv III XIV 10 (due volte), IV XV 14, Pd VIII 80; in unione con la preposizione ‛ da ', in Rime CXVI 70, Pg VII 51.