MOCENIGO, Alvise
– Nacque a Venezia nel palazzo di famiglia, che si distende, in asse verticale rispetto al vicino Canal Grande, lungo la salizzada di S. Stae, il 3 genn. 1628, ultimogenito del fecondo matrimonio, celebrato nel 1610, di Alvise Mocenigo (di Tommaso, 1549-1609, di Niccolò, 1512-88) e di Adriana di Vettor Grimani.
Poiché «per un legato tutta la famiglia Mocenigo è tenuta di chiamarsi Luigi […] ma, perché son molti, si distinguono l’un l’altro col numero», come registra una relazione anonima sul patriziato lagunare del 1664 circa (in P. Molmenti, Curiosità di storia veneziana, Bologna 1919, p. 373), viene subito contrassegnato quale IX, con l’aggiunta con funzione personalizzante, come era consuetudine, del secondo nome Marcantonio, che peraltro non figura nella documentazione e che egli stesso non adoperò.
Il padre (1581-1652) compì una nutrita carriera negli uffici: senatore, capitano di Bergamo, provveditore in campo, provveditore alla Sanità, consigliere ducale, savio alla Mercanzia, provveditore generale in Dalmazia e Albania, capitano generale da Mar. Numerosissima la prole: Lucrezia, andata sposa il 24 sett. 1649 a Sebastiano di Pietro Badoer; Alvise (I) Niccolò (1611-88), senatore, savio di Terraferma, provveditore alla Zecca, consigliere ducale, censore; Alvise (II), nato nel 1612, morì in tenera età; i gemelli Alvise (III), nati nel 1614 e perciò conteggiati con un solo ordinale perché pure morti presto; Alvise (IV) Tommaso (gennaio 1618-55), comandante di galea, vicecapitano delle navi, governatore di galeazza, partecipò alla presa di S. Teodoro e perì combattendo; Alvise (V) Leonardo (1618-66), gobbo, fu avviato alla vita ecclesiastica; Alvise (VI, 1620-78), senatore, savio di Terraferma, correttore della promissione ducale, savio del Consiglio, consigliere ducale, capitano a Brescia; Alvise (VII, 1624-51), morto combattendo; Alvise (VIII, 1626-51), anch’egli morto in battaglia.
D’indole tranquilla, alla vita di uffici e di milizia scelta dai fratelli preferì la quiete del palazzo di S. Stae, gratificata dall’agiatezza concessagli dalla consistente rendita annua (6800 ducati, stando alla redecima del 1661), arrotondata dai proventi di avvedute operazioni commerciali a Costantinopoli tramite tal Marino d’Andria e con il negozio di compagnia messo su con Niccolò Contarini di Aurelio. Scelse un rigoroso celibato, come d’altronde tutti i suoi fratelli, non senza ostentare in questa scelta qualche motivazione spirituale. La carriera politica scorse agevolmente per il M., avvantaggiato in partenza dalle pubbliche benemerenze familiari: ben tre fratelli caduti in battaglia durante la guerra di Candia e il padre pure morto lontano da casa. Alle iniziali cariche minori si succedettero l’ingresso in Senato e nel Consiglio dei dieci. Fu savio del Consiglio nel 1670, correttore della Promissione dogale nel 1675, decemviro, tre volte consigliere ducale per il sestiere di S. Croce, riformatore allo Studio di Padova. La designazione, il 22 maggio 1684, a podestà di Padova è quella che più lo stimolò a dare buona prova di sé. Insediatosi ufficialmente il 26 nov. 1684, vi risiedette sino al 31 marzo 1686. Vigilò sul buon andamento delle scuole laiche e dei luoghi pii, promosse i commerci e la produzione, curò di affittare i dazi in termini vantaggiosi, con particolare cura alla gestione del Monte di pietà, fu solerte amministratore della giustizia e severo nel reprimere le intemperanze degli scolari dello Studio.
Dopo la morte del doge Silvestro Valier il 7 luglio 1700, il M., ancorché non decorato dalla Procuratia di S. Marco, il 16 successivo venne eletto in prima battuta suo successore con 40 voti su 41. Gli giovò la fama d’onestà e correttezza, avvalorata dalla provenienza da una famiglia illustre e onusta di recenti glorie militari. Se finora era stato uomo dalla vita ritirata e di poche parole, sorprende d’ora in poi la facondia profusa nei suoi interventi durante il dogado, durato 8 anni, 9 mesi e 20 giorni, lungo il quale i banchetti da lui offerti si segnalano per lo sfarzo. Singolare, in tanta magnificenza, la mancata offerta del paliotto da esporre davanti all’altar maggiore della basilica, pur imposta dalla promissio.
