amaritudine
Vocabolo di reminiscenza biblica (Is. 38, 15 " Recogitabo tibi omnes annos meos in amaritudine animae meae "; tradotto da Bono Giamboni - che lo attribuisce per errore a Ezechia - in Libro XXXIII 12 " Recherotti a memoria li anni miei ne l'amaritudine dell'anima mia "). Esclusivo della prosa, ricorre sempre in senso figurato. Vale " amarezza ", " tristezza ", in Vn XXXVIII 3 Or tu se' stato in tanta tribulazione, perché non vuoli tu ritrarre te da tanta amaritudine?, e in Cv IV XXV 10 nasce un pentimento del fallo, lo quale ha in sé una amaritudine che è gastigamento a più non fallire (cfr. Tomm. Exp. in Isaiam 24 " Potio peccati est amara primo, propter conscientiae remorsum "). Piuttosto nel senso di " travaglio ", " affanno ", in Cv IV XXVIII 2 [la nobile anima] benedice lo cammino che ha fatto, però che è stato diritto e buono e sanza amaritudine di tempesta.