AMASEI
. Famiglia udinese di lontane origini bolognesi (sec. XIII), che diede nell'avanzato Rinascimento tre generazioni di insegnanti, latinisti o cronisti, fra cui, diversamente degni di ricordo, i tre fratelli: Gerolamo, dal 1506 alla morte (1517) rettore delle pubbliche scuole di Udine; Leonardo (1452-1510), d'indole godereccia e spregiudicata, ch'ebbe modo in pubblici uffici di mescolarsi alla torbida vita cittadina del tempo; Gregorio (13 marzo 1464-21 luglio 1541), ammirato maestro di umane lettere, prima a Udine, poi a Venezia, donde seguì in terraferma rettori con onorifici incarichi, infine di nuovo a Udine, subentrando al primo fratello anche nel rettorato delle scuole che lasciò nel 1532. La fama dei due ultimi è ora esclusivamente consegnata agli amplissimi Diari Udinesi, che in volgare venezianeggiante scrissero, Leonardo dal 1508 al 1510, continuato, per incarico di Girolamo, da G. A. Azio sino al 1517, e Gregorio da quest'anno alla morte (1541), offrendo un materiale assai ricco per la storia friulana, anche del costume, di un tempo agitatissimo per alterne sorti militari e politiche, feroci lotte di parte e di classe, flagelli devastatori.
Ma il più celebre della famiglia fu Romolo (Udine 24 giugno 1489-Roma 4 luglio 1552), nato a Gregorio da una monaca, ammiratissimo professore di latino e di greco, conteso con lauti stipendî e onori dagli Studî di Padova, dove insegnò dal 1520 al 1524, e di Bologna (1513-20 e 1524-44), dove trasportò definitivamente la famiglia, coprendo anche la carica di segretario del senato. Di buona indole ed amico dei maggiori dotti e letterati del tempo, il papa lo volle da quell'anno professore alla Sapienza, e dal 1550 segretario dei brevi. Il Bembo lo giudicò "il primo lettore umanista d'Italia" e il Varchi "dottissimo ed eloquentissimo"; molti fra gli uomini illustri del Cinquecento furono scolari suoi, e il suo insegnamento fu caratterizzato da un enorme afflusso di stranieri, specie Polacchi, Tedeschi, Ungheresi. Fra i più autorevoli capi del ciceronianismo (ed egli stesso, nelle sue orazioni, maestro insigne di forma, ma vuoto di contenuto e lontano dalla vita), può essere considerato come il più attivo campione di quella campagna contro il volgare, che cercò un'ultima volta, nel primo Cinquecento, di contrastarne il trionfo a vantaggio del latino. Di lui si ricorda singolarmente che a Bologna, nel 1529, "orò pubblicamente" in S. Petronio, dinanzi a Carlo V e a Clemente VII "per due giorni alla fila acerbissimamente contro la lingua volgare" (Varchi), forse per solenne risposta alle Prose della volgar lingua del Bembo (1525).
Opere: Gli scritti inediti degli A. sono in gran parte all'Ambrosiana. Editi importanti: L. e G. Amaseo e G. A. Azio, Diari Udinesi dal 1508 al 1541, a cura di A. Ceruti, in Monumenti della R. Dep. veneta di st. patria, X; Orationum Romuli Amasaei, Bologna 1564 e 1580, I (19 orazioni, fra cui le due famose contro il volgare).
Bibl.: Liruti, Notizie... letterati del Friuli, Venezia 1762, II, pp. 333-85. Su Girolamo: Marchesi, Le scuole di Udine, ecc., Udine 1890. Su Leonardo e Gregorio: Ceruti, Introd. all'ed. cit. Su Gregorio: L. Frati, I Libri di G. A., in Riv. d. bibliot. e degli arch., 1896, VII, fasc. 9-12 e G. Pavanello, Un maestro del Quattrocento (G. A. Angurello), Venezia 1905, pp. 23-25. Su Romolo: F. Scarselli, R. Amasaei vita, Bologna 1769 (fondamentale, con bibl., documenti, ecc.); A. Ronchini, R. A., Modena 1872; V. Cian, Per la storia dello Studio bolognese, in Miscell. di studi critici edita in onore di A. Graf, Bergamo 1905, pp. 201-22; E. Costa, La prima cattedra di umanità nello Studio bolognese durante il sec. XVI, in Studi e Memorie per la storia dell'Università di Bologna, Bologna 1909, pp. 27-30, e quasi tutte le opere che trattano del ciceronianismo in Italia e della lotta fra italiano e latino nel Cinquecento.