GOLDMANN, Amalia
Nacque a Trieste il 14 ott. 1856 da Enrico e Carolina Norsa. Scarsissime sono le notizie sulla formazione di questa pittrice che, come affermò in un'intervista rilasciata a G. Cavaciocchi, nonostante sin da bambina avesse manifestato una passione per le arti, osteggiata dai genitori, si dedicò alla pittura solo dopo il matrimonio con l'ingegnere di origine triestina Beniamino Besso, fratello di Marco, avvenuto nel 1883 a Roma, dove si stabilì.
Di fatto, nel corso dell'ultimo decennio dell'Ottocento, in seguito a una lunga malattia, la G. trascorse un periodo di convalescenza nel Biellese dove ebbe modo di conoscere il paesaggista L. Delleani, che l'avviò alla pittura. Rientrata a Roma, studiò figura con C. Innocenti dal quale mutuò l'interesse per la descrizione della vita nei campi e per la resa dei costumi popolari. Il rapporto tra il maestro e l'allieva è testimoniato, tra l'altro, dal Ritratto di Amalia Besso (ubicazione ignota: ripr. in De Luca, p. 123) che Innocenti espose nel 1903, accanto a L'aurora e a La prima luce e il lavoratore della terra, alla V Biennale internazionale d'arte della città di Venezia. Nel 1905 la G. partecipò alla Biennale di Venezia con Il ventaglio.
Nel primo decennio del Novecento fu presente alle mostre annuali allestite dalla Società amatori e cultori di belle arti di Roma. A quella del 1907 propose i dipinti Cortile abruzzese e La modista (ubicazione ignota: catal., tav. XXVIII).
D'intonazione folkloristica è la Donna in costume popolare datata 1906 e conservata presso la Fondazione Besso, dove si trovano anche altre opere della pittrice: una Donna con fiori del 1903, un Paesaggio con fontana del 1905 e il Ritratto di Matizia Maroni Lumbroso, autrice di una breve biografia della G. (il dattiloscritto, senza data, si trova presso la stessa Fondazione). Vanno ricordati anche i dipinti segnalati da Tutino tra cui, Nemesi del 1901, una Scena infantile del 1904 e un Cortile abruzzese esposto nel 1906 in una non meglio specificata mostra a Milano. Sempre Tutino ricorda alcuni ritratti eseguiti dall'artista, esposti a Monaco di Baviera nella mostra al palazzo di vetro del 1907, ed evidenzia le influenze sul suo lavoro dei pittori francesi J.-E. Blanche e A. Besnard, direttore dell'Accademia di Francia a Roma in contatto con Innocenti.
Rimasta vedova, dal 1908 la G. effettuò molti viaggi nelle principali capitali d'Europa, negli Stati Uniti, in Egitto, in Palestina, in Giappone. A Tokio si fermò a lungo per studiare i procedimenti tecnici dell'arte decorativa giapponese. Le opere realizzate nel corso di questi spostamenti vennero riunite, ricorda la G. nell'intervista citata, in una non meglio documentata esposizione personale allestita nel 1914 a Londra.
Alla Secessione romana del 1915 tenutasi al palazzo delle Esposizioni la G. presentò tre opere: una Processione, il Cappello verde e il ritratto di Vanna (ubicazione ignota: ripr. in catal., pp. n.n.): in questo la figura in piedi della bambina denuncia, soprattutto nella resa dello sfondo attraverso tocchi rapidi e frammentati di colore, l'attenzione verso una pittura di matrice impressionista.
Durante la prima guerra mondiale l'attività artistica ed espositiva della G. lasciò il posto, quasi completamente, alle opere di assistenza. Fece parte del Comitato di organizzazione civile e, come vicepresidente del Consiglio nazionale della donna italiana, dette vita nel 1916 ai Fasci femminili. Con tale ruolo si recò nel 1918, dopo la fine della guerra, in Istria e Dalmazia, dove rimase per circa un anno. Nel 1919 prese parte alla Mostra del grigio verde allestita a Napoli.
Tornata a Roma, la G. si dedicò con sempre maggiore impegno ad attività caritative - lavorò per il sostegno della Pro infantia e presiedette l'Unione politica fra le donne italiane - continuando a dipingere restando tuttavia lontana dalle principali esposizioni nazionali.
La G. morì a Roma il 29 ott. 1929.
Fonti e Bibl.: G. Tutino, in Künstlerlexikon, III, Leipzig 1909, p. 535, s.v.Besso, A.; G. Cavaciocchi, A. Besso nell'arte e nella vita, in Il Mondo, 8 dic. 1922; A. Caracciolo, Una diaspora da Trieste: i Besso nell'Ottocento, in Quaderni storici, XVIII (1983), 54, p. 899; M. De Luca, in Il divisionismo romano (catal., galleria Arco Farnese), Roma 1989, pp. 123 s. (con bibl.); A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori… italiani moderni e contemporanei, I, Milano 1970, s.v. Besso, Amalia.