amanza
Parola di mediazione provenzale (amansa, dal latino amantia, documentato solo come nome proprio femminile), confusasi con altre nella serie da -antia latino, ricorre una sola volta nella Commedia (Pd IV 118) con accezione appunto di sostantivo (" amata ", " prediletta " ovvero " oggetto dell'amore "): O amanza del primo amante, o diva, nel contesto solenne - per linguaggio e tono aulico - di una delle prime invocazioni di D. a Beatrice.
Con lo stesso valore, ma trasferito su piano terreno e sensuale per " donna desiderata ", Si trova anche nelle Rime dubbie XX 11 ched io d'amor richieda la mi' amanza. Così nel Fiore XLI 2 e CLXXXI 12, con esplicite allusioni al rapporto carnale (Del dilettar non vo' chili tua parte /...né che sie sanz'amanza, e voi avete un' altr' amanza, / la qual tenete in camera o 'n prigione); ma anche (XLIV 13) per significare un accordo ideale di affinità elettiva: e prendim'ad amanza!, esorta la Ragione personificata in una damigella (XLIII 2).
Da notare infine la prevalente collocazione di a. in sede di clausola: essa è infatti una delle tipiche parole-rima della poesia d'amore d'estrazione provenzale (dal Notaro a Guittone a Chiaro Davanzati).