Venezia, politicamente avvilita dalla guerra di successione spagnola, nella quale la sua proclamata neutralità fu irrisa dai contendenti, che transitarono indisturbati per il suo mare e i suoi territori, ebbe una rinnovata occasione di riaffermare il suo prestigio con le cerimonie di accoglienza riservate, il 29 dic. 1708, al re di Danimarca Federico IV: specialmente sfarzosa fu la regata in onore dell’ospite del 4 marzo 1709. Nell’occasione il M., malgrado il rigore dell’inverno, non si risparmiò per onorare anche con i propri personali riguardi l’illustre ospite, guadagnandosi una seria costipazione.
La malattia si aggravò nei mesi successivi e lo condusse alla morte a Venezia il 6 maggio 1709.
Alle esequie solenni con orazione funebre del vicario ducale e parroco di s. Maria Mater Domini Giovanni Palazzi ai Ss. Giovanni e Paolo seguì – con la commemorazione tenuta dal somasco Leonardo Bonetti – la sepoltura a S. Stae in abito da cappuccino come stabilito nel testamento. Nel quale era pure stanziata una grossa somma per la celebrazione, in varie chiese veneziane e della Terraferma, di 4000 messe in memoria. Il suo patrimonio fu destinato alla pronipote Paolina, figlia del nipote Piero Badoer figlio a sua volta di Sebastiano e della sorella del M., Lucrezia. Paolina era andata sposa il 30 apr. 1689 ad Alvise (III) Mocenigo di Giovanni. Il testamento stabiliva una disposizione fidecommissaria: i beni mobili e immobili dovevano essere ereditati da primogenito a primogenito, con la clausola d’investire tutti i liquidi in proprietà fondiarie. Dall’eredità fu stralciato il lascito di 20.000 ducati per il rifacimento della facciata di S. Stae. Dei dodici progetti presentati al concorso appositamente bandito, fu scelto, e prontamente eseguito, quello di Domenico Rossi, di impianto palladiano, abbondante di decorazioni scultoree.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Capi, Lettere di rettori e pubblici rappresentanti, 98, lett. nn. 53-84, 87, 89-104, 107-123, 125-141, 145-165, 169-171, 174-179, 180-190; Senato, Terra, regg. 209, cc. 180v-181r, 196v-197r, 207r, 214, 320, 328v, 397v; 210, cc. 57r-397r passim; 211, cc. 409r-695r passim; Senato, Dispacci dei rettori, Padova e Padovano, ff. 79 s.; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 1135, 1191/5, 1195/149 e 151, 1531, 2764/5, 2951/17, 3182/14, 3248/4, 3290, 3468, 3470/15, 1476, 3786; Mss. PDC, 651, 658/6, 665/3, 13, 761, 763/16, 49, 764/38, 822/12, 1030/254; Archivio Tiepolo, 33/140-142; Le glorie di A. M. podestà di Padova …, Padova 1686; Promissio … A. M. duce …, Venetiis 1700; F. Crotta, Per l’eletione del … doge A. M. oda, Venetia 1701; Le fabriche e vedute di Venetia disegnate … et intagliate da L. Carlevariis, Venetia 1703 (con dedica al M.); Il ritratto … dedicato al doge A. M., Venezia 1705; P. Garzoni, Istoria della Repubblica di Venezia …, Venezia 1705-16, ad ind.; G. Palazzi, Sacrae ac profanae inaugurationes A. M. principi dicatae, Venetiis 1707; L. Bonetti, Vota obsequii aris appensa …, Venetiis 1709; G. Palazzi, Oratio in funere …, Venetiis 1709; V. Coronelli, Proposizioni … de’ principali architetti per … S. Eustacchio, Venezia 1710; I libri commemoriali … di Venezia …, VIII, Venezia 1914, ad ind.; I «documenti turchi» dell’Archivio di Stato di Venezia, Roma 1994, nn. 1620, 1622, 1625, 1626, 1630, 1631, 1632; Giornale degl’atti correnti dell’Acc. de’ signori Ricovrati …adunanze dal 1694 al 1730, a cura di A. Gamba, Trieste 2001, pp. 77, 81; F. Corner, Ecclesiae Venetae …, II, Venetiis 1749, p. 389; G. Vianelli, Nuova serie de’ vescovi di Malamocco e Chioggia, II, Venezia 1790, p. 292; Illustrazione delle … oselle, Venezia 1834, pp. 37-41, tavv. III