AMASI ("Αμασις, Amāsis)
È il nome di un ceramista attico, che, con la forma verbale ἐποίησεν "fece", appare su otto vasi a figure nere su fondo rosso. Un nono vaso con la firma di Amasi, noto nei primi decennî del secolo passato, è andato perduto.
Il nome di Amasi è di origine egizia, poiché è la traduzione greca del nome di Ahmés, portato da un faraone filelleno della dinastia XXVI; e forse in Amasi si deve riconoscere un ionio trasmigrato in Atene dalla nativa Naucrati.
I vasi firmati sono tre anfore, con le pareti lasciate nel colore rosso dell'argilla, quattro olpe, una coppa decorata ad occhioni. Certo Amasi, insieme con Esechia, primeggia tra gli altri ceramisti della tecnica a figure nere della metà all'incirca del sec. VI a. C. o degli anni immediatamente posteriori. Grande accuratezza di disegno, in cui i particolari sono espressi con la faticosa tecnica a linee sottilmente graffite, dignità e severità nelle figure e nelle scene rappresentate, sono le qualità salienti di Amasi, che tuttavia palesa nel disegno una secchezza, una rigidità, quali non ci aspetteremmo in un artista di origine evidentemente ionica. Si ha quasi l'impressione di un'arte sforzata, arida. La lotta tra Apollo ed Eracle per il tripode rappresentata su un'anfora del Museo di Boston, le figure dignitose e composte di Atena e di Posidone e quelle di Dioniso e di due Menadi su di un'anfora del Gabinetto delle medaglie di Parigi, la scena della decapitazione di Medusa su un'olpe del Museo britannico, sono i lavori migliori a noi noti di Amasi, al quale sono stati attribuiti altri vasi non firmati, in numero di ventitré.
Bibl.: L. Adamek, Unsignierte Vasen d. Amasis, in Prager Studien, V (1895); G. Karo, in Journ. of Hell. Stud., 1899, p. 135 segg.; P. Ducati, Storia della ceramica greca, Firenze 1923, p. 232 segg.; E. Pfuhl, Malerei u. Zeichnung d. Griechen, Monaco 1923, I, p. 258 segg.; J. C. Hoppin, A Handbook of Greek black-figured Vases, Parigi 1924, p. 27 segg.