ALVARES DE AZEVEDO, Manuel Antonio
Poeta brasiliano, nato a San Paolo nel 1831, morto a ventun anno a Rio de Janeiro nel 1852. È il "fanciullo prodigio" della letteratura brasiliana. Tutta la sua produzione appartiene agli anni degli studî universitarî. Sono poemi (O conde Lopo, Dom Diniz ou a Bengaleida, Os Jesuitas de casaca e estola), liriche (La lira dei vent'anni), racconti (A noite na taverna), episodî drammatici, saggi critici, abbozzi storici, discorsi. Tenerezza, entusiasmo, malinconia, sentimento della natura, aneliti di amor puro e ideale, e, per contrasto, fremiti di voluttà e inquietudini: si ritrovano nelle sue opere tutti i motivi della poesia romantica europea. Nel Poema del frate, nel dialogo filosofico Macario, e nei racconti di A noite na taverna, è evidente il ricordo del Byron; l'A. conobbe anche Musset, Heine, Hoffmann, Espronceda, e perciò le reminiscenze letterarie turbano spesso la purità della sua ispirazione. Ma l'improvvisazione, a cui egli amò abbandonarsi, ha anche caratteri d'indubbia genialità. La sua giovanile, tumultuante ma impetuosa facilità di ritmi e d' immagini ha trovato non di rado, nei suoi scritti, specialmente nella Lira dei vent'anni, accenti di schietta poesia. Anche i saggi critici, nonostante qualche ingenuità e inesperienza, hanno spunti notevoli per originalità e ampiezza di visione. Le opere furono raccolte e pubblicate in 3 voll. a Rio de Janeiro.
Bibl.: S. Romero, Livro do centenario, Rio de Janeiro 1900; J. Verissimo, Studios de literatura brasileira, ibid. 1901-07.