FERRARIS, Amalia
Nata a Voghera (prov. di Pavia) nel 1828 (o nel 1832, secondo i dati dell'Ufficio dello stato civile di Firenze), da Luigi e da Giuseppina Fontanella, palesò sin da bambina una naturale e spiccata predisposizione per la danza. Prese le sue prime lezioni presso la scuola di ballo di Torino dimostrando di essere una delle allieve più promettenti; passò ben presto a quella del teatro alla Scala di Milano, dove, sotto la guida di C. de Blasis, divenne una stella del cosiddetto gruppo delle Plejadi.
Il maestro la fece apparire alla Scala già il 29 maggio 1841 in un passo a due de La Silfide di P. Taglioni su musica di J. Schneitzhoeffer, in coppia con L. Mérante, nella stessa serata in cui la celebre Maria Taglioni danzava come protagonista. Nonostante il confronto con la già mitica danzatrice la F. si fece ugualmente notare da tutti.
Bastò quell'unica e fugace apparizione perché da quel momento la F. venisse accolta con entusiasmo sempre crescente in tutti i teatri italiani; all'indomani del suo esordio il Blasis compose per lei il divertissement Venere, Cupido e Bacco, in cui si mettevano in luce i tre diversi generi di danza riuniti nella sua allieva. Fu lodata per la "leggiadria di atteggiamenti e di pose, per la fluidità di slancio, per la straordinaria leggerezza, per morbidezza e forza ed infine per un certo genere di danza svariata e di sommo effetto" (IlPirata, 30 nov. 1844).
La F. raggiunse in pochi anni una fama riconosciuta da tutti i pubblici d'Italia e dal 1846, anno in cui ballò al teatro Regio di Torino Zampa di G. Astolfi, sostituendovi F. Cerrito, divenne una stella indiscussa.
Nel dicembre 1848 apparve al teatro Carlo Felice di Genova nel divertissement Diana ed Endimione di A. Belioni e nel gennaio 1851 danzò al teatro S. Carlo di Napoli in Nadilla, ovvero L'arpa portentosa di C. Casati su musica di P. Panizza con L. Petipa. Nell'estate dello stesso anno venne scritturata al Her Majesty's Theatre di Londra, dove partecipò ad una grandiosa stagione di opera e balletto organizzata in occasione dell'Esposizione universale allestita a Hyde Park in cui, tra le tante dive, figuravano H. Sontag, M. Barbieri-Nini, M. Alboni, C. Grisi, M. Taglioni e C. Rosati.
La F. ballò ne L'isola degli amori di P. Taglioni con musiche di M. Pinto davanti ad un pubblico internazionale, riscuotendovi un grande successo (cfr. IlPirata, 2 apr. 1851). A Londra ballò ancora fino a luglio nei divertissements de La muta di Portici di D. Auber; poi con C. Grisi in un non meglio identificato ballo nel giorno dell'inaugurazione della suddetta Esposizione universale ed infine ne Ilpasso delle Grazie insieme con M. Taglioni e C. Rosati.
L'anno successivo fu al S. Carlo di Napoli in Ondina e Fiorita entrambe di A. Cortesi su musica di A. Giaquinto, poi partì per Vienna dove, nella primavera dello stesso anno, apparve al teatro italiano di Porta Carinzia danzando nei balli La regina delle rose di G. Torre, allestito appositamente per lei al cospetto della corte imperiale, in Giselle di J. Perrot e C. Coralli su musica di A. Adam e in Odette o sia La demenza di Carlo VI re di Francia di Perrot con musica di G. Panizza, in cui diede prova della sua vivacità senza tuttavia trascurare il lirismo dell'interpretazione.
Tra l'agosto e il settembre tornò in Italia ed apparve a Vicenza in Adilé di E. Viotti e nello scherzo comico Luisella di Napoli di ignoto. L'anno dopo fu nuovamente a Vienna in Caterina, la figlia del bandito (musica di C. Pugni), in cui dimostrò di non essere inferiore alla celeberrima F. Essler che vi aveva danzato l'anno precedente.
In estate ballò alla fiera di Senigallia nel Faust di Perrot con musica di G. Panizza con P. Borri e in Katty, ovvero La vivandiera (non si conoscono gli autori) ed in settembre al teatro della Canobbiana di Milano in Diavoletta e Paquita di G. Galzerani, in cui venne ammirata per l'assoluta spontaneità e naturalezza della sua danza.
Da gennaio alla primavera del 1853 si esibì nuovamente al teatro Regio di Torino nei divertissements di Roberto il diavolo di G. Meyerbeer e in Ondina di A. Cortesi, elettrizzando il pubblico per la disinvoltura con cui riusciva ad eseguire i più difficili passi. In autunno si produsse trionfalmente al teatro della Pergola di Firenze in Raffaello e La Fornarina, due balli appositamente composti per lei dal suo vecchio maestro Blasis e nella stagione di carnevale 1853-1854 fu al teatro Apollo di Roma con Ileria di E. Viotti.
