BELEGNO, Alvise
Figlio di Bernardino, nacque a Venezia nel 1539. Studiò diritto, non trascurando nel contempo le lettere. Fu uno dei più giovani frequentatori della casa di Domenico Venier, ove amavano darsi convegno illustri personaggi della cultura del tempo, come Sperone Speroni, Celio Magno, Bernardo Tasso: e il B. figura quale uno, degli interlocutori, sia pure quello di minor rilievo - nella conversazione sulla morte, che Valerio Marcellino, nel suo Diamerone (Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1563), racconta svolgersi pacata e rasserenante in due giornate in casa, appunto, di Domenico Venier. Il B. sì compiaceva anche di poetare, 'ma non possiamo farci un'idea delle sue qualità di verseggiatore, ché troppo poco ne conosciamo: un sonetto, abbastanza ingegnoso, di risposta ad un invito a cantare le cause e gli effetti, dell'amore rivoltogli da Girolamo Parabosco (riportati ambedue, a c. 5r, in La seconda parte delle rime di quest'ultimo, comparsa a Venezia presso la tipografia dei fratelli Rocca nel 1555), oltre ai pochi versi rinvenibili in una raccolta promossa da Dionigi Atanagi di Rime di diversi nobilissimi et eccellentissimi autori - e in effetti tra questi vi sono Berriardo e Torquato Tasso, Luigi Tansillo, Benedetto Varchi, Berriardo Navagero, Celio Magno - in morte della signora Irene delle signore di Spilimbergo (Venezia, presso i fratelli Guerra, 1561), una delicata giovinetta, cultrice delle arti, morta appena, diciottenne nel 1559.
Ma fu soprattutto l'attività forense, svolta tanto nell'ambito penale quanto in quello civile, ad assorbire la giovinezza e la maturità del B.: nel 1560 fu avvocato ai Consigli, nel 1561 e 1564 avvocato per le Corti, nel 1566, 1568, 1570, 1572, 1580 avvocato dei prigionieri. Posteriori gli sviluppi della carriera politica: avogador di Comun nel 1591, luogotenente del Friuli nel 1593-94. Durante la sua residenza in Udine il Senato, che già aveva fatto iniziare i lavori della grandiosa fortezza di Palma, ritenendo opportuno fosse munita anche la stessa Udine, aveva affidato l'incarico dei lavori al B., affiancato da Alvise Priuli; essi, dopo aver provveduto a qualche demolizione, dovettero poi soprassedere ai progetti di risistemazione. Tornato a Venezia, il B. fu censore nel 1594, membro del Consiglio dei Dieci nel 1595, anno in cui fu anche uno dei tre inquisitori sull'osservanza della, promissione ducale da parte del defunto doge Pasquale Cicogna -, savio del Consiglio e quindi consigliere per il sestiere di Castello nel 1598.
Morì il 5 maggio 1606.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Luogotenenti Patria Friuli..., 186; Venezia, Bibl. Marciana, Cod. Ital., cl.VII, DCCCCXXV(= 8594). M. Barbaro, Genealogie delle famiglie patrizie venete, I, c.105 v; ibid., cod. Ital., cl.VII, XV(= 8304), G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio vento, I, cc. 134v, 135r; Venezia, Museo Correr, cod. Cicogna 2889, G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, I, c. 89r; ibid., Cod. Cicogna 3525, G. P. Gasperi, Cat. della bibl. veneta, I, p. 110; G. Bardi, Delle cose notabili della città di Venetia, Vinegia 1601, p. 129; N. Crasso, Elogia patritiorum Venetorum, Venetiis 1612, pp. 87 s.; G. F. Palladio, Historie della prov. del Friuli, II, Udine 1660, pp. 224, 233; P. Serassi, La vita di D. Veniero, premessa all'edizione delle Rime di questo, Bergamo 1751, p. XIV; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 625; L. Donato, Viaggio nella patria del Friuli nel 1593, a cura di N. Barozzi, Portogruaro 1864, pp. 44, 45, 51; Castelli fríulani, Udine 1901, p. 75; P. Molmenti, Storia di Venezia nella vita privata, II, Bergamo 1911, p. 283; G. Comelli, Annali tipogr. di G. B. Natolini, Firenze 1954, p. 40.