AMARU
. Il principe dei poeti erotici indiani, della cui vita e del cui tempo nulla si conosce. Fu, per quanto si può presumere da dati diversi, originario del Kashmir e di non molto posteriore a Kālidāsa (v.), il massimo poeta lirico, drammatico e grande epico del secolo V dopo Cristo. Sotto il suo nome ci sono giunte le Cento Strofe (Antaruśataka, la Centuria di Amaru), scritte in purissimo sanscrito e nutrite di forte passionalità, in ciascuna delle quali è mirabilmente descritta una di quelle che chiameremmo situazioni d'amore, così da formar tanti piccoli quadri in sé compiuti, ricchi di varietà, di sottilissime sfumature e suggeriti da una fantasia erotica sorprendente. Tali strofe assursero a grande celebrità e vennero citate dai retori a modello del genere. Una leggenda identificò Amaru col grande filosofo vedantino Śankara del sec. VIII-IX d. C., il quale, entrato per azione magica nel corpo del re kashmiriano Amaru, desideroso di apprendere i segreti d'amore, sarebbe vissuto qualche tempo in intimità con le cento mogli di lui ed avrebbe poi fatto palese nelle cento strofe la profonda competenza erotica venutagli da tale vicenda. Altra leggenda lo fa invece nato cento volte come donna avanti d'esser venuto al mondo come poeta; perciò in ogni strofa egli avrebbe tramandato il ricordo delle passate esistenze.
Dell'Amaruśataka v. l'edizione critica con introduzione ed estratti dagli antichi commentarî, a cura di von R. Simon, Kiel 1893. Traduzioni di strofe scelte: H. Weller (pseudonimo di H. Lindbach), Im Lande der Nymphäen. Bilder aus Indiens Leben nach Amaru, Strasburgo e Lipsia 1908.
Bibl.: L. v. Schroeder, Reden und Aufsätze, Lipsia 1913, p. 158 segg.