CAPPELLO, Alvise
Del ramo di S. Maria Materdomini della nobile famiglia veneziana, nacque a Venezia presumibilmente intorno al 1449, poiché il 10 ott. 1467, a diciott'anni compiuti, fu presentato all'Avogaria di Comun dal fratello maggiore (in luogo del padre che era morto nel marzo di quello stesso anno), per concorrere all'estrazione della Balla d'oro. Era figlio di Vettore di Giorgio, capitano generale da mar, e di Lucia di Marco Querini e, per tradizione familiare, destinato a ricoprire le più alte cariche pubbliche.
Nessuna notizia è stata reperita sui primi cinquanta anni della vita del C., se si eccettuano le "varie imprese nel Regno di Napoli" che, secondo il Barbaro, egli avrebbe compiuto in occasione delle operazioni belliche condotte dalle milizie veneziane in Puglia al tempo della guerra di Ferrara: tuttavia né i documenti, né le cronache, né la storiografia a lui contemporanea confermano tale notizia. Certa è invece la data del suo matrimonio con Contarina di Zuane Contarini, che egli sposò nel 1490 e dalla quale ebbe numerosi figli. Certa, il 1495, è anche la data (che segna presumibilmente l'inizio del cursus honorum del C.) del suo ingresso in Pregadi in un momento cruciale per Venezia, costretta, contro i principi ispiratori della sua politica, all'alleanza con lo straniero per fronteggiare i successi italiani di Carlo VIII. Nel 1501 inizia invece la serie delle importanti cariche in Terraferma che egli sarà ripetutamente chiamato a ricoprire: nel febbraio di quell'anno, venne infatti eletto podestà di Chioggia e, successivamente, nel 1504, fu, ancora come podestà, a Bergamo.
Di queste podesterie non si è rinvenuta una sufficiente documentazione da cui poter trarre indizi per ricostruire la sua personalità e la sua attività di governo: si conosce infatti un unico dispaccio da Bergamo, con cui egli dà notizia di alcuni mercanti che, fuggiti da Venezia dopo aver sottratto denaro pubblico, si erano rifugiati nella città da lui retta.
Nel 1506 il C. fu eletto al Consiglio dei dieci ma non assunse la carica poiché nel frattempo era stato nominato provveditore a Faenza; prese possesso del reggimento nell'aprile del 1507 e lo tenne fino all'agosto del 1508.
Interessanti sono le notizie che egli invia alla Signoria da questa città, per così breve tempo in mano veneziana; ancora unavolta però esse non giovano ad illustrarne la personalità, ma danno invece un quadro assai vivo, anche se di carattere cronachistico, sia del governo dei legati pontifici nelle città delle Marche e della Romagna appena conquistate dall'energica azione politico-militare di Giulio II, sia delle rivolte armate scoppiate in quei giorni a Bologna e a Pisa.
Di ritorno da Faenza il C. riprese l'attività politica nelle magistrature interne. Nel luglio del 1509 fu chiamato a ricoprire la carica straordinaria di savio "a tansar", istituita per far fronte alle necessità del momento. Poco dopo, nei giorni in cui la Repubblica, colpita dalla scomunica, si trovò a dover affrontare gli eserciti della lega di Cambrai che dilagavano nei domini di Terraferma, egli, quale membro del Consiglio dei dieci, partecipò attivamente all'elaborazione dell'abile politica della Serenissima, che, mirando a dividere i vari componenti della lega, tendeva a concludere paci separate con i meno pericolosi e a giungere ad una soluzione diplomatica della grave crisi che la minacciava. Sempre nel 1510 fu anche consigliere per il sestiere di S. Croce. Nel 1511, eletto ancora una volta al Consiglio dei dieci, rinunciò perché nel frattempo nominato duca di Candia. Il 12 luglio 1512 ebbe inizio il suo sfortunato viaggio verso la nuova sede; il 16 dello stesso mese, nelle acque di Pola, a Brioni, la nave "Coresi", su cui era imbarcato con la famiglia, fu travolta da una violenta tempesta. La morte colpì così in un sol momento il C., la moglie e gli ancor giovani figli: due maschi e tre femmine.
Le cronache del tempo narrano che poco dopo Paolo Cappello si presentò in Collegio "vestito di negro con barba per la morte di ser Alvise suo fratello che si annegò... andando Duca in Candia".
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patritii veneti, p. 261; Ibid., G. A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, pp. 684, 687; Ibid., Avogaria di Comun,Balla d'oro, reg. 164/III, c. 9r; Ibid., Ibid., Cronaca matrimoni, reg. 107/2, c. 77r; Ibid., Segretario alle voci,Misti, reg. 8, cc.2v, 56v, 130v; reg. 9, cc. 6v, 8v, 10v, 11r, 12, 15v; Ibid., Capidel Consiglio dei Dieci,Giuramenti dei rettori, reg. (14...-1506); Ibid., Ibid., Lettere di rettori e di altre cariche, (Bergamo), b. 1, c. 17;(Faenza), b. 255, cc. 82-84; Venezia, Bibl. del Civ. Museo Correr, cod. Cicogna 2889 (= 3781): G . Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, I.c. 125; Venezia, Bibl. nazionale Marciana, mss. It., cl. VII, 198 (= 8383): Registro dei reggimenti…, cc. 26v, 116r, 198r; M. Sanuto, Diarii, III-XI, XIII, XIV, Venezia 1880-1886, ad Indices; G. Zabarella, Il Pileo..., Padova 1670, pp. 22 s.; F. Corner, Creta sacra, II, Venezia 1755, p. 422; G. A. Gradenigo, Serie dei podestà di Chioggia, Venezia 1767, pp. 57, 84; E. A. Cicogna, Delle Inscriz. veneziane, III, Venezia 1830, pp. 374 ss., 539; G. Damerini, La Ca' Grande dei Cappello e dei Malipiero ora Barnabò, Venezia 1962, pp. 15 ss.