Il suo successo raggiunse i massimi vertici negli anni in cui danzò all'Opéra di Parigi dove debuttò l'11 ag. 1856 in Les Elfes di A. Mazilier su musiche del conte N. Gabrielli. A questo primo trionfo seguì quello, ancor più lusinghiero, del 1º apr. 1857 in Marco Spada, ou La fille du bandit, di A. Maziller con musiche di D. Auber, in coppia con C. Rosati, celebre ed amata quanto lei dal pubblico parigino. Il contratto della F. all'Opéra venne rinnovato per gli anni successivi per un cachet complessivo di 40.000 franchi annui e nell'estate 1857 ballò ancora in Orfa (già cavallo di battaglia di F. Cerrito, ma che la F. interpretò con una tecnica più evoluta) e in Le Cheval de bronze di L. Petipa su musiche di D. Auber.
Nel settembre 1857 fu al teatro Comunale di Bologna ne La giocoliera di P. Borri e nell'estate dell'anno successivo ritornò all'Opéra in Sakountala di L. Petipa, su libretto di T. Gautier e musica di E. Reyer. Nel 1859 la Rosati venne scritturata per Pietroburgo e lasciò così le scene parigine ai trionfi della F., che vi regnò incontrastata fino al 1863.
Tra i balletti allestiti per lei in questo periodo si ricordano: il divertissement dell'opera Pierre de Medicis del principe J. Poniatowsky, Les amours de Diane e Graziosa entrambe di Petipa su musica di T. Labarre, il quale fece inserire il balletto al secondo atto del Tannhäiuser di R. Wagner con grande successo.
Nelle pause consentitele dagli impegni contrattuali la F. ebbe modo di ballare a Pietroburgo in due balletti di Perrot, Eoline, ou La driade, Faust (entrambe musicate da C. Pugni), e ne Le Diable à quatre, musicato da Auber con la coreografia di Perrot, entusiasmando critica e publico.
Nel 1861 ballò ancora all'Opéra ne L'etoile de Messine di P. Borri, su musica di N. Gabrielli. Ma nel giugno 1863, per divergenze col nuovo direttore dell'Opéra, la F. lasciò il teatro parigino ed apparve nell'estate di quell'anno a Londra e poi a Bruxelles, ed infine tornò in Italia, ballando al teatro alla Pergola di Firenze ne La perla di Normandia musicato da P. Giorza e al Regio di Parma nel 1865, protagonista de La giocoliera di Borri su musiche di P. Giorza, de La stella di Nevers di E. Cecchetti e Il casino da vendere di autori sconosciuti. Ritiratasi dalle scene intorno al 1869, insegnò a Parigi per alcuni anni e tornò poi in Italia. Passò il resto della sua vita a Firenze accanto al marito, Giuseppe Torre, poeta e letterato genovese, lontana dagli intrighi e dai divismi del palcoscenico.
Morì a Firenze l'8 febbr. 1904, lasciando una cospicua somma di danaro per opere di beneficenza.
La F. occupò un posto particolarmente importante nella storia del balletto romantico poiché, per la sua tecnica particolarmente agguerrita e per il suo stile altamente lirico, fu un'artista che riuniva in sé l'etereo envol di Maria Taglioni e il virtuosismo fine a sé stesso. Scrisse di lei il Blasis: "La forza dei suoi muscoli, il suo vigore, la sua vibrazione, la rara forza delle sue punte la fanno vincitrice di tutte le difficoltà dell'arte; la pieghevolezza, l'elasticità delle sue membra la rendono leggiera, sbalzante, aerea ... I suoi passi, le sue attitudini, i suoi gesti, i suoi piccoli atteggiamenti hanno la loro espressione, il carattere. Essa studia tutti i segreti dell'arte che perfeziona la natura e che fa sembrare spontaneo ciò che ha costato molti sudori" (C. Blasis, in IlPirata, 19giugno 1853).
Fonti e Bibl.: Oltre a quelle citate, recens. in IlPirata, 22 genn., 17 maggio, 9 luglio 1851; 29 genn., 12 febbr., 25 marzo, 30 maggio, 5 ag. 1852. 23 genn., 17 febbr., 21 apr. 1853; La France musicale, 5 apr. 1857; La Strenna del Pirata, Torino 1855, pp. 31-36; S. Lifar, Histoire du Ballet russe, Paris 1950, p. 93; I. Guest, Rosati and F., in The ballet of the Second Empire, London 1953 pp. 103-122; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, II, Milano 1963, pp. 188 s.; F. Regli, Diz. biografico, Torino 1860, pp. 195 s., Enc. dello spettacolo, V, coll. 198 s.