SOLA, Amalia (
Amalia Marucchi Nizzoli). – Nacque a Livorno il 21 luglio 1805, figlia di Giacomo fu Francesco Sola di Torino e di Orsola Marucchi fu Giuseppe Mancuso di Moncalieri (L. Gabrielli, Amalia Nizzoli..., 1999, p. 58). I genitori si erano recati in Toscana in seguito all’occupazione francese del Piemonte. Amalia usò sempre il cognome della madre oltre a quello del marito e così figura anche nel dizionario delle Poetesse e scrittrici italiane (M. Bandini Buti, II, Roma 1942, p. 79) e nella raccolta del conte Leopoldo Ferri Biblioteca femminile italiana (Padova 1842).
A tredici anni, nel 1819, si imbarcò con la sua famiglia per Alessandria in Egitto, per raggiungere un parente della madre, Filiberto Marucchi, che ricopriva ad Assiut l’incarico di medico privato presso il gran contabile del regno di Mehemed-Ali. Negli otto mesi che trascorse in questa città, Amalia imparò da autodidatta a parlare l’arabo e altre lingue, come il latino e il francese (L. Gabrielli, Amalia Nizzoli..., cit.). Acquisì un bagaglio importante per la sua formazione di scrittrice attraverso i libri della biblioteca di Marucchi, che chiamò affettuosamente zio nelle sue Memorie (A. Nizzoli, Memorie sull´Egitto. Specialmente sui costumi delle donne orientali e gli harem, scritte durante il suo soggiorno in quel paese dal 1819 al 1828, a cura di M. Arriaga, Bari 2002). In questo periodo rifiutò la proposta di matrimonio di un commerciante smirniota, Paolo D’Andrea, che l’aveva ufficialmente chiesta in sposa ai genitori, adducendo come ragione del diniego la differenza di età con il pretendente, già sulla cinquantina.
Successivamente il gran contabile si trasferì al Cairo e la famiglia Marucchi si spostò al suo seguito. Lo zio, appassionato di archeologia, favorì il matrimonio di Amalia con Giuseppe Nizzoli, collezionista e studioso di arte egizia, archeologo e mercante d’arte, per il quale Amalia realizzò numerose scoperte, i cui reperti furono raccolti in seguito nel Museo civico di Bologna (Pernigotti, 1991, p. 23). Così, nel 1820 si celebrarono nella cattedrale dell’Assunta del Cairo le nozze per procura, poiché lo sposo non poteva abbandonare il suo posto di cancelliere del consolato d’Austria ad Alessandria. Dopo il matrimonio, Amalia raggiunse il marito e il loro matrimonio venne sancito in una chiesa cattolica parrocchiale. I coniugi Nizzoli si trasferirono al Cairo, dove abitarono presso il palazzo del Gran Tesoriere. Trascorso un anno, a Giuseppe Nizzoli fu consigliato un periodo in Italia, per motivi di salute, racconta Amalia nelle sue Memorie, anche se altri sostengono per problemi nei resoconti (Daris, 2005). Nel 1822, sbarcarono a Livorno assieme a una nutrita collezione di 1400 oggetti antichi, ritrovati negli scavi che Nizzoli aveva intrapreso a Menfi, grazie alla sua immunità consolare e a un permesso del pascià. Questi reperti vennero venduti al granduca Leopoldo II di Toscana, e oggi possono essere ammirati nel Museo archeologico di Firenze.
Durante la quarantena al porto di Livorno nacque Elisa, la loro prima figlia. In questo soggiorno italiano si diressero prima a Firenze per le trattative della vendita della collezione egiziana al granduca, poi a Milano dove restarono fino al 1824.
Nel 1825, ritornati nuovamente in Egitto, Amalia frequentò al Cairo tanto gli ambienti occidentali quanto quelli arabi della corte del monarca Muhammad Ali (1805-1845), guadagnando l’accesso a molte dimore e palazzi privati, che descrisse con dovizia di particolari nelle sue Memorie. Grazie alla sua conoscenza della lingua araba partecipò con curiosità a molte feste e cerimonie della popolazione locale e in più di un’occasione indossò abiti del luogo per integrasi meglio negli ambienti musulmani.
Incaricata dal marito, assunse la direzione degli scavi condotti nelle necropoli di Saqqāra, nell’antica Menfi. Gli oggetti rinvenuti furono acquistati da Pelagio Palagi, e la collezione si trova oggi esposta presso il Museo archeologico di Bologna. Amalia, con un gruppo molto ridotto di persone che, oltre alla figlia, comprendeva una cameriera, un assistente e un palafreniere, soggiornò in tenda e affrontò i disagi del deserto, gli intrighi dei lavoratori e la rivalità con altri europei che cercavano reperti archeologici in quell’area. In questa occasione portò a buon fine le trattative per acquistare dal capo villaggio un importante bassorilievo.
