FOSCARI, Alvise
Nacque a Venezia il 2 ott. 1679 da Alvise, detto Gerolamo, del ramo a S. Simeon Piccolo, e da Pisana Moro di Paolo Antonio di Giorgio. Di indole riservata, ispirata a una religiosità non esente da suggestioni quietistiche, si accostò abbastanza tardi alla politica, ricoprendo magistrature di scarso rilievo. Trentunenne, divenne provveditore sopra gli Uffici (2 genn. 1710-1° genn. 1711), quindi provveditore di Comun (21 genn. 1713-20 maggio 1714).
Fu uno zio omonimo, abate, a fargli maturare la sua autentica vocazione: eletto uditore di Rota nell'aprile del 1714 e trasferitosi a Roma, questi persuase il nipote ad abbracciare la vita ecclesiastica, procurandogli nel 1719 un canonicato nella cattedrale di Padova. Qui il F. - che sarebbe divenuto prete il 22 apr. 1725 - trascorse gran parte della sua attività sacerdotale, dedicandosi all'insegnamento del catechismo ai fanciulli e all'assistenza di famiglie povere.
Il F. non doveva tuttavia esser privo di talento, se già il suo nome era tra quelli che vennero proposti al Senato il 20 ott. 1734, allorché il cappuccino Francesco Antonio Correr fu designato patriarca di Venezia. Il F. ne sarebbe stato il successore: i Pregadi lo designarono il 25 maggio 1741; neppure un mese dopo gli venne conferito il dottorato in utroque iure e il 3 luglio ricevette la bolla con cui Benedetto XIV lo nominava patriarca.
Resse la diocesi per diciassette anni, badando soprattutto ad amministrare, a restaurare e riconsacrare gli edifici del culto, tra cui la cattedrale di S. Pietro di Castello. Sua massima costante fu di evitare accuratamente di ingerirsi nella politica e da questa condotta non si allontanò neppure quando il papa procedette all'abolizione dell'antico patriarcato di Aquileia, nel 1748. Solo nelle questioni attinenti esclusivamente al suo ministero egli dimostrò di saper difendere i propri diritti, come avvenne nel 1745, allorché il vescovo di Torcello, Vincenzo Maria Diedo, cercò di estendere talune sue prerogative al seminario patriarcale di S. Cipriano di Murano.
Il F. morì a Venezia, dopo breve malattia, il 28 ott. 1758 e fu sepolto nella cattedrale.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Miscell. codd., I, Storia veneta, 19, M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patrizi veneti…, III, p. 514; Ibid., Segretario alle Voci. Elezioni in Maggior Consiglio, regg. 25, cc. 87, 114; 26, c. 15; per l'elezione a patriarca, Segretario alle Voci. Elezioni in Pregadi, reg. 23, c. 116; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 1536: Memorie venete…, pp. 418 s., 464-469. Cfr. inoltre: G.A. Michieli, In solemni inauguratione… Aloysii Foscari patriarchae Venetiarum… oratio…, Venetiis 1741; F. Corner, Ecclesiae Venetae…, XIII, Venetiis 1749, pp. 340 s.; G. Depouthez, Oratio in funere… Aloysii Foscari…, Venetiis 1758; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, Venezia 1830-1842, III, p. 264; IV, p. 111, 604; V, p. 156; A. Niero, I patriarchi di Venezia da Lorenzo Giustiniani ai nostri giorni, Venezia 1961, pp. 142-145, 253; G. Moroni, Diz. di erud. storico-ecclesiastica, XCI, pp. 48, 55, 61, 183, 190, 199, 231, 479; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica…, VI, Patavii 1958, p. 436.