AMALTEA ('Αμάλϑεια, Amalthēa)
Poiché Crono divorava tutti i figli nati da lui e da Rea, questa volle sottrarre a tale sorte Zeus, e lo consegnò a Temide, la quale, a sua volta, lo affidò alla ninfa Amaltea perché lo allevasse. Amaltea fece allattare il piccolo nume da una capra, e lo attaccò alla cima di un albero per nasconderlo a Crono, quando questi si mise a ricercarlo. Zeus, più tardi, dovendo combattere contro i Titani, si rivestì della invulnerabile e terrificante pelle di quella capra (egida; intesa come pelle di capra, da αἶξ "capra"), ornata del Gorgoneo, e poté trionfare dei suoi nemici. Tale è nella sua sostanza (perché viene anche complicata da altra leggenda, secondo la quale a custodia del dio infante sarebbero stati messi i Cureti di Creta) la tradizione, che fu largamente diffusa nell'antichità, e che si trova infatti localizzata in parecchi luoghi della Grecia, da Creta (dove Amaltea si riteneva figlia del re Melisseo) a Dodona (dove era creduta figlia di Oceano o di Melisseo, e sorella d'Ida e di Adrastea, e tutte e tre erano chiamate Ninfe Dodonee), alla Tessaglia (dove le si dava per padre il re Emonio). Ciò indica soltanto che le tradizioni riferite al culto di Zeus si estesero su tutto il territorio ellenico, via via che esso veniva accolto dalle varie popolazioni greche. Ma questa leggenda non è, come si è pensato anche in tempi recenti, la più antica. Infatti da altre parti il nome di Amaltea è dato alla capra stessa da cui fu nutrito il piccolo Zeus. Sicché si può ritenere che la capra Amaltea (il cui nome significa etimologicamente "la nutrice", o "l'allevatrice", o forse anche "alma madre") fosse un antico totem locale di Creta, da cui poi, con l'introduzione delle forme antropomorfiche nella religione e nel culto, si svolse la figura della ninfa, che fu connessa col mito di Zeus, allorché questo dio fu accolto in Creta. Più tardi s'immaginò che la capra fosse stata assunta in cielo fra le stelle, e che dalle sue corna stillassero nettare e ambrosia. Si narrò anche che un suo corno, rottosi, venne riempito dalla ninfa Amaltea con fiori e frutta e donato a Zeus (cornucopia). Questa leggenda non poté formarsi che quando le figure della capra e della ninfa furono ben distinte fra loro.
Fonti: Eratosth., Catast, 13; Hygin., Fab., 139; Poet. astr., II, 13; Lactant., Inst., I, 22, 19; Apollod., I, 5; II, 148; Callim., Hymn. Iov., 49 e schol.; Hesych., s. v.; Ov., Fast., V, 115 segg.; Diod., V, 70; Nicandr., fr. 164 Schn.
Bibl.: W. Stoll, in Roscher, Lexikon d. gr. u. röm. Myth., s. v.; Wernicke, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., s. v.; O. Gruppe, Gr. Myth., p. 824; Preller-Robert, Gr. Myth., 4ª edizione, I, pp. 35, 55; Schömann, Opusc., II, p. 258 segg.; Klausen, Aeneas und die Penaten, Amburgo 1839, p. 299 (a proposito di una Sibilla dello stesso nome ricordata da Tibullo, II, 5, 67, e probabilmente identificata con la nutrice di Zeus).