Nel 1826, Giuseppe Acerbi fu nominato console ad Alessandria e Giuseppe Nizzoli fu costretto a lasciare il proprio posto. Mentre il marito si recava a Trieste, con la speranza di ottenere un nuovo incarico, Amalia s’imbarcò per Smirne nel 1827 con suo padre, la primogenita Elisa e Luigia Antonietta, la seconda figlia, nata pochi mesi prima. Il viaggio si dimostrò una vera sciagura: la nave fu colpita da una bufera, poi assaltata dai pirati, ma l’evento più terribile fu la morte improvvisa della piccola Luigia, il cui cadavere fu sepolto in mare, che provocò un dolore straziante nell’animo di Amalia.
Rimase da sola a Smirne nella primavera del 1828, aspettando notizie di un nuovo incarico per il marito e dovendo affrontare varie difficoltà di carattere economico. Abitò nella zona inglese e continuò a partecipare alla vita sociale e mondana della città: balli, feste, gite, colazioni in campagna. Nel settembre del 1829, raggiunse il consorte, prima a Trieste e, quando questi ottenne la nomina di viceconsole (1835-45), a Zante, dove conobbe nel 1840 il marchese ed erudito Francesco Cusani che si trovava in viaggio in Grecia. Cusani s’interessò al diario che Amalia aveva scritto raccogliendo particolari della sua vita fino al 1828, per lasciar memoria di sé alle figlie e senza nessuna intenzione di darlo alle stampe. Con la prefazione di Cusani, il libro fu pubblicato nel 1841, presso la casa editrice Pirrotta a Milano. In una lettera che Amalia gli indirizzò, raccontava la buona accoglienza da parte della stampa del libro, recensito sull’Appendice della Gazzetta privilegiata di Milano nel 1841 (L. Gabrielli, Amalia Nizzoli..., cit., p. 71). Malgrado l’iniziale successo, trascorse più di un secolo per la seconda e terza edizione del volume (a cura di S. Pernigotti, 1996; a cura di M. Arriaga, 2002).
Morì a Zante, in data incerta, tra il 1841 e il 1848, considerando che il 27 agosto 1840 scrisse la premessa alle sue Memorie, e che nel 1849 Giuseppe Nizzoli convolò a nuove nozze.
Fu una delle prime viaggiatrici europee in Oriente che lasciò per iscritto la sua testimonianza. Ebbe una vita ricca di spostamenti, a volte per piacere e altre a seguito del marito, con cui divise la passione per le antichità. Durante gli anni trascorsi in Egitto, ricoprì un ruolo chiave in diverse spedizioni di scavo e raccolte, grazie al dominio della lingua araba, ma anche alla sua determinazione e capacità di negoziazione.
Memorie sull’Egitto si dimostrò un testo chiave, preso in considerazione non soltanto dalla critica letteraria, ma anche da egittologi, antropologi e storici orientalisti. Da più parti ne fu rilevato il valore documentario, poiché, lontano dalle visioni idealizzate o fantastiche sull’Oriente offre una immagine «più realistica e poco convenzionale sulla vita egiziana» (Vanzan, 1996, p. 21).
Vissuta fra due mondi, Amalia Nizzoli ci mostra una visione obiettiva, denunciando l’avidità dei lavoratori indigeni degli scavi, ma anche l’ingordigia degli europei che si disputavano i reperti trovati. Uno degli scopi che esplicitamente si propose in queste pagine è quello di ristabilire la verità, soprattutto per quanto riguarda la condizione delle donne egiziane, che conobbe personalmente attraverso le sue visite all’harem del Defterdar-bey. L’harem raccontato in queste pagine non è più il luogo della seduzione, ma delle fatiche domestiche. Il racconto rovescia l’immagine della donna orientale, coniata dall’immaginario maschile. Il suo sguardo è controcorrente e contrasterebbe, come lei stessa afferma, con quello di altri autori (uomini) precedenti. Appena entrata in questo spazio (capitolo VIII), la prima cosa che nota sono le odalische che lavano il pavimento inginocchiate a terra, e il contrasto fra il loro modo di vestire e il lavoro che svolgono.