s.; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, V, Venezia 1842, pp. 164, 358, 618; VI, ibid. 1853, pp. 389 s.; Id., Saggio di bibliografia veneziana, Venezia 1847, nn. 1224, 1664, 2433, 2434, 2467, 4474, 4538; F. Schweitzer, Serie delle monete … di Venezia, II, Trieste 1852, pp. 124 s.; G. Moroni, Venezia …, II, Venezia 1859, ad ind.; A. Gloria, Il territorio padovano …, I, Padova 1862, pp. 297 s.; B. Cecchetti, Bolle dei dogi …, Venezia 1865, p. 11; G. Tassini, Alcuni palazzi ed antichi edificii di Venezia …, Venezia 1879, p. 289; V. Padovan, Le monete dei veneziani …, Venezia 1881, pp. 61 s.; Autografi, bolle ed assisa dei dogi …, Venezia 1881, pp. 20, 40, tav. XV; G. Soranzo, Bibliografia veneziana …, Venezia 1885, nn. 3439-3441, 5705; B. Cecchetti, Bolle dei dogi …, Venezia 1888, pp. 9, 18, 31; B. Stancovich, Biografia degli uomini distinti dell’Istria, Capodistria 1888, pp. 390 s.; G. Werdnig, Die Oselle … der Republik Venedig, Wien 1889, ad ind.; Catalogo delle monete, medaglie, tessere, bolle e placchette esposte nel Museo civico Correr, Venezia 1898, pp. 142 s., 210 s.; A. Medin, La storia della Repubblica di Venezia nella poesia, Milano 1904, p. 564; Portrait index …, a cura di W.C. Lane - N.E. Browne, Washington 1906, p. 1013; C.A. Levi, Venezia, Corfù ed il Levante …, I, Venezia 1907, p. 238; A. Jesurum, Cronistoria delle oselle di Venezia, Venezia 1912, pp. 215-225; N. Papadopoli Aldobrandini, I dogi omonimi di Venezia e le loro monete, in Atti e memorie dell’Ist. italiano di numismatica, III (1917), pp. 181-197; Id., Le monete di Venezia, III, Venezia 1919, pp. 539-580; G. Gamberini di Scarfèa, Prontuario prezzario delle monete, oselle e bolle di Venezia …, Bologna 1960, pp. 134-138; A. Da Mosto, I dogi di Venezia …, Milano 1966, pp. 557-563, 725; U. Franzoi - D. Di Stefano, Le chiese di Venezia, Venezia 1976, ad ind.; L. Dedé Romagnoli, Quarant’anni di vita bresciana … (1669-1713), Brescia 1984, ad ind.; Il sigillo …, a cura di S. Ricci, Roma 1985, p. 17; E. Selfridge-Field, Pallade veneta …, Venezia 1985, p. 358; Civiltà delle ville venete, Udine 1986, pp. 80, 89; E. Bassi, Palazzi di Venezia …, Venezia 1987, ad ind.; L. Nadin, G. Palazzi …, in Quaderni veneti, XIV (1991), pp. 61, 67; L. Ravaioli, Il concorso per la facciata di S. Stae …, in Disegno di architettura, VII (1993), pp. 57-70; E. Montenegro, I dogi e le loro monete, Torino 1993, pp. 31, 195-200; G. Legrenzi e la cappella ducale di S. Marco. Atti dei Convegni di studi, Venezia-Clusone … 1990, a cura di F. Passadore - F. Rossi, Firenze 1994, p. 130; L. Carlevarijs e la veduta veneziana …, a cura di J. Reale - D. Succi, Milano 1994, p. 95; V. Hunecke, Der venezianischen Adel … 1646-1797, Tübingen 1995, ad ind.; E. Concina, Le chiese di Venezia …, Udine 1995, ad ind.; A. Nasetti, Il fondo … Nani nella Biblioteca naz. … ad Atene, Venezia 1996, ad ind.; G. Bonfiglio Dosio, L’amministrazione del territorio durante la Repubblica … gli archivi dei rettori, Padova 1996, ad ind.; Storia di Venezia, VII, a cura di G. Benzoni - G. Cozzi, Roma 1997, pp. 120, 143, 159, 188 s., 393, 476, 686; G. Barbarigo, patrizio veneto vescovo e cardinale …, a cura di L. Billanovich - P. Gios, Padova 1999, ad ind.; M. Gaier, Facciate sacre a scopo profano …, Venezia 2002, ad ind.; A. Barzazi, Gli affanni dell’erudizione …, Venezia 2004, ad ind.; D. Raines, L’invention du mythe aristocratique …, Venezia 2006, ad ind.; Ripensando P. Sarpi …, a cura di C. Pin, Venezia 2006, p. 624; P. Pazzi, I cavalieri di S. Marco …, Perasto 2007, pp. 255 s., 407; Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, L, p. 273; LVII, p. 206; LXXXV, LXXXVII, ad indices; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Mocenigo, tav. XVI.