AMANTIA
Città dell'Albania; identificata con l'odierno villaggio di Pllocia dal Patsch e dall'Ugolini. Tale identificazione, però, non è accettata da tutti gli studiosi, poiché alcuni ritengono che A. occupasse il sito di Klos, a poca distanza da Byllis. I ruderi visibili a Pllocia consistono nelle mura e in resti di edifici, oltre ad avanzi scultorei ed architettonici murati in molte case.
Mura: lunghi resti ancora visibili mostrano l'andamento della cinta muraria, costruita con grossi massi squadrati e, in qualche punto, tagliata nella roccia viva. A N l'altezza è conservata per più di 3 m su sei filari della larghezza di m 1,85. Appena affioranti dal suolo sono i resti di una porta. Sembra che la città si estendesse anche al di fuori della cinta.
Edifici: in località "Kisha" sono i ruderi di una costruzione orientata a S-E, in pietra di calcare ben squadrata. La copertura è a doppia vòlta, a botte: si tratta quasi certamente di un sepolcro. Lo dimostrano l'analogia con altri edifici dello stesso genere, come il Charmylion di Coo, e il fatto che esso si trovi all'esterno della città.
Presso il lato settentrionale delle mura è una base con kyma lesbico, profilata su tre lati, appartenente probabilmente ad un'anta. A E sono i resti di un altro edificio in pietra squadrata. Più rari sono i ruderi a S, nella valle del Kudes. Una grossa tabula con un iscrizione in greco e in latino è murata su una fontana. All'età cristiana appartengono due capitelli di tipo bizantino, con la croce su un lato.
Murati nelle case del villaggio sono molti frammenti antichi, tra cui i più importanti sono una testa di marmo, probabilmente Alessandro Magno, e un'altra, in calcare, in cui si riconosce il tipo dello Zeus di Dodona.
Secondo gli antichi scrittori, la città fu fondata dagli Abanti, sul posto di Thronion.
Fonti classiche. - Notizie sugli Abanti e sulle origini di A.: 1) Apollon. Rod., ᾿Αργουαυτικά, IV, 1214 ss.; 2) Proxen., ᾿Ηπειρωτικά, ap. Steph. Byz., s. v. Χαονία; 3) Paus., V, 22; 4) Schol. ad Ap. Rhod., IV, 1174-75; 5) Scholia vetera ad Lycophron., v. 1042 (ed. Scheer, pp. 320-21); 6) Hesych, Lexikon, glossa 3432; 7) Steph. Byz., s. v. ᾿Αβαντίς, Εὔβοια, Χαονία; 8) Etymologicum genuinum (ed. Reitzenstein, pp. 17-9); 9) Etymologicum Magnum (ed. Reitzenstein, pp. 227-2); 10) Μελετίου, Γεωγραϕία, tomo B, cap. II, pp. 250-54.
Notizie topografiche: 1) Ps. Scyl. (G. G. M. ed. Mueller, p. 32), 26-27; 2) Antyg. ap. St. Byz., s. v. ᾿Αβαντίς; 3) Callimach., (Αἴτια, lib. II) ap. St. Byz.; 4) Lycophr., Alexandra, v. 1042 ss.; 5) Ptol., III, 12, 2; 6) St. Byz., s. v. ᾿Αβαντίς, ᾿Αμαντία; 7) Procop., De aedificiis, IV, 4, p. 278, 49; 8) Plin., Nat. hist., III, 23 (145); IV, 10 (35).
Notizie storiche: 1) Caes., De bello civili, III, 12, 40; 2) Cic., Philippica, XI, 26; 3) Ierocl., Synecdemos, p. 653; 4) Constant. Porphyrogen., Περὶ Θεμάτων, p. 56.
Bibl.: K. Patsch, Sandschak Berat, p. 32 ss.; L. M. Ugolini, L'acropoli di A., in Rend. Lincei, ser. VI, vol. XI, fasc. 1, 2, 1935, p. 10 ss.; G. Veith, Der Feldzug von Dyrrachium zwischen Cäsar und Pompejus, p. 45; D. Mustilli, La conquista romana della sponda orientale adriatica, nota 14 al cap. IV, p. 77; B. Pace, in Annuario Atene, III, 1921, p. 287.