La novità di queste Memorie sull’Egitto è che propongono uno sguardo di donna su un’altra realtà di donne, rivolgendosi anche a un pubblico femminile. Stando alle stesse dichiarazioni dell’autrice nell’introduzione, sono dirette alle sue «concittadine». Per questo motivo seguono, in parte, la traccia giornalistica delle riviste di moda del XIX secolo, indugiando sulla descrizione dei vestiti e dei gioielli, dei colori e dei tessuti, sui particolari dell’arredamento degli interni o degli oggetti che formano parte del corredo delle case. Non manca una speciale attenzione all’abbigliamento, al trucco, alle acconciature, al colore delle unghie, alle cerimonie delle donne orientali, come quella del caffè o del fumare la pipa. Il libro costituisce un esempio prezioso per le lettrici italiane, perché dimostra che si può avere una vita avventurosa, disporre di sé, seguire le proprie iniziative, affrontare pericoli, senza uscire dagli schemi della famiglia tradizionale.
La critica letteraria, soprattutto a firma femminile, a partire dagli anni Novanta (Scrivoni, 1996; Ricaldone, 2000; Picchi, 2011) ha ritenuto Amalia Nizzoli una scrittrice che anticipò i tempi per la singolarità delle circostanze della sua vita, per la sua personalità curiosa, intraprendente e coraggiosa, che cercò il confronto con le donne orientali, interrogandosi sulle proprie certezze culturali.
Fonti e Bibl.: Tra gli studiosi che hanno ricostruito la biografia dell’autrice, figurano Carmelo Cappuccio, che l’ha inclusa nel volume Memorialisti dell’Ottocento (Napoli 1972), Maria Luisa Vecchi (“Memorie sull’Egitto” di Amalia Nizzoli, in Il lettore di Provincia, XVIII (1987), 70) e Livia Gabrielli che trovò i suoi certificati di nascita e di matrimonio (Amalia Nizzoli: nuovi documenti per una biografia, in Ricerche di Egittologia e di Antichità Copte, I (1999), 1, pp. 58-75). Più recentemente Chiara Zanforlini, che ha elaborato un profilo dell’autrice tenendo conto soprattutto della sua attività negli scavi, dei suoi viaggi per visitare piramidi e i suoi rapporti con altri archeologi ed egittologi (Svelare l’Oriente: l’Egitto di Amalia Nizzoli, 2014, http://www.archeofriuli.it/ wp-content/uploads/2016/11/amalia%20nizzoli, %20chiara%20zanforlini%208%20marzo%202014.pdf; 20 agosto 2018).
Delle sue memorie si veda anche l’edizione a cura di S. Pernigotti, Napoli 1996.
O. Greco, Bibliobiografia femminile italiana del XIX secolo, Venezia 1875; A. Santoro, Narratrici italiane dell´Ottocento, Napoli 1987; S. Pernigotti, Amalia Nizzoli e le sue “Memorie sull’Egitto”, in Aegyptiaca Bononiensia, a cura di S. Pernigotti, Pisa 1991, pp. 3-45; G. Parati, “Penetrating” the Harem, “Giving Birth” to memory: Amalia Nizzoli’s Memorie sull’Egitto, in RLA-Romance Languages Annual, 1994, n. 6, pp. 333-339; M. Scrivoni, Il viaggio femminile nell’Ottocento. La principessa di Belgioioso, Amalia Nizzoli e Carla Serena, in L’Odeporica/ Hodoeeporics: on travel literature, in Annali d’Italianistica, XIV (1996), pp. 304-325; A. Vanzan, L’Egitto di Amalia Nizzoli. Lettura del diario di una viaggiatrice della prima metà dell’Ottocento, Bologna 1996; M. Augry - E. Leospo, Viaggio in Egitto: racconti di donne dell’Ottocento / Voyage en Egypte: récits de femmes du XIXème siècle, Torino 1998; L. Ricaldone, Uscire dall’Occidente. Donne e harem nelle esperienze di viaggio di Amalia Nizzoli, Cristina di Belgioioso e Matilde Serao, in DWF, 2000, nn. 45-46, pp. 54-73; S. Daris, Giuseppe Nizzoli. Un impiegato consolare austriaco nel Levante agli albori dell’Egittologia, Napoli 2005; B. Spackman, Detourism: orienting Italy in Amalia Nizzoli’s Memorie sull’Egitto, in The Italianist, 2005, n. 25, pp. 35-54; D. Picchi, Sarah Belzoni, Amalia Nizzoli, Baronessa Von Minutoli: la riscoperta dell’Egitto scrive al femminile, in Viaggio in Egitto. L’Ottocento riscopre la terra dei faraoni, Torino 2011, pp. 43-48.