AMALASUNTA
Figlia legittima di Teodorico il Grande. Nata dopo il 493 sposò nel 515 Eutarico. Dopo la morte del padre, nel 526, già vedova, fu nominata reggente del figlio minorenne, Atalarico, e dopo la morte di quest'ultimo, nel 534, fu proclamata regina insieme con il cugino Teodato. Fu esiliata dopo pochi mesi nell'isola Martana sul lago di Bolsena da Teodato che nel 535 la uccise.
Non esistono sue effigi monetali e mancano notizie letterarie di immagini di A., che dovevano essere, tuttavia, numerose. Si deve supporre che, nel mosaico di S. Apollinare Nuovo di Ravenna, dove si notano tracce d'un quadro precedente alla trasformazione della chiesa del 566, accanto alla supposta figurazione di Teodorico (v. Teodorico) con il suo seguito, apparisse anche l'immagine di A. insieme con il figlio, erede al trono.
Si può accettare l'ipotesi, espressa dal Graeven e accolta dal Fuchs, di riconoscere l'imperatrice gota sui dittici consolari di Firenze (inv., Car., 24) e di Vienna (inv., x, 39). A questa identificazione si associa la bella testa giovanile del VI sec. d. C., del Museo dei Conservatori (n. 865), che fu riconosciuta già dal Visconti come immagine di Amalasunta. Alcuni studiosi francesi hanno veduto la stessa persona in altri due ritratti (Museo del Louvre, magazz.; Chiostro di S. Giovanni a Roma) studiati anche dal Delbrück, che li attribuiva, però, senza motivi convincenti, ad Ariadne (v.), moglie dell'imperatore Zeno. In una pubblicazione più recente, il Fuchs ritorna sul nome di A. per tutti e tre i ritratti. Ciò che spicca anzitutto, in tutte tre le repliche, è la loro omogenità plastica, l'identica impostazione stilistica e gli eguali effetti tecnici, che fanno pensare a opere create contemporaneamente e ad una medesima mano di artista. La evidente differenza d'età tra la testa di S. Giovanni e quella del Museo dei Conservatori a Roma, fa dubitare, d'altra parte, della possibilità che si tratti della stessa persona, malgrado la stretta affinità fisionomica, e favorisce l'ipotesi che si tratti, nel primo caso, di A. e nel secondo della sua figlia Matesuentha. Il ritratto dei Conservatori, plasticamente più morbido, accentua nella rotondità delle gote giovanili, nella profondità dello sguardo, una espressione più calda e più umana degli altri due.
Bibl: C. L. Visconti, in Bull. Com., s., III, 1888, p. 120 ss.; L. N. Hartmann, in Pauly-Wissowa, I, cc. 1715-1716, s. v.; N. E. Molinier, La coiffure des femmes dans quelques monuments byzantins, in Études d'Histoire du Moyen Age dediées à Gabriel Monod, Parigi 1896, p. 61 ss.; Ph. Lauer, in Bull. Soc. des Antiq. de France, 1909, p. 278 ss.; F. Cumont, ibidem, pp. 381-392; E. Michon, ibidem, 1913, p. 278 ss.; R. Delbrück, in Röm. Mitt., XXVIII, 1913, p. 318 ss.; id., Die Konsulardyptichen und verwandte Denkmäler, Lipsia 1929, p. 20 ss.; O. Bertolini, Roma di fronte a Bisanzio e ai Langobardi, Bologna 1941, pp. 97-117; E. Dyggve, Ravennatum Palatium Sacrum, Copenaghen 1941, pp. 35-36; S. Fuchs, in Die Antike, XIX, 1943, p. 172 ss.