Amando, Aregario, Sigualdo
Miniaturisti carolingi della scuola di Tours, menzionati nei versi esplicativi collocati a fronte della miniatura finale (c. 423r) della c.d. Prima Bibbia di Carlo il Calvo (Parigi, BN, lat. 1) in cui si legge: "Haec etiam pictura recludit qualiter heros offert Vivianus cum grege nunc hoc opus. Ante ubi post patrem primites, mundus Amandus, Sigualdus justus, summus Aregarius".
L'opera fu donata al sovrano, come appunto il testo in questione documenta, dal conte Viviano, abate laico dell'abbazia di Saint-Martin di Tours, dal cui nome il volume ha assunto anche la denominazione di Bibbia di Viviano. La presenza di quest'ultimo si mostra rilevante ai fini dell'inquadramento cronologico dell'opera, dal momento che l'abate ricevette l'investitura di rettore del convento nell'844, mantenendo la carica sino all'851, anno della sua morte (Köhler, 1930-1933, 1, p. 238). Nella dedica si allude poi a un documento firmato dal sovrano - indicato semplicemente con l'appellativo di Karolus Rex - a cui il volume viene offerto in dono; il documento probabilmente sanciva il rinnovo, da parte di Carlo il Calvo, dell'immunità, privilegio già concesso alla comunità di Tours dai suoi predecessori (Köhler, 1930-1933, 1, p. 239). Questa ultima circostanza depone inoltre a favore dell'attribuzione dell'opera alla locale scuola miniaturistica.
Il nome di Sigualdo, riferito a un decano, è rintracciabile in un documento del convento turoniano risalente all'anno 841 (Köhler, 1930-1933, 1, p. 240). Nessuna notizia si ha invece di Amando, il cui nome non è reperibile in alcuna fonte. Il riferimento a un Haregarius è presente nell'elenco dei Fratres de Turonis del Liber Confraternitatum del monastero di San Gallo (Delisle, 1885, p. 16). Lo stesso studioso ha ritenuto opportuno identificarlo con un chierico omonimo che, nell'anno 856, redasse un documento relativo all'abbazia di Saint-Martin: a tale riguardo sembrano valide le considerazioni di Köhler (1930-1933, 1, p. 240), il quale ha evidenziato la carica di alto funzionario dell'abbazia rivestita dall'ecclesiastico, designato nei versi come summus, circostanza che rende inaccettabile la tesi proposta da Delisle. Alla dedica è allegata una miniatura raffigurante la solenne cerimonia della consegna della Bibbia al sovrano, affiancato da due personaggi che indossano abiti civili, da due soldati e da undici chierici, capeggiati da un personaggio anch'egli in abiti civili. Ora sembra credibile, accertato che la Bibbia è opera dello scriptorium di Tours, che i personaggi presenti nella raffigurazione siano monaci appartenenti alla stessa abbazia, tra i quali probabilmente sono inclusi gli artefici stessi dell'opera miniata, e che la figura in abiti civili, collocata nella fascia mediana, sulla destra, debba identificarsi con l'abate Viviano che, come guida spirituale della comunità, introduce i sacerdoti. Sembra a questo punto che Amando, Aregario e Sigualdo possano identificarsi con i tre ecclesiastici rappresentati nel lato inferiore destro della miniatura, insieme a un quarto monaco nella cui immagine probabilmente va riconosciuto il ritratto dell'autore dei versi che corredano la Bibbia, il quale tace il proprio nome nella dedica allegata alla miniatura. Lauer (1940, p. 195) ne ritiene più attendibile l'identificazione con i tre sacerdoti raffigurati alla destra dell'imperatore nell'atto di consegnare, con le mani velate in segno di devozione, il volume a Carlo il Calvo. Ma alla prestigiosa carica di alti dignitari del convento pare più adeguato l'inquadramento in primo piano, posizione che ben si converrebbe anche all'importante ruolo di redattori dell'opera.
Bibliografia
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