Amalrico di Bene
Filosofo e teologo (n. Bène, presso Chartres - m. Parigi 1206). Insegnò a Parigi logica e arti liberali, e in seguito teologia. Accusato di eresia nel 1204, si appellò a Innocenzo III che confermò la condanna: A. fu quindi costretto ad abiurare i propri errori. Ma la tradizione del suo insegnamento (del quale non abbiamo dirette testimonianze) sopravvisse alla sua morte; e nel 1210 i seguaci, detti amalriciani (anche ‘amauriani’, ‘amauriciani’), scoperti a Parigi, furono giudicati e condannati al rogo da un sinodo provinciale. La condanna delle dottrine amalriciane fu poi ripetuta nel 1215 (IV concilio Lateranense). È difficile ricostruire le dottrine di A. e degli amalriciani: dalle testimonianze degli avversari sembra che A., sviluppando motivi neoplatonici di Scoto Eriugena e dei maestri di Chartres, accentuasse l’immanenza di Dio nel finito attraverso una concezione univoca dell’essere e una interpretazione ‘materialistica’ del rapporto di ‘partecipazione’ (modulo tipicamente platonico per definire i rapporti unità-molteplicità); di qui certe tesi che gli vengono attribuite, come «Dio è pietra nella pietra».