amaro
L'aggettivo è di uso piuttosto largo, prevalentemente poetico, sempre in senso figurato, anche se riferito a termini come ‛ cibo ' e simili: Pg VIII 99 Da quella parte... / era una biscia, / forse qual diede ad Eva il cibo amaro, il pomo: dolce in sé, ma che avrebbe causato tanto danno (sostantivato: Pg XXX 80 d'amaro / sente il sapor de la pietade acerba: " il sapore della pietà, reale e sostanziale, ma acerba, manifestantesi con parole severe ed aspre... ‛ sente ' d'amaro, riesce amaro ", Mattalia; Pd XXXII 123 'l padre [Adamo] per lo cui ardito gusto / l'umana specie tanto amaro gusta, prova tante amarezze, tanti affanni). Detto della morte, vale " doloroso ", " difficile da accettare ": Pg I 73, Rime L 39 e LXVI 11; cfr. anche If I 7 (Tant'è amara [la selva, o per altri la paura] che poco è più morte), dove i commentatori ricordano Eccl. 7, 27 " et inveni amariorem morte mulierem ", ed Ecli. 41, 1 " O mors, quam amara est memoria tua ! ", e l' " amara silva " di s. Agostino.
Spesso è contrapposto a ‛ dolce ', e vale " non gradevole " o simili: Cv I VII 2 La vera obedienza... vuole essere dolce, e non amara; VII 4 Ciascuna cosa che da perverso ordine procede è laboriosa, e per conseguente è amara e non dolce... Comandare lo subietto a lo sovrano procede da ordine perverso... e così è amaro [sconveniente, e perciò " molesto "] e non dolce. E però che a l'amaro comandamento è impossibile dolcemente obedire, ecc. Cfr. anche IV II 4, e, con significato diverso, Pd VIII 93 a dubitar m'hai mosso / com'esser può, di dolce seme, amaro, come un seme buono può dare un frutto cattivo. Così anche, sostantivato, in Rime XCI 19 i raggi di questi occhi belli / ... portan dolce ovunque io sento amaro, " amarezza ", " tristezza ".
Vale anche " duro ", " molesto ": Pg XIX 117 nulla pena il monte ha più amara (amarissima pena anche in Vn XXIII 1; privazione... amarissima, in Cv III XIII 2); Pd VI 54 [il sacrosanto segno, l'Aquila imperiale] a quel colle / sotto 'l qual tu nascesti parve amaro, in quanto Fiesole fu poi distrutta dai Romani; Detto 142 Tu mi vuo' trar d'amare / e di' c'Amor amar è, che è apportatore di affanni; " increscioso ": Rime CVI 125 [l'avaro] Tanto chi prende smaga, / che 'l negar poscia non li pare amaro; Fiore CXXII 12. Per " pieno di tristezza ": Pg XXXI 31 sospiro amaro; Vn VIII 5 4 amaro duol; III 7, XII 1, XXXVII 6 1 (già citato al § 3); "umiliante": Pg XIII 118 Rotti fuor quivi e vòlti ne li amari / passi di fuga; " pieno di male ": Pd XVII 112 lo mondo santa fine amaro, l'Inferno; " doloroso ": If IX 117 Sì come ad Arli... / fanno i sepulcri tutt' il loco varo, / così facevan quivi d'ogne parte, / salvo che 'l modo v'era più amaro, ove a. " non qualifica la cosa in sé, ma l'effetto su chi la vede ", con un passaggio " dall'uno all'altro dominio sensoriale " analogamente a If I 60, V 28, Pg XXIV 26, ecc. (Pagliaro, Ulisse 638-639); " acuto ", " pungente ": Pg III 9 o dignitosa coscienza... / come t'è picciol fallo amaro morso!; " aspro ", " irritante " (per il fumo): Pg XVI 13 aere amaro e sozzo; con significato pregnante: If XXVIII 93 Dimostrami... / chi è colui da la veduta,amara, "a cui il veder Arimino fu amaro et aspro " (Daniello), perché origine della sua colpa e condanna.
In Fiore CLIX 8 non dar mangiare a que' cotali in taccia [" a prezzo stabilito prima, checché mangino ", Parodi; " a chi si macchia di tal colpa, agli avari ", Petronio], / che' pagamenti lor son troppo amari, bisogna intendere: " il prezzo che essi pagano è assai scarso; e pertanto dà amarezza ". Ancora in Fiore, riferito a persona, vale " ostile " (C CV 12 misericordia domandai / ... ma in nessuna guisa la trovai. / Ciascun sì m'era più amar che fele), o anche " aspro ", " duro ": XVI 2 Quand'i' vidi lo Schifo sì addolzito, / che solev'esser più amar che file, dov'è da notare la stessa contrapposizione ‛ dolce-a. ' già ricordata.