BONDUMIER, Alvise
Figlio di Francesco della famiglia di Nicoletto Bondumier, nacque nel 1467. Fu quasi costantemente impegnato fuori Venezia in qualità di provveditore o podestà. Nel biennio 1495-96 fu podestà a Portobuffolè; dal 1498 al 1500 fu camerlengo a Napoli di Romania: il Sanuto accenna ad una sua relazione in Senato al ritorno dalla missione. Dall'ottobre del 1500 al marzo dell'anno seguente fu podestà a Piove di Sacco; nel 1503 podestà a Castelfranco; tre anni più tardi fu nominato provveditore a Gradisca. Nell'ottobre del 1507 venne eletto per due anni castellano e provveditore a Russi, dove nel 1509 subì l'assedio delle truppe papali durante la guerra della lega di Cambrai contro Venezia. Ritiratosi nella rocca della città, resistette per breve tempo, arrendendosi nel maggio di quell'anno alle forze pontificie. Liberato immediatamente, fece ritorno a Venezia e fu subito utilizzato per un nuovo incarico: il 1º ag. 1509 venne eletto provveditore a Pordenone, mentre la guerra che Venezia sosteneva su più fronti volgeva al peggio.
Il B. dovette affrontare un ambiente particolarmente difficile, in quanto in Friuli, a causa dell'accentuarsi della pressione imperiale, serpeggiavano, sia tra il popolo sia tra i nobili, sentimenti antiveneziani e talvolta filoimperiali. D'altra parte la politica veneziana tendeva ad abbassare la potenza dei nobili appoggiandosi al popolo. Il B., fedele esecutore e ligio a tale orientamento, cercò di non lasciarsi trascinare nelle controversie locali; finì così col suscitare il malcontento nei maggiorenti di Pordenone che tentarono di brigare contro di lui a Venezia, ma senza successo. Nel 1511 la situazione si aggravò: tra il febbraio e il marzo scoppiò una rivolta contadina guidata dal nobile Antonio Savorgnan, il quale, in buoni rapporti col B. e con le autorità veneziane, tentava, favorito da alcuni ambienti della capitale, di fare una politica audace, favorendo le rivendicazioni contadine contro i grossi feudatari. Durante la rivolta, del resto di non grandi proporzioni (vi furono coinvolte Spilimbergo, Valvasone, Zoppola e Clusone), il B. si limitò, senza intervenire direttamente, ad ammonire i rivoltosi, minacciando la forca a chi non fosse prontamente rientrato nella legalità. Questo atteggiamento piuttosto blando era la naturale conseguenza della politica della Repubblica in Friuli. La rivolta comunque rientrò.
Qualche mese dopo però la situazione precipitò: gli Imperiali occuparono tutto il Friuli, il Savorgnan passò al nemico, e il B. dovette abbandonare Pordenone nell'ottobre 1511. Appena giunto a Venezia, si presentò spontaneamente alle prigioni del Consiglio dei Dieci per essere sottoposto a inchiesta. Liberato da ogni sospetto, fu rilasciato un mese dopo. Morì l'anno seguente.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de'patritii veneti, II, p. 110; Ibid., Segretario alle voci, reg. 6, f. 79; reg. 8, ff. 15v, 18v, 25, 34v, 96, 131v; Ibid., Capi del Consigliodei Dieci,Lettere di rettori, b. 169, f. 248v; b. 189, ff. 1, 2, 335-339; Ibid., Consiglio dei Dieci,reg. criminale, 3 nov. 1511, f. 182v; M. Sanuto, Diarii, III, VII-XIII, XXVI, Venezia 1880-1893, ad Ind.; L. e G. Amaseo-G. A. Azio, Diarii udinesi dall'anno 1508al 1541, in Dep. ven. di st. patria,Monumenti storici, s. 3, II, Venezia 1884-85, p. 525; G. B. di Cergneu, Cronaca delle guerredei Friulani coi Germanidal 1507 al 1524, Udine 1895, pp. 47 s.; A. Ventura, Nobiltà epopolo nella societàveneta del '400e '500, Bari 1964, pp. 207 s.