HERMANIS, Alvis
Regista teatrale, attore, drammaturgo e scenografo lettone, nato a Riga il 27 aprile 1965. Si è formato come attore presso il dipartimento di teatro del Conservatorio statale della sua città, ottenendo il diploma nel 1988. Divenuto direttore artistico e sovrintendente del New Riga Theatre nel 1997, ha lavorato con la compagnia del teatro, per la quale ha realizzato più di 30 produzioni, curandone sempre la regia e gli aspetti drammaturgici, e in alcuni casi anche la scenografia.
H. incarna le aspirazioni e le contraddizioni di una generazione (la successiva a quella di Ejmuntas Nekrošius) cresciuta a cavallo di due epoche: la prima segnata dal declino e dal crollo dell’Unione Sovietica, la seconda da un periodo di transizione con aperture alle economie occidentali e con l’adesione all’Unione Europea. Molti suoi spettacoli si concentrano proprio sull’ultimo periodo dell’Unione Sovietica, con la ricostruzione filologica e dettagliatissima di interni quotidiani.
Si è affermato sui palcoscenici europei con L’ispettore generale (2002), ambientando la satira di Nikolaj V. Gogol′ nella cucina di una trattoria familiare, da cui si sprigiona un intenso odore di soffritto ben percepibile dal pubblico, e in orrendi gabinetti pubblici degli anni Settanta. Lo stile di H., raggiungendo un equilibrio originale tra Konstantin S. Stanislavskij e Bertolt Brecht, si concretizza nella costruzione di scene che mirano a essere il più possibile esatte e autentiche nella rievocazione di un dato periodo storico, come se il pubblico si trovasse all’interno di un museo vivente. In Long life (2003) – quasi il suo manifesto poetico – si segue la giornata di sette anziani che vivono in epoca sovietica in un appartamento collettivo, stracolmo di oggetti. A propria volta in By Gorky (2004) la scena si sposta sul presente e gli attori si muovono all’interno di una casa di vetro, chiara allusione ai reality show. Ha realizzato poi, tra gli altri, Sonja (2007), da un racconto di Tat′jana Tolstaya, The sound of silence (2007), Le signorine di Wilko (2010), da un racconto di Jaroslaw Iwaszkiewicz, prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione, Eugene Onegin (2011) di Aleksandr Puškin, Das weite Land (2011) di Arthur Schnitzler, Oblomovs (2011) di Ivan Gončarov e Platonov (2011) di Anton Čechov.
Riconosciuto come uno dei registi europei più interessanti e innovativi, H. ha presentato i suoi lavori nella corni ce dei principali festival internazionali, tra i quali il Festival di Edimburgo, il Kunsten Festival des arts di Bruxelles, il Wiener Festwochen a Vienna, il Festival di Avignone, oltre che nei più prestigiosi teatri europei. Nel 2007 ha vinto il premio Europa per il Teatro nuove realtà.
Dal 2012 H. ha curato numerose regie di opera lirica, in particolare per il Festival di Salisburgo Die Soldaten (2012) di Bernd A. Zimmermann, Gawain (2013) di Harrison Birt wistle, Cosi fan tutte (2013) di Wolfgang A. Mozart, Il Trovatore (2014) di Giuseppe Verdi e Jenufa (2014) di Leoš Janáček.
Bibliografia: J. Johnson, The new theatre of the Baltics. From Soviet to Western influence in Estonia, Latvia and Lithuania, Jefferson 2007; A. Sacchi, Il teatro della memoria futura. Su The sound of silence di Alvis Hermanis, «Art’o», 2008, 26, pp. 4-6; G. Manzella, Hello darkness, my old friend. Uno sguardo sul teatro di Alvis Hermanis, «Art’o», 24 novembre 2009 (http://www.arto.net/hello-darkness-my-old-friend-uno-sguardo-sul-teatro-dialvis-hermanis/).