FOSCARINI, Alvise
Nacque a Venezia il 1° febbr. 1628 dal procuratore Girolamo di Alvise, del ramo a S. Stae, e da Pisana Cavalli. La mancanza di altri figli indusse il padre a farlo sposare - appena compiuti i diciott'anni (10 febbr. 1646) - con Elena Bernardo che gli diede una femmina e due maschi, tra cui il futuro cavaliere e procuratore Sebastiano.
Raggiunta l'età prevista, il F. intraprese la carriera politica assumendo la podestaria di Vicenza alla quale era stato eletto il 15 apr. 1653, ma non portò a termine il mandato: il 17 genn. 1655 il Senato gli accordò un rientro anticipato, in considerazione del fatto che suo padre era stato eletto capitano generale da Mar.
Era allora in corso la guerra di Candia, e Girolamo Foscarini, che già era stato provveditore generale in Dalmazia, si era visto affidare il comando delle operazioni militari nell'Egeo, nel corso delle quali tuttavia sarebbe morto (maggio 1655) nell'isola di Andros, per febbri.
Non ci è dato sapere se e quali conseguenze producesse l'avvenimento nell'animo del F.; sulla scorta dei documenti ufficiali la sua condotta appare esemplare: l'indomani del rimpatrio da Vicenza si presentò in Senato a leggere la relazione, uno scritto articolato ed elegante, che in alcune espressioni sarebbe stato ripreso quasi alla lettera dal suo successore.
Il 4 marzo 1655 fu eletto ufficiale alle Rason Nuove, ma ben presto optò per la più prestigiosa carica di ufficiale all'Arsenale, che tenne dal 1° maggio 1655 al 31 ag. 1656, poi, dopo l'intervallo di un biennio, gli venne affidato un altro rettorato, e fu capitano a Verona tra l'ottobre del 1658 e il dicembre 1659.
Era, quella veronese, una sede notoriamente dispendiosa per la presenza delle fiere mercantili collegate alle transazioni finanziarie di Bolzano, per cui l'aver accettato questo secondo gravoso impegno si tradusse in un positivo salto di qualità nella carriera del F., che qualche tempo dopo il rientro a Venezia entrò a far parte del novero dei titolari delle magistrature abitualmente assegnate agli esponenti della classe senatoria; divenne così depositario in Zecca dal 21 dic. 1661 al 20 febbr. 1662 quindi provveditore sopra Ori e monete fra il 28 luglio 1662 e il 27 luglio 1663, e nuovamente depositario in Zecca dal 31 agosto al 30 ott. 1663.
Si concluse in tal modo l'ascesa politica del Foscarini. Il 29 luglio 1664, infatti, il Consiglio dei dieci spiccava contro di lui un mandato di cattura.
Il F. era accusato di aver fatto uccidere da due sicari Pietro Olivi, della cui moglie si era invaghito. Il F. ben si guardò dal presentarsi alla giustizia, tanto più che successive indagini rivelarono come la sua condotta abituale non fosse del tutto immune da macchia: ad esempio, si venne a sapere che gli assassini di cui il patrizio s'era valso erano in realtà dei "bravi" alle sue dipendenze, soliti dimorare in compagnia di altri delinquenti e banditi nell'ospitale villa del F. a Pontelongo, tra Padova e Chioggia. Pertanto il Consiglio dichiarò la questione materia di Stato e il 12 agosto comminò al contumace l'esilio da tutti i domini della Repubblica, disponendone la decapitazione in caso di contravvenzione.
Null'altro abbiamo sul F., eccettuata una stringata annotazione del Barbaro, secondo la quale egli morì a Mantova, ove s'era rifugiato, il 30 ott. 1664.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, Storia veneta 19: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patrizi…, III, p. 542; Ibid., Avogaria di Comun: G. Giomo, Indice dei matrimoni patrizi per nome di donna, s.v. Bernardo, Elena; Ibid., Segr. alle Voci. Elezioni Maggior Consiglio, regg. 19, c. 160; 20, cc. 24, 138, 150; Elezioni Pregadi, reg. 18, cc. 52, 58; Ibid., Consiglio dei dieci. Parti criminali, reg. 81, cc. 50v-51r, 56v, 58r-59r; le relazioni dei reggimenti, in Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, VII, Podestaria e capitanato di Vicenza, a cura di A. Tagliaferri, Milano 1976, pp. 417-420 (ma la data di presentazione è sbagliata perché non tiene conto del calendario veneto, e va corretta in 18 genn. 1655); IX, Podestaria e capitanato di Verona, a cura di A. Tagliaferri, Milano 1977, pp. 